L’istinto materno esiste o è un’abilità da costruire nel tempo? Spesso la propensione ad accudire i figli e a prendersi cura di loro spesso in maniera totalizzante, è stata considerata una caratteristica innata, appartenente a chiunque scelga poi di diventare genitore. È realmente così o quello che appunto chiamiamo istinto materno, si sviluppa con il tempo? Secondo le ricerche più recenti, occuparsi dei propri figli non è sempre una capacità intrinseca nelle mamme e nei papà. La “cultura dell’istinto materno” è una sorta di idealizzazione: la madre che dà la vita, che protegge, che nutre, che si dedica al proprio bambino in maniera assoluta. Un’immagine che, secondo gli esperti, rischia di porre in secondo piano i genitori in quanto soggetti e la coppia stella.



Quando si diventa genitori, non è scontato sapere cosa fare e dedicarsi al bebè senza provare stanchezza e con un amore totalizzante che fa passare in secondo piano tutto il resto. Non è, infatti, un’immagine realistica. Diventare genitori richiede del tempo e dello spazio: si costruisce con pazienza un rapporto con un “estraneo” entrato nella propria vita che ha bisogno di cure e attenzioni, ma che non deve annullare le mamme e i papà in quanto donne e uomini, come sottolinea il Corriere. Non è scontata, poi, la capacità di cambiare la propria vita per accudire qualcun altro: ecco allora che la capacità di attivare le proprie risorse personali per sviluppare un rapporto con il proprio figlio, è qualcosa che richiede tempo e pazienza, e come tutte le relazioni si costruisce passo dopo passo.



Istinto materno, perché è sbagliato usare questo termine

Dopo l’arrivo di un figlio nella propria vita non c’è un campanello che si attiva, donando tutte le risposte e gli insegnamenti necessari. Per questo ci sono delle figure di riferimento che possono fare da guida: queste potranno essere rintracciate in ambito familiare o magari professionale, come ostetriche o tate, ma quel che è importante è saper chiedere aiuto se occorre, normalizzando le difficoltà. L’istinto materno non è innato e si costruire con il tempo ma soprattutto è normale sentirsi stanchi, affaticati, emotivamente instabili o arrabbiati: provare determinate emozioni non vuol dire essere un cattivo genitore.



Come spiega il Corriere, il pediatra e psicoanalista D. Winnicott, che studiò a lungo la relazione madre-bambino, intuì i rischi che si nascondevano dietro un’eccessiva enfatizzazione dell’istinto e coniò un’espressione nuove, quella di “madre sufficientemente buona“. Dunque, una mamma non perfetta ma comunque in grado di soddisfare i bisogni del bambino creando un ambiente sicuro per il suo sviluppo, grazie alla propria sensibilità.