Cosa succede nel cervello delle mamme durante la gravidanza e dopo il parto? Quando il figlio nasce, devono prendersene cura, ma come fanno a sapere cosa fare? Esiste davvero l’istinto materno? Sono domande che si è posta anche la giornalista Chelsea Conaboy, che dopo la nascita del figlio ha deciso di approfondire il tema e scrivere un libro (“Mother’s Brain – What Happens to Us When We Become Parents“). La maternità è una fase di sviluppo che ha conseguenze a lungo termine per la vita intera di una donna. Inoltre, le massicce fluttuazioni ormonali che accompagnano la nascita di un bambino non sono una tempesta temporanea che colpisce il cervello a breve termine. Anzi, innescano una catena di eventi che portano a cambiamenti duraturi. «In senso figurato, questi eventi agiscono come plastificatori nel cervello, in modo che possa essere rimodellato in qualcos’altro». Come evidenziato dallo Spiegel, che ha approfondito la questione, il cervello diventa più plastico e ricettivo nei confronti del mondo circostante, che ora include un bambino. Ma ci sono poco studi su come il cervello reagisca a questi “bagni ormonali” e su come le reti neurali cambino durante questa speciale fase della vita.
Chi vuole cambiare questa situazione è Elseline Hoekzema, scienziata che dirige un gruppo di ricerca presso i Centri medici universitari di Amsterdam intitolato “Gravidanza e cervello“. Nel 2017, quando lavorava all’Università di Barcellona, ha pubblicato uno studio con altri ricercatori sulla rinomata rivista Nature Neuroscience. In esso ha dimostrato che il cervello di 25 donne incinte è cambiato in modo significativo rispetto a quello di donne non incinte e a quello di uomini con e senza figli. Ad esempio, il volume diminuisce leggermente nelle aree responsabili della percezione sociale. Ma ciò non equivale necessariamente a una perdita di funzioni, anzi questi cambiamenti potrebbero indicare che le connessioni deboli delle cellule nervose vengono tagliate e fanno spazio a reti più efficienti e specializzate.
ISTINTO MATERNO ESISTE O È SOLO FRUTTO DELLA NARRAZIONE?
In un altro studio, pubblicato da Hoekzema su Nature Communications alla fine del 2022, questi risultati sono stati confermati con un gruppo più ampio di donne. In questo lavoro sono state esaminate 40 donne incinte e poi madri a confronto con altrettante donne senza figli. Stavolta si è andati oltre, perché i livelli ormonali sono stati misurati regolarmente e i ricercatori hanno chiesto informazioni sullo stress e sulla qualità del sonno. Inoltre, hanno esaminato il cervello delle donne con la risonanza magnetica prima e subito dopo il parto e un anno dopo, e documentato le reazioni fisiche a filmati di bambini che ridevano e piangevano. Infine, le donne hanno dovuto rispondere a questionari standardizzati sul loro attaccamento al bambino. Stando a quanto riportato dallo Spiegel, i risultati hanno mostrato che a cambiare è soprattutto una rete cerebrale che normalmente è attiva in uno stato di riposo, cioè quando l’attenzione non è diretta verso un oggetto esterno ma verso l’interno. Quando una donna diventa madre, scrivono gli autori, è possibile che la percezione di sé cambi. Quanto più forti erano le connessioni delle cellule nervose in quest’area, tanto più forte era la reazione fisica della donna alle immagini e ai video di neonati: per esempio, quando si vedeva un bambino sorridente, il battito cardiaco rallentava.
«Riteniamo che gli ormoni della gravidanza svolgano un ruolo importante nel controllo di questi cambiamenti cerebrali, gran parte dei quali rimangono per almeno sei anni dopo la nascita», la spiegazione fornita da Hoekzema. Dunque, questo studio sembra dimostrare ciò che molte donne e madri in gravidanza scoprono a un certo punto: attraversano un cambiamento fondamentale con effetti a lungo termine. Le donne si ritrovano a dover ricoprire un ruolo diverso e a prendersi cura di un essere umano completamente indifeso. Ciò, unito ai cambiamenti ormonali, fisici e psicologici, produce una riorganizzazione per la donna, per i suoi pensieri, azioni e sentimenti. Ma questo non vale per tutte. Ci sono donne in cui prevale la paura, altre che si sentono vuote ed esauste. Senza dimenticare il peso delle pressioni sociali. Anzi, proprio la narrazione attorno all’istinto materno produce ulteriori pressioni alle madri. Mentre gli adolescenti si preoccupano di diventare indipendenti dai genitori e di trovare la propria strada, la maternità è proprio l’opposto: la donna rinuncia alla sua indipendenza per il figlio. Hoekzema sta cercando di capire quanto sia formativo questo processo per le madri e di dare ulteriori risposte tramite la scienza.