Dopo i dati sull’occupazione, ecco le rilevazioni Istat sulle vendite. A giugno l’istituto stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale dello 0,2% in valore e dello 0,7% in volume. In calo anche le vendite dei beni non alimentari (-0,7% in valore e -0,9% in volume) mentre le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+0,3%) e diminuiscono in volume (-0,2%).



Per quanto concerne il secondo trimestre, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,4%) e diminuiscono in volume (-0,9%). Per quanto concerne le vendite dei beni alimentari, in rialzo il valore – 1,1% – e in ribasso il volume – -0,9%. Per quanto riguarda le vendite non alimentari, giù sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,1% e -0,9%). Come evidenziato dai colleghi di Italpress, su base tendenziale, a giugno 2023, le vendite al dettaglio aumentano del 3,6% in valore e registrano un calo in volume del 3,5%.



Il commento del Codacons

I dati dell’Istat preoccupano il Codacons. I numeri dell’istituto di statistica rappresentano un trend preoccupante, si legge in una nota: “I dati sulle vendite al dettaglio certificano un trend preoccupante per quanto riguarda i consumi e l’economia del nostro Paese: il caro-prezzi condiziona e stravolge sempre di più le abitudini degli italiani, con le famiglie che spendono sempre di più per acquistare meno”. Il presidente Carlo Rienzi ha evidenziato che i dati Istat mettono in risalto l’impatto devastante di caro-prezzi e inflazione sulla spesa degli italiani. Due fenomeni che stanno innescando una spirale molto pericolosa per il Paese: “I prezzi continuano a salire, penalizzando ormai pesantemente le vendite al dettaglio e le tasche degli italiani. Le famiglie, bersagliate da rincari senza fine, spendono sempre di più per acquistare meno: il Governo, dopo diversi mesi di inazione, deve al più presto cominciare a contrastare le speculazioni che stanno colpendo duramente il portafogli degli italiani, o pagherà questa passività in termini di consenso”.

Leggi anche

SCENARIO IMPRESE/ "Consumi di Natale e Ires premiale danno fiducia per il 2025"