E così, precisa come una letterina alla Befana, è arrivata, attraverso un comunicato stampa, la dichiarazione ufficiale della proposta fatta da Lufthansa per papparsi (perché pure il termine acquisire non rientra in questo caso tra i sinonimi) ITA. Ma sarebbe meglio dire Alitalia: sì, perché, nemmeno in forma molto velata, sul vettore tedesco che, ricordiamo, è reduce da pesanti aiuti di Stato per la sua sopravvivenza, da tempo circolano “voci” di corridoio (ma in verità di pettegolezzo non hanno nulla) che abbia nei suoi piani la restaurazione del marchio Alitalia, visto che ITA ne è il proprietario.
Il bello di tutta la faccenda è che ci sono molte cose che non tornano, in primis sapere una volta per tutte quale sia il contratto con cui ITA ha acquistato Alitalia SAI, mistero che dovrà essere svelato visto che ora ben due giudici che si occupano della causa intentata dai lavoratori ex Alitalia hanno preteso la sua apparizione per dirimere sull’effettiva o meno discontinuità aziendale. Cosa che potrebbe cambiare le carte in tavola anche sulla svendita in programma. Secondo, perché, come recita il comunicato emesso da Lufthansa, “inizialmente verrà definito l’acquisto di una quota di minoranza e saranno concordate opzioni per il successivo acquisto delle azioni rimanenti”. Strano, perché solo 24 ore prima, nel corso di un incontro con esponenti di un sindacato, il gruppo FdI aveva ascoltato i componenti della delegazione ribadire il concetto, tanto caro al partito di maggioranza di Governo, di come “la partecipazione di Lufthansa in ITA Airways vada bilanciata da un saldo controllo pubblico: la partnership strategica deve aggiungere valore alla compagnia e non rappresentare una svendita” come si legge nel comunicato stampa emesso dalla sigla Assovolo dopo la riunione. In pratica si confermava l’intenzione, sempre portata avanti addirittura come cavallo di battaglia elettorale, sull’italianità della compagnia. Invece la letterina di Lufthansa parla chiaramente di acquisizione totale anche perché, recita il comunicato tedesco, “per il Gruppo Lufthansa l’Italia rappresenta il mercato più importante al di fuori dei mercati domestici e degli Stati Uniti”.
Oltretutto il testo continua citando l’Italia “nel forte interscambio del Paese a livello globale, tramite viaggi d’affari e privati, nella sua forte economia orientata all’esportazione e nel suo essere uno dei luoghi turisticamente più attrattivi d’Europa…” (noi diremmo del mondo, ma vabbè…).
Il bello è che queste validissime ragioni sono pure quelle che FdI ha sempre sostenuto per preservare in sacrosanto diritto che il nostro Paese ha di governare i suoi cieli, come, torniamo a ricordarlo, sia la Germania che la Francia (ma anche diversi importanti Stati Ue), fanno da sempre.
A questo punto ci piacerebbe sapere (vista anche la vicinanza temporale tra i due scritti fin qui citati), cosa veramente si voglia fare: perché se da una parte FdI lasciasse correre sulla questione sarebbe uno smacco politico e oltretutto una promessa non mantenuta visto che era stata urlata ai quattro venti e in Parlamento, specie dall’Onorevole Rampelli, e ribadita da lui stesso anche recentemente in un comunicato destinato ai lavoratori ex Alitalia e non.
Viste le recenti vicende governative si ha come “l’impressione” che l’attuale Governo si incontri in una continua distonia tra i suoi programmi e le decisioni che deve prendere, a essi molto lontane. Anche perché fino a oggi lo stesso Esecutivo non ha messo le mani nell’altra grande problematica nei cieli italiani: la penetrazione delle low cost che ha di fatto raggiunto (unico Paese in Europa) un monopolio tale da soffocare il mercato a livello tariffario: difatti Lufthansa pretenderebbe pure che, una volta terminato di mangiarsi ITA, il mercato dei voli interni ed europei si sottoponesse a regole, come accade d’altronde nella stessa Germania o in altri Stati.
In pratica i tedeschi in un colpo solo, e attraverso un Governo che li aveva osteggiati nell’operazione (a parole), raggiungerebbero quanto sperato da anni da chi di trasporto aereo qualcosa ci capisce e oltretutto abbia un po’ di amor patrio per questa nazione: un vettore con una forte presenza nel mercato globale (però tedesco…sic) e con un controllo del suo mercato “nazionale” secondo norme logiche di una concorrenza non dopata (come è accaduto con il “successo” delle low cost nello Stivale).
Che dire? Attendiamo gli eventi e soprattutto che qualcuno della maggioranza (ergo Fdi che ne è la parte principale) ci dica finalmente cosa si voglia fare in questo settore vitale per la nostra economia.
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