Dopo le Elezioni Amministrative dello scorso 31 marzo, il partito di Governo aveva perso la città di Istanbul dopo un quarto di secolo ma il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha presentato immediato ricorso per presunti brogli durante le operazioni di voto: ebbene, da ieri sera la Commissione elettorale suprema della Turchia (Ysk) ha deciso di annullare con un colpo di spugna le Elezioni Amministrative, esautorando di fatto il neoeletto sindaco Ekrem Imamoglu del Partito Repubblicano. La Turchia ora ripiomba nel caos, con le Borse atterrate assieme alla Lira Turca e il ritorno al voto è stato fissato per la capitale economica sul Bosforo il prossimo 23 giugno. Di norma gli 11 membri del consiglio Supremo sono soliti prendere decisioni a maggioranza assoluta ma in questo caso, il risultato della votazione è stato di 7 voti a favore a 4 contro sul ritorno alle urne. Ha vinto Erdogan, rimettendo al centro la possibilità di conquistare il seggio strategico di Istanbul, ma è evidente al mondo interno come in Turchia un problema di democrazia sia lampante (e non certo da oggi).



TURCHIA, OPPOSIZIONE “È UNA DITTATURA”

I conservatori islamisti del’AKP avevano contestato immediatamente i risultati del voto di marzo, ritenendo la vittoria di Imamoglu falsata da brogli non ben precisati: era stato così sconfitto il candidato forte di Erdogan, l’ex Premier Binali Yildirim “catapultato” nella città sul Bosforo con la quasi certa consapevolezza di portare a casa il voto. Così non è stato e il Partito repubblicano sperava di aver raggiunto finalmente un risultato pulito e contrario ai tanti sospetti sulle Elezioni turche degli ultimi anni, specie dopo il “tentato golpe” del 2016. La scelta di ieri lascia dunque forti ombre sull’indipendenza dell’Ysk, già fortemente criticato in passato dalle opposizioni per aver avallato sospette irregolarità a favore di Erdogan (come il clamoroso caso delle schede senza timbro accettate nel referendum del 2017 sul presidenzialismo, riporta l’Ansa). Per “preparare” la decisione del Consiglio Supremo, Erdogan aveva iniziato in questi ultimi giorni ad accusare decine di ispettori elettorali di «legami con il terrorismo», mettendone 43 sotto inchiesta e 100 rimasti inquisiti. La reazione del Partito repubblicano è ovviamente durissima, con il vicepresidente che ha commentato «il ritorno delle Elezioni a Istanbul, non è né democratico, né legittimo, ma è pura dittatura».

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