L’Istituto Superiore di Sanità aveva sbagliato il protocollo sull’utilizzo dei tamponi per il Coronavirus: si legge su La Stampa, l’errore è stato poi corretto ma la prima versione circola ancora sul web. Uno dei problemi per i quali bisogna fare i conti con i tanti falsi negativi al Covid-19, anche quelli con polmoniti conclamate: Mario Balzanelli – presidente del Sis 118 – e Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, hanno denunciato questo problema. Tra gli altri errori, ci sarebbe quello di eseguire i tamponi prima che il virus sia effettivamente rilevabile nel corpo. Insomma un bel problema, scoperchiato anche da Gaetano Libra che è otorinolaringoiatra e ha lavorato per anni all’Ospedale Maggiore di Bologna. Quale sarebbe l’errore dell’Iss nella spiegazione di come si esegue il tampone? La posizione, che deve essere “orizzontale rivolta in direzione del canale uditivo”.
ISS, PROTOCOLLO ERRATO PER IL TAMPONE
Invece, il rapporto Iss mostra il tampone in posizione verticale obliqua: per il professor Libra, in questo modo il tampone potrebbe non raggiungere la zona “dove si raccolgono muco e secrezioni nei quali va ricercato il virus”. Oltre a rischiare lesioni al cervello e al bulbo olfattivo, ovviamente in questo modo il test non riuscirebbe a individuare il Coronavirus nemmeno se fosse presente. Il 17 aprile, l’Istituto Superiore di Sanità ha provveduto a pubblicare un secondo rapporto con le istruzioni corrette e la dicitura “Rev”. Peccato che però non si siano preoccupati di cancellare il primo: Gianpiero D’Offizi, primario infettivologo allo Spallanzani di Roma, ha ricordato che molti operatori in piena emergenza e confusione hanno dovuto eseguire i tamponi per la prima volta, e andando oggi in rete a cercare le istruzioni si trova ancora il primo rapporto, dovendo invece approfondire la ricerca per quello corretto.
Il problema dei falsi negativi esiste: uno studio portato avanti dalla John Hopkins School of Public Health ha infatti rivelati che questi erano il 38% sul totale dei tamponi eseguiti al quinto giorno dall’infezione. Si scende al 20% all’ottavo giorno, quello consigliato dagli autori dello studio per effettuare il test. Anche qui, c’è discordanza rispetto alle linee guida dell’Iss che indicano l’ideale esecuzione del tampone nei primi tre giorni; un aiuto in questo senso può arrivare dai tamponi sierologici, che rilevano gli anticorpi: in Lombardia, Toscana, Veneto e Lazio, dove è iniziata questa campagna di monitoraggio, i test hanno scoperto un 25-30% di asintomatici sul totale della popolazione a rischio sottoposta al controllo.