Per la prima volta in Italia è stato scoperto il virus Issyk-Kul (ISKV) da un pipistrello. Al momento si sa ancora poco di questo virus, ma è stato descritto come causa di possibili focolai di malattia nell’uomo che sono caratterizzati da febbre, mal di testa, mialgia e nausea, con una convalescenza che può durare alcune settimane. Ma non c’è nessun allarme in corso: la scoperta realizzata a Brescia dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Infatti, lo studio è volto alla prevenzione nei confronti di possibili malattie infettive.



Il pipistrello da cui nasce il virus Issyk-Kul (ISKV) è una specie molto comune nei centri urbani che usa gli edifici come rifugio, quindi in teoria possono esserci implicazioni per la salute pubblica, ma al momento non c’è alcun pericolo. Ad oggi è stata registrata una sola positività, ma sono in corso ulteriori indagini per definire la diffusione, distribuzione ed elogia del virus Issyk-Kul (ISKV). Per ora è stato rilevato nei paesi vicini all’Asia centrale (Tagikistan e Kazakistan) in diverse specie di pipistrelli e zecche.



VIRUS ISSYK-KYL, COME SI CONTAGIA “MA NO ALLARMISMI”

L’ipotesi degli esperti è che la trasmissione all’uomo possa avvenire tramite le punture di zecca e l’esposizione a feci e urina di pipistrello. L’isolamento è frutto del piano di monitoraggio sanitario della fauna selvatica di cui si è dotata la Regione Lombardia dal 2012. L’obiettivo non è solo quello di monitorare un gruppo di malattie e relative specie in cui è nota la possibile presenza, ma in generale anche eventuali fenomeni di spillover nella fauna selvatica. Per questo l’assessore al Welfare della regione, Letizia Moratti, definisce la scoperta fatta su un esemplare morto spontaneamente nel Cras Wwf della Valpredina, in provincia di Bergamo, «un risultato di assoluto rilievo scientifico che testimonia la bontà del piano regionale di monitoraggio». Ma evidenzia anche che non bisogna «creare allarmismi» né bisogna «“demonizzare” gli animali». Quanto accaduto negli ultimi anni impone «un’attenzione particolare sulla fauna selvatica per evidenziare precocemente possibili fattori di rischio per la salute e il possibile veicolarsi del virus», sottolinea Moratti.

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