Assenti dal posto di lavoro ma presenti secondo il registro presenze. È quanto accadeva tra i dipendenti dell’istituto dei tumori capitolino, l’Ifo, nel quale i colleghi si coprivano a vicenda per far apparire gli altri presenti nonostante non lo fossero. I dipendenti si assentavano così dal posto di lavoro, senza ferie né malattie né ancora aspettativa: lo facevano infatti senza giustificazione ma apparivano presenti secondo il registro presenze della struttura. Come scoperto dalla Procura, che ha chiesto il rinvio a giudizio per 28 dipendenti dell’istituto romano, i lavoratori passavano l’uno il badge dell’altro quasi quotidianamente, per attestare la presenza presto la struttura dei colleghi, quando invece questi non erano presenti.
Come hanno potuto ricostruire i carabinieri dell’Eur, si trattava di una pratica radicata tra i dipendenti dell’Ifo, tanto che sono arrivati a soprannominare le persone sul banco degli imputati come “gli stakanovisti della strisciata“, facendo proprio riferimento al gesto del passaggio del badge. Il reato contestato loro è quello di truffa aggravata ai danni dello Stato ma l’indagine ha voluto porre l’accento soprattutto su un altro aspetto, ovvero chi sono le persone realmente truffate dal comportamento di medici e non solo: i malati oncologici, che quotidianamente si recano all’Ifo per svolgere le terapie che potrebbero salvare loro la vita.
Istituto dei tumori, i furbetti andavano in palestra o al supermercato
I carabinieri dell’Eur, che hanno condotto le indagini sui dipendenti dell’Ifo (l’istituto dei tumori romano) che facevano timbrare il cartellino dai colleghi, hanno scritto che “le condotte sono gravi se si considera che le diagnosi precoci per i tumori possono salvare una vita”. Inoltre, come sottolineato ancora, le assenze del personale ha delle ripercussioni importanti su una serie di aspetti legati alle prestazioni e ai tempi d’attesa, che nel caso di tumori devono essere quanto più brevi possibile. I dipendenti sono stati inchiodati dai sistemi di videosorveglianza, nei quali si vedono uscire dai cancelli quando in realtà, da registro presenze, sarebbero dovuti essere dentro la struttura.
Secondo gli inquirenti, alcuni degli imputati non avrebbero mai ceduto il loro badge ma avrebbero coperto altri, passando il loro cartellino: dunque sono accusati allo stesso modo di truffa ai danni dello Stato. Nei momenti in cui si assentavano dal luogo di lavoro, anche per ore, gli imputati andavano al supermercato, ancora in palestra, al bar o a fare una passeggiata: assenze ingiustificate che venivano mascherate con la presenza sul luogo di lavoro. Gli inquirenti dovranno anche lavorare sul reale apporto, in termini di ore, delle assenze: ad ogni imputato andrà sottratta la somma corrispondente dallo stipendio.