Negli ultimi giorni, è emersa una controversia che ha fatto da cassa di risonanza tra due compagnie aeree italiane, ITA (Italia Trasporto Aereo) di proprietà dello Stato e Aeroitalia che fa capo al magnate boliviano German Efromovich.

Ciò che inizialmente potrebbe sembrare un semplice litigio sul marchio e sul nome delle due rispettive compagnie si è rivelato invece molto più complesso, con implicazioni che vanno ben oltre una semplice diatriba legale.



Andando a esplorare gli eventi recenti e i retroscena che collegano queste due compagnie abbiamo cercato di capire come tutto ciò possa influenzare il settore del trasporto aereo in Italia, nonché il destino di ITA alle prese con una difficile privatizzazione.

ITA e Aeroitalia

ITA è la compagnia di bandiera italiana, nata dalle ceneri di Alitalia, e con l’obiettivo di operare in modo completamente diverso, così come voluto dalla UE. Aeroitalia è una giovane aerolinea italiana che si è ritagliata un proprio mercato, in particolare nelle rotte da e per la Sicilia, e proprio in Sicilia si sta consumando la guerriglia tra ITA e Aeroitalia e cioè in un mercato ricco e altamente competitivo. Infatti, la compagnia Aeroitalia in soli 4 mesi avrebbe trasportato sulla tratta Roma-Palermo circa 150 mila passeggeri drenando traffico alla rivale ITA che opera la stessa destinazione. Ma non solo: in Calabria la regione sta varando un piano da 120 milioni di euro per intensificare i collegamenti aerei e Aeroitalia potrebbe essere in lizza per accaparrarsi una buona fetta di quel mercato.



La querelle del marchio “Alitalia-Aeroitalia”

Ma veniamo alla questione che ci interessa: ITA, per il tramite di SIB la Società Italiana Brevetti, ha inviato in data 19 ottobre 2023 una missiva diretta alla compagnia aerea Aeroitalia contestandone il suo marchio e persino il nome dell’azienda, oltre a un dominio web. Questa mossa ha suscitato reazioni ironiche sui social media, poiché sembrava inopportuna e in ritardo, considerando che Aeroitalia è operativa da quasi due anni. Infatti, non si comprendeva come mai ITA al momento del deposito del marchio da parte di Aeroitalia, non abbia attuato le procedure di opposizione previste dalla norma sulla tutela dei marchi. La risposta è molto semplice e va cercata nella tempistica dell’ufficio marchi.



L’UIBM, l’Ufficio Marchi e Brevetti gestito dal ministero per il Made in Italy (ex Mise), ha dei tempi di gestione delle pratiche di opposizione vicine ai due anni mentre la questione ora potrebbe passare direttamente nelle mani dei giudici romani. La questione sul diritto del marchio, infatti, potrebbe approdare nelle aule di giustizia in sede cautelare.

I legali di ITA, infatti, potrebbero chiedere ai giudici di far sospendere le attività aeree di Aeroitalia in attesa della sverniciatura degli aeromobili e del cambio del nome. Questo comporterebbe per la compagnia gestita da Gaetano Intrieri, notevoli esborsi economici e una perdita rilevante in termini di incasso stimabile in alcuni milioni di euro.

Da Aeroitalia le bocche restano cucite, ma da ambienti vicini alla compagnia si vocifera che abbiano preso in seria considerazione questa evenienza e che Aeroitalia starebbe pensando di andare dritta, dritta verso una comunicazione da inviare alla Autorità Giudiziaria in quanto ritiene che tale atteggiamento sarebbe stato altamente lesivo dei diritti della compagnia.

Le coincidenze sospette e la (s)valutazione del marchio Alitalia

Una delle coincidenze che più avrebbe insospettito gli addetti ai lavori sarebbe la necessità da parte di ITA, su richiesta del collegio sindacale, di rideterminare il valore del marchio Alitalia, che è stato acquisito quasi due anni fa.

Questo potrebbe essere un tentativo di evitare una svalutazione massiccia del marchio, che metterebbe a rischio la continuità aziendale di ITA. Sembra, infatti, che ITA abbia subito consistenti perdite sin dalla sua nascita e che ci sia la preoccupazione che queste perdite potrebbero portare a una drastica riduzione del capitale sociale della compagnia, al punto da innescare la procedura prevista dall’articolo 2447 del codice civile che, in caso di perdita di oltre i due terzi del capitale sociale, prevede che il Consiglio di amministrazione della società debba convocare un’assemblea dei soci per reintegrare il capitale perduto al fine di garantire la continuità aziendale.

Tuttavia, sembra che ci sia un problema legato al fatto che il Governo italiano abbia già versato ulteriori 250 milioni di euro in ITA, portando la dote vicina al limite massimo di capitalizzazione consentito dalla delibera della Commissione europea, pari a 1 miliardo e trecentocinquanta milioni di euro. Oltre questo limite, ulteriori versamenti verrebbero considerati aiuti di Stato e potrebbero causare problemi legali e di conformità con le normative europee.

Tutto ciò sembra suggerire che ITA stia cercando di utilizzare Aeroitalia per evitare la svalutazione dell’immobilizzazione del marchio Alitalia e quindi per non andare al di sotto di una soglia critica che porterebbe a una riduzione del capitale sociale al di sotto dei limiti previsti dalla legge rispetto alla continuità aziendale.

I contratti di leasing miliardari

Un’altra coincidenza riguarda i contratti di leasing per la flotta di aerei di ITA. Il presidente di Air Lease Corporation (ALC), Steve Hazy, ha avuto di recente un incontro a Roma con i vertici di ITA, ma anche con il ministro dei Trasporti italiano, Matteo Salvini.

In quest’ultimo incontro, Hazy sembra aver chiesto precise garanzie al Governo italiano sulla continuità aziendale di ITA. Le preoccupazioni di Hazy sarebbero legate ai contratti di acquisto in leasing, per il rinnovo della flotta della compagnia di bandiera italiana per un importo considerevole, circa 2 miliardi di dollari, che ITA ha contrattualmente siglato con Air Lease Corporation (ALC), per l’acquisto di circa una trentina di nuovi aeromobili Airbus.

Ciò che emerge di concreto all’esito di questi incontri è che c’è una certa preoccupazione sul fatto che Lufthansa potrebbe non entrare in ITA e che questo potrebbe aver influito sulle preoccupazioni espresse da Hazy e sulle discussioni tra i ministri italiani.

Inoltre, sembra che il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti abbia informato immediatamente della visita di Hazy il Presidente di ITA, Antonio Turicchi, il quale al momento ha il totale controllo della società e potrebbe aver avuto un ruolo chiave nelle ultime decisioni prese.

Su una nota rivista on-line di aviazione viene anche riportato un retroscena e cioè anche la possibilità che l’atteggiamento di ITA nei confronti di Aeroitalia potrebbe essere interpretato come un atto di ritorsione da parte di Turicchi nei confronti di Gaetano Intrieri, amministratore delegato di Aeroitalia, ma i dettagli su questa presunta ritorsione non sono del tutto ben specificati.

La privatizzazione ITA/Lufthansa

L’operazione ITA-Lufthansa potrebbe essere complicata dalla preoccupazione espressa da Hazy riguardo alla continuità aziendale di ITA? Dalle informazioni che abbiamo raccolto negli ambienti aeronautici assolutamente no. Anzi, tutto il contrario. Se questa querelle con Aeroitalia in qualche modo potrebbe sollevare il dubbio sulla volontà di Lufthansa di entrare in ITA, la realtà invece è ben diversa. I ben informati, infatti, ritengono che la notifica all’Ue sulla privatizzazione di ITA dovrebbe avvenire entro questa settimana se non al massimo entro la prossima e dovrebbe contenere tutti gli elementi utili affinché la DG Comp già nella prima sessione possa dare il proprio via libera alla privatizzazione di ITA. Le dichiarazioni del Commissario Ue alla Concorrenza, Didier Reynders, il quale avrebbe affermato che l’operazione ITA-Lufthansa potrebbe essere più complicata a causa delle nuove regole che richiedono cessione di servizi e contratti con i fornitori, non sarebbero una preoccupazione per i tedeschi dal momento che Lufthansa ormai sta dismettendo tutte le attività collaterali che non sono ritenute strategiche.

Anche sulla questione sempre riportata dalla stessa rivista di aeronautica già citata in relazione a un coinvolgimento del presidente di ITA, Antonino Turicchi e cioè di aver messo all’angolo con un escamotage quasi grottesco il promesso sostituto dell’ex Ceo Fabio Lazzerini, e cioè uno dei manager di Lufthansa che ormai da tempo immemorabile segue il dossier Alitalia/ITA per conto dei tedeschi, non trova riscontro alcuno, anzi lo stesso Turicchi in più occasioni avrebbe espresso preoccupazione per i ritardi con cui l’Ue sta approcciando il dossier ITA-Lufthansa e la volontà di chiudere il proprio mandato in ITA una volta che Lufthansa sarà entrata nell’azionariato della compagnia di bandiera. D’altronde non potrebbe essere diverso da così.

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