Ho sperato fino all’ultimo, ma a fine gennaio è arrivata la notizia che il Governo ha firmato la lettera di offerta di Lufthansa. Questo cambio di rotta dell’Esecutivo, da me già notato (vedasi l’articolo del 3 ottobre scorso), conferma la sua debolezza. La favoletta secondo cui la cessione di ITA si deve principalmente ai diktat Ue non credo sia plausibile, perché i Governi di altri Paesi europei, anche con meno rappresentatività del nostro, in quanto più piccoli, meno popolati o con un’economia inferiore, si sono mossi molto meglio nel proteggere i loro asset. L’altra scusa di non avere fondi è molto discutibile, visto che le spese a mio avviso potrebbero essere riviste. Auspico, quindi, un ripensamento urgente per evitare di calarsi le brache di fronte a una volontà già nota da anni su Alitalia e poi su ITA, perché la soluzione alternativa esiste. Credo che rivedendo gli acquisti degli aerei in corso, pensando un network diverso, prevedendo un arruolamento di personale più selezionato e creando la quarta nuova alleanza europea, la compagnia italiana potrebbe rimettersi brevemente sulla giusta strada.
Alla fine è un problema di soldi e di giusto management; se accettiamo Lufthansa è solo perché ci servono i loro soldi (e loro lo sanno) per via delle scelte fatte ultimamente, quasi tutte sbagliate e anche perché non abbiamo messo da molto tempo persone adeguate a guidare Alitalia e oggi ITA. Il sottoscritto e sicuramente tanti altri ci siamo offerti al Governo per aiutare un rilancio e non siamo stati ascoltati per niente. Questo Esecutivo pare non voler ascoltare come quelli precedenti, a eccezione, mi sembra di capire, di una fazione molto piccola di FdI con il Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli.
Anche il Vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena in diverse occasioni ha dimostrato l’incostituzionalità di questa e di precedenti operazioni su Alitalia e ITA e lo scorso 24 gennaio ha ribadito in modo chiaro la sua posizione in un articolo sul Fatto Quotidiano. La continuità tra Alitalia e ITA è molto evidente e oggi stanno uscendo delle sentenze, quindi perché cercare di negare l’evidenza e non prendersi le opportune responsabilità senza navigare a vista, come accade oggi, investendo con un piano attrattivo per ottenere partecipazione privata, visto che l’Ue ci strumentalizza? Il Governo italiano deve dare garanzie come quello portoghese e i privati investiranno.
Credo si sia dimostrato come in Europa, nonostante le pressioni Ue, le crisi dovute al Covid e alla guerra, alcuni vettori non low cost stiano crescendo come TAP, Finnair, Air Serbia, Air Baltic, LOT, TUI, quindi non è vero che bisogna far parte di un gruppo grosso per crescere. Sono convinto che Lufthansa farà crescere ITA , perché siamo all’osso considerando il potenziale, ma solo per poter arrivare all’obiettivo del totale controllo. Dopo, ci sarà una “marcia indietro” per tenerla ben controllata e farne un feeder di Lufthansa e dei suoi satelliti come Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines, Air Dolomiti ed Eurowings, tutte compagnie che accettano la loro dimensione limitata in quanto facenti parti di Paesi piccoli, eccetto il caso di Eurowings che è la low cost e leisure di Lufthansa. L’Italia, al contrario, ha una posizione geografica molto più utile al traffico intercontinentale della Germania, considerando che Milano è quasi al centro dell’Europa e la Sicilia è vicinissima all’Africa e a un tiro di schioppo dal Medio Oriente. Inoltre, ha una grandezza geografica con i mari maggiore della Germania, la terza popolazione dell’Ue, è una potenza turistica, quindi non può avere una compagnia inferiore alla Germania: anzi, considerando certi fattori ha il potenziale per un vettore forse anche superiore, ma ciò non sarà mai possibile con Lufthansa o con Air France/KLM o con IAG. Quindi, ribadisco che questo accordo “non s’ha da fare” e se si fa è un tradimento dei valori di sovranità del trasporto aereo per un Paese che è il terzo nell’Ue e in diretta concorrenza con i Paesi di dimensioni simili o superiori che sono esattamente Francia, Germania, Spagna e Regno Unito (anche se non è più nell’Ue), quindi tutti i vettori di bandiera di questi Paesi non dovrebbero essere presi in considerazione.
Se il Governo non vuol far marcia indietro, almeno estrometta il marchio Alitalia da questo accordo. Ci si renda conto che non è giusto dare questo marchio storico che dovrebbe stare oggi nei cieli allo stesso livello di chi vuole comprare e forse un giorno liquidare. Il trasporto aereo per la nostra linea di bandiera Alitalia, come ben dice Maddalena, non dovrebbe essere oggetto di leggi di una ditta privata perché dovrebbe essere un asset statale, in quanto patrimonio dello Stato e degli italiani.
Ultimo appello al Governo: non date ITA e Alitalia e invitateci a un tavolo, sono sicuro che un rilancio è possibile. Se non lo fate molti lo prenderanno come un tradimento e ciò non fa bene all’Italia.
antilleanatlantic@outlook.com
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