Record di assenteismo nell’Istituto superiore di sanità (Iss) durante l’emergenza coronavirus. L’accusa è del giornale Libero, che parla di «fuggi-fuggi» dopo che è scoppiata l’epidemia di Covid-19 in Italia. «Impensabile che professionisti simili siano stati messi in ferie forzate nel momento in cui più sarebbero stati utili», scrive il quotidiano. Tra gennaio e marzo 2020 il tasso medio di assenze è stato del 25 per cento, più del doppio rispetto a quello degli stessi tre mesi dell’anno scorso, quando invece fu del 10 per cento. Il quotidiano ha fatto anche una stima su marzo, visto che l’Iss non fornisce dati mensili sulle assenze. «Nel periodo più nero dell’epidemia, in certi uffici dell’Iss si è visto al lavoro un dipendente su due, o anche meno».
Nello stesso articolo l’Istituto guidato da Silvio Brusaferro ma sottoposto alla vigilanza del ministero della Salute è stato attaccato anche su altri aspetti. In primis sui costi: quest’anno dovrebbe costare 341 milioni, «soldi quasi tutti provenienti da finanziamenti pubblici». Una parte serve per «premi collegati alla performance» che 70 dirigenti si dividono annualmente. L’ultimo dato disponibile è quello del 2018, quando sono stati destinati 145mila euro.
ISTITUTO SUPERIORE SANITÀ REPLICA A LIBERO
Soldi spesi male secondo Libero, visto che l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha fatto parlare di sé «soprattutto per le brutte figure rimediate e le indicazioni contraddittorie fornite». Il riferimento è al caso delle mascherine, considerato il 1° febbraio non utile in una persona sana. Erano anche i giorni in cui si diceva agli italiani che «il rischio di trasmissione è da molto basso a moderato». Ma Libero evidenzia anche la lentezza nella certificazione delle mascherine, ritardandone la distribuzione in Lombardia. Così come la confusione sugli indici di contagio e sui morti. La replica dell’Istituto superiore di sanità non si è fatta attendere.
Parla di «articoli diffamatori» che non tengono conto del fatto che è stato introdotto durante l’emergenza coronavirus lo smart working, in recepimento dei decreti governativi. Questo è «rilevato dal sistema informatico come non presenza in sede». L’Iss precisa inoltre che «il tasso reale di assenza che si è verificato non è quindi quello del 25% ma del 13,66% perfettamente in linea con il tasso di assenza nazionale e con quello del 2019». Per quanto riguarda marzo, invece, è stato del 10,42 per cento, di oltre due punti percentuali in meno rispetto al marzo dell’anno scorso.
ISS CONTRO LIBERO: “VERIFICATE INFORMAZIONI”
Nel comunicato l’Istituto superiore di sanità chiarisce che, anche prima che fosse dichiarato lo stato di emergenza in Italia, «dalla metà di febbraio a tutt’oggi, l’Istituto sta lavorando, senza soluzione di continuità, sette giorni su sette con la presenza dei vertici in sede e laboratori funzionanti a pieno regime». L’Iss ci tiene anche a ribadire che non ha mai smesso di supportare il Comitato tecnico-scientifico, le Regioni e il Governo attraverso i suoi esperti nell’elaborazione delle misure di contenimento e delle strategie di monitoraggio sulle diverse fasi dell’epidemia.
Ma l’Iss ha smentito anche la questione delle spese, spiegando che – escluse le ritenute per le quali l’Ente agisce come sostituto di imposta – per l’anno 2020 ammontano a 207 milioni di euro. E ha fornito anche delle cifre per dimostrare che l’attività non abbia subito alcun rallentamento, di cui vi riportiamo qualche esempio: laboratori aperti h24 per test di conferma dei casi, 28 bollettini epidemiologici settimanali, altrettanti report sulla mortalità e 41 infografiche; 7 survey nazionali, 24 gruppi di lavoro composti da 332 esperti Iss in collaborazione con 114 esperti esterni, che hanno pubblicato finora 30 rapporti tecnici, mentre altri 30 sono in preparazione.
«Prima di gettare discredito sull’Istituto Superiore di Sanità, che si riserva nelle sedi appropriate di tutelare la propria immagine, e sul suo personale, che ha lavorato senza risparmio, né di tempo, né di passione, né di spirito civile, sarebbe stato sufficiente osservare la basilare regola della verifica delle informazioni e della coerenza del dato con la sua interpretazione», conclude l’Iss.