Fin da quando è iniziata ITA ho sempre considerato questa operazione, nel suo curioso sviluppo, come un romanzo metafisico dove sono accaduti fatti lontani anni luce da una logica industriale e specialmente nel campo del trasporto aereo.
Diciamo che è rimasta intatta la tradizione che fin dal 2001 vide la nostra gloriosa ex Alitalia nelle mani di personaggi che non conoscevano il settore e con degli sviluppi, registrati nell’arco degli anni, decisamente “singolari”, a cominciare da due presunte privatizzazioni che hanno poi alla fine provocato due fallimenti, alla faccia dei sedicenti esperti che ancora gridano ai quattro venti quanto “privato è bello e serve a sviluppare”.
La tradizione continua, come dicevamo, e gli sceneggiatori della telenovela ITA Airways hanno scelto come unico filo conduttore l’assurdo, il capovolgimento della realtà, come se tutte le norme, le sentenze, i numeri del bilancio, i vincoli economici fossero ostacoli impalpabili, quasi una ragnatela da soffiare via con uno sbuffo per proseguire la propria marcia trionfale sulla strada di mattoni gialli.
A partire dal guazzabuglio normativo che ne ha consentito la nascita e l’acquisizione di aerei e slot come “singoli asset”, tutto il percorso della compagnia è un continuo spostare in avanti i limiti della negazione della realtà, della legalità e dei diritti dei lavoratori. L’amministrazione straordinaria di Alitalia ha ceduto questi asset con un contratto che sembra non essere mai esistito, dal momento che entrambe le parti che lo hanno sottoscritto – entrambe aziende di proprietà pubblica, soggette a obblighi di trasparenza e di pubblicità degli atti – negano la produzione, persino nelle aule dei Tribunali…. fatto che ci proietta nella metafisica pura e farebbe arrabbiare il povero Borges se ancora fosse tra noi.
Il prezzo di vendita dichiarato di un (1!) euro e il piano industriale di ITA Airways hanno lasciato a terra migliaia di lavoratori: si sarebbero potuti cercare altri acquirenti, per ricavare un prezzo più congruo e limitare il danno economico alle casse dello Stato, oppure mantenere in attività un maggior numero di lavoratori, riducendo l’impatto socioeconomico connesso. Facendo i conti della serva, ITA l’ha pagata 1 euro e se ne rivende il 40% a 400 milioni… quindi il valore di mercato è 1 miliardo. La domanda è: chi ha autorizzato la vendita del perimetro sottraendo risorse all’amministrazione straordinaria?
Ma questo è solo il prologo della nostra sceneggiatura: contiene le basi delle future assurdità ed è necessario a comprendere il successivo sviluppo della trama, a cui pare che Spielberg sia interessato per un film. Le elucubrazioni che ci si può candidamente continuare a porre in questo contesto surreale sono svariate: tanto per continuare la compagnia perde un milione e mezzo di euro al giorno, ma i manager varano un piano di sviluppo per raddoppiare la flotta, come se gli aerei fossero salatini (o biscottini, a seconda dei gusti).
Servono gli equipaggi per far volare questi nuovi aerei, ma i salari dei naviganti sono troppo bassi – inferiori a quelli delle low cost, come da tradizione Alitalia – e non consentono di attrarre nuovi professionisti. L’idea geniale è quella di aumentare gli stipendi, ma solo al termine dei primi quindici mesi di servizio: per i nuovi entrati lo stipendio non cambia, e per magia masse di piloti e assistenti di volo, secondo gli sceneggiatori della pellicola, saranno attirati a far domanda di assunzione. L’entusiasmo di Spielberg per il copione aumenta…
La compagnia è posseduta al 100% dal Mef; il Consiglio di Stato sentenzia, su un ricorso presentato da un’associazione professionale di piloti, che si tratta di un’azienda a “controllo pubblico” e pertanto soggetta a tutti gli obblighi di trasparenza e di procedure per le assunzioni cui accennavamo prima. Ma nel mondo di ITA Airways si può ignorare – o meglio “non prestare alcuna acquiescenza” – alla sentenza, e continuare imperterriti ad assumere senza concorso, con criteri di selezione quanto meno opachi. Si possono sprecare soldi pubblici per formare nuovi comandanti, promuovere assistenti di volo al ruolo superiore, lasciando professionisti già formati”a terra”, che tanto paga Pantalone.
Nel racconto ci si può imbattere nella proclamazione che l’attività che esercita “non sia riconducibile a un servizio pubblico”; ma allo stesso tempo ITA Airways partecipa alla gara per l’assegnazione dei servizi in continuità territoriale, servizio pubblico per eccellenza. Si aggiudica alcune tratte, ma applica tariffe proibitive con buona pace di chi vive e lavora in Sicilia o in Sardegna! Spielberg sempre più estasiato…
La nuova stagione si preannuncia ancora più avvincente: Lufthansa si prepara ad acquisire la compagnia, metterà le mani sul secondo mercato europeo come ha sempre sognato. Gli occhiuti controllori tedeschi alzeranno più di un sopracciglio esaminando la massa di contenziosi legali – presenti e futuri -, la possibilità che tutte le assunzioni già effettuate siano nulle, o che la cessione lo sia, e l’impatto di tutto questo vespaio in cui si trova ITA sulla tenuta economica dell’azienda. Forse a Francoforte qualcuno ci sta ripensando, ITA potrebbe autodistruggersi in breve e Lufthansa potrebbe facilmente lucrare sulle sue macerie.
Vedremo quali sorprese ci riserveranno gli sceneggiatori di questo film: Spielberg mi ha fatto sapere che, arrivato a questo punto, non può lavorarci, perché ritiene che lo abbiano superato.
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