Il quadro nazionale del nostro trasporto aereo si appresta a essere oggetto di un’ulteriore polemica a seguito dell’annuncio da parte di ITA Airways delle selezioni per il personale navigante che, stante le informazioni rilasciate dalla compagnia alla stampa, dovrebbero riguardare almeno 1.000 nuove unità entro il 2023 per presidiare i 39 aerei che, a detta del vettore di bandiera, dovrebbero entrare in flotta già entro il prossimo anno. La polemica assume una veste amara perché le selezioni riguarderebbero essenzialmente il personale che non è proveniente dall’ex Alitalia.
Seguiamo la logica: se lo Stato possiede una compagnia aerea, e se sempre lo Stato inoltre sta pagando dei piloti e degli assistenti di volo per restare a casa (la famosa cassa integrazione), sarebbe cosa buona e giusta prendere quei piloti e quegli assistenti di volo e farli tornare a lavorare non fermi a casa a spese nostre.
Il problema, che è sempre tutto italiano, è che gli stipendi che attualmente ITA eroga ai propri dipendenti sono, come anche confermato dal Ceo e Dg Fabio Lazzerini “più bassi delle altre aziende operanti in Italia” e che “la attuale situazione aziendale non consente salti retributivi considerati”, dal management di ITA, “eccessivi e non compatibili con il conto economico”.
Fermo restando che mi piacerebbe proprio vederlo questo conto economico per analizzare tutte le varie voci, il personale ex Alitalia non è assolutamente incentivato a lasciare una posizione contributiva (di sussidio) e di livello più favorevole, rispetto all’attuale applicazione del contratto di ITA che li vedrebbe entrare senza alcuna anzianità e con uno stipendio molto basso.
Ed ecco quindi che stranamente scattano i problemi sia con le erogazioni della Cig e sia con le integrazioni del fondo volo, che però possiamo immaginare siano dovuti solo ed esclusivamente a questioni tecniche di mancanza di fondi e non sicuramente a delle volontà occulte.
Andando oltre, quello che oggi non si comprende è perché fare questa battaglia sul costo del personale, quando in realtà sia per quanto riguarda comandanti e piloti, e quindi anche per gli assistenti di volo, non è la voce più importante in una compagnia aerea.
Infatti, in percentuale il costo del personale in una compagnia aerea come ad esempio Air France, oggi pesa per circa il 18% dei costi complessivi (fonte: AF-KL Etats Financiers Consolides 2021), mentre meglio di tutti fa Ryanair che nel 2021 ha un coefficiente di costo del personale complessivo del 14% (fonte Ryanair 2022 Annual Report).
Analizzando quindi le voci di costo delle varie compagnie aeree mondiali scopriamo che il costo più importante è purtroppo quello del carburante, che a causa della guerra in Ucraina nell’ultimo anno ha subito dei drastici rincari, seguito dai costi di manutenzione, e a ruota i costi di handling aeroportuale e a finire dai costi commerciali.
il personale dipendente. Si sceglie quindi di fare la cosa più semplice, andare a tagliare ciò che è più facile, ma con delle conseguenze che vanno dall’insoddisfazione del personale che poi inevitabilmente si riversa verso i passeggeri che a loro volta dovranno giudicare la compagnia aerea per il servizio offerto, insomma una reazione a catena che oggi non è proprio favorevole a ITA.
Ciò che però nessuno in Italia ha mai voluto comprendere è che, seppur con una certa arroganza, dovuta forse anche un po’ al carattere e ai modi di fare leggermente sopra le righe ma riconducibili essenzialmente al tipo di lavoro che si andava a svolgere, i dipendenti di Alitalia, e in particolare i piloti, non sono stati certo dei ladri da punire severamente con un drastico taglio del salario, soprattutto se rapportato alla diretta concorrente che è proprio Ryanair la quale paga molto di più i propri piloti. Semmai andrebbero puniti i vari sindacalisti e i vari manager che si sono succeduti in Alitalia e che hanno operato con il beneplacito, gli uni degli altri, delle scelte strategiche scellerate, partendo dalla flotta e a finire con la sottoscrizione di accordi commerciali e sindacali di dubbia utilità.
La politica non è immune da colpe, non ha saputo scegliersi le persone adatte per guidare una compagnia aerea apprezzata in tutto il mondo, Alitalia infatti è stata lasciata morire come se questo gesto fosse un po’ la soluzione a tutti i problemi del settore del trasporto aereo e che la nascita di ITA in qualche modo avrebbe dovuto risolvere, invece come si può ben vedere i problemi sono gli stessi di prima se non peggiori e il Governo continua a non saper scegliere dei manager capaci per gestire le aziende dello Stato.
Il mio augurio per il 2022 è che ci si possa mettere tutti attorno a un tavolo e che si trovino delle soluzioni vere, con prospettive future per tutti e con un progetto industriale che sappia recepire le necessità del nostro Paese, che non vede l’ora di scrollarsi di dosso questo periodo così buio e nefasto.
Quindi a tutti gli ex dipendenti di Alitalia, a quelli di ITA, ma anche a tutti coloro che ci portano da una parte all’altra del mondo, facendo uno dei mestieri più belli del mondo, auguro loro un Felice Natale.
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