Dati i tempi stretti per decidere su ITA, e quindi di riflesso su Alitalia, sono rimasto colpito da un articolo su Repubblica di Aldo Fontanarosa in cui si mettono in evidenza gli ostacoli più importanti per ITA che potrebbero portare a vendere anche senza volerlo in tempi brevi. Credo sia venuta l’ora che tutti gli attori (Governo, ex dipendenti, sindacati, aeroporti) si siedano a un tavolo e si mettano d’accordo con l’unico principio non negoziabile di mantenere ITA e Alitalia con maggioranza statale, includendo i dipendenti nell’azionariato, e ricominciare con nuovi sistemi e principi etici sani. Credo che se il Governo garantisse un piano di rilancio come compagnia indipendente da alleare con compagnie simili indipendenti, come già scritto nei miei articoli precedenti, e in cambio gli ex dipendenti rinunciassero alle cause venendo assunti con “nuovi” contratti e paghe decenti, si potrebbe porre fine al tema delle cause, il che ridurrebbe la pressione a vendere, visto che solo questo fattore di rischio fa scendere il valore della compagnia stessa.



Se autorizziamo con un Open Sky in Europa a operare compagnie con sedi non in Italia e un cittadino europeo può assumere in modo flessibile in qualsiasi Paese Ue dobbiamo avere un sistema di contratti intelligente e flessibile, altrimenti le leggi locali italiane non valgono niente. Cambiare le regole Ue lo trovo difficile a breve, perché a mio avviso sono state fatte per privilegiare certi Paesi del Nord, quindi se rimaniamo nell’Ue non resta che flessibilizzarci e non possiamo avere la botte piena e la moglie ubriaca e sperare che il nostri Governi da oggi ci facciano contare di più. ITA per pagare meglio deve ridurre spese inutili, ma soprattutto deve guadagnare mercato, cosa difficile con il suo piano industriale e le low cost.



Il fattore low cost, che è legato al sistema aeroporti, è un altro fattore determinante per ITA e Alitalia che purtroppo si deve anche al fatto che in Italia ogni aeroporto o città ha la sua società aeroportuale e ognuna fa i contratti di concessione che vuole. È un assurdo e un paradosso che una società aeroportuale in Italia abbia diritto di fare dei contratti con linee aeree senza dover seguire delle linee guida o regole stabilite in sede nazionale, quindi approvate dal Parlamento e poi lo Stato ha una compagnia aerea propria in netto svantaggio per non poter fare gli stessi accordi. Forse non è stato capito, ma questo non è vantaggioso per nessuno, perché senza un sistema organizzato, ma selvaggio, i nostri aeroporti secondari non avranno mai la possibilità di diventare hub intercontinentali come lo sono diventati altri in Europa. Al contempo, l’Italia ha e avrà per anni una compagnia aerea inferiore a quelle di Austria, Belgio, Finlandia, Portogallo e Svizzera, che limiterà l’economia di tutto il Paese. Una compagnia aerea di un Paese come l’Italia, con un’estensione geografica molto grande, deve poter servire tutte le sue regioni e portare i suoi passeggeri a destinazione anziché attraverso hub e compagnie straniere.



Il problema flotta credo si potrebbe affrontare con un piano di network aggressivo, dove tutti questi aerei renderanno al massimo, cosa secondo il network che vedo da fare, possibilissima. Bisogna ripotenziare tutti gli aeroporti dal Sud al Nord principali senza questo continuo stupido duopolio di Roma e Milano.

Non ci si illuda che se Air France o Lufthansa comprassero ITA i lavoratori verrebbero pagati come i loro, perché dovrebbero cambiare tanti altri fattori come ridurre il 31% di mercato di Ryanair.

Nonostante la mancanza di fondi, il nostro trasporto aereo può espandersi con tanto spazio ancora a disposizione (80% rotte e destinazioni possibili non coperte) e può creare molto in un’economia come la nostra con tanto turismo, industria, esportazioni, servizi terzi collegati, vale la pena e va messo negli investimenti da fare come strade, ospedali, scuole e se ci sono soldi per la guerra e armi da dare ad altri Paesi, possiamo anche investire per un’industria pacifica che dà lavoro a noi italiani. Se si vende ITA a stranieri, il marchio Alitalia dovrebbe essere scorporato e rimanere in mani pubbliche, perché è un simbolo italiano, per potere essere utilizzato in futuro.

antilleanatlantic@outlook.com

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