La notizia di una cordata, formata dalla MSC (Mediterranean Shipping Company) del ricco armatore Gianluigi Aponte e dalla Lufthansa, interessata all’acquisizione di ITA è una novità solo per metà. Per ora infatti sembra confermato soltanto il progetto suicida di ridimensionamento e vendita di quel che resta di Alitalia a Lufthansa. Premesso infatti che siamo soltanto alle battute iniziali di una partita di cui non si conosce praticamente nulla delle intenzioni dei due colossi dei trasporti, oggi è possibile soltanto ribadire il giudizio negativo sul progetto ITA e analizzare l’eventuale modifica dello scenario a livello generale ipotizzandone le motivazioni e le conseguenze.
Quello che è sicuro è l’interessamento di Lufthansa che da anni richiedeva una dimensione e una struttura di Alitalia simile a quella che è oggi ITA per poter intervenire direttamente nel capitale della compagnia italiana. Ricordo benissimo le richieste di Lufthansa di quindici anni fa di cui anche personalmente ho preso atto durate un incontro informale tenuto con i vertici della compagnia tedesca. Volevano e vogliono ancora oggi una compagnia italiana ridimensionata in modo rilevante e che non si occupi di manutenzione e handling. Proprio quello che rappresenta oggi ITA, proprio il risultato di un ridimensionamento perseguito e durato decenni, proprio l’esito di una finta “nazionalizzazione” durata pochi mesi e che si trasformerà in una cessione del trasporto aereo italiano in mani straniere. Un progetto nato male e supportato da un piano industriale inesistente. Di sicuro con l’acquisizione del controllo di ITA insieme a MSC, Lufthansa otterrebbe quindi alcuni importanti obiettivi.
1) Una maggiore e sempre più ampia acquisizione di quote del mercato del trasporto aereo italiano, soprattutto per quel che riguarda le più remunerative direttrici intercontinentali, principalmente attraverso il drenaggio di passeggeri da/per le città italiane verso i due hub di Monaco e Francoforte.
2) La necessaria continuità dello sviluppo delle attività collaterali di Lufthansa e delle altre aziende del trasporto aereo tedesco rispetto alla manutenzione degli aerei, all’handling e a tutte le attività aeroportuali.
3) Il conseguente ridimensionamento o comunque il mancato sviluppo del diretto concorrente Air France/KLM sul mercato italiano, da decenni considerato dai francesi un territorio da colonizzare, aiutati generosamente in ciò da governi e manager amici.
4) A tutto ciò si aggiungerebbe poi una solida partnership con l’impero di Aponte che dal punto di vista commerciale e logistico rappresenterebbe un passaggio importantissimo per il sistema cargo della Lufthansa, già oggi uno dei principali leader del trasporto aereo delle merci.
Meno chiare sono certamente le motivazioni che spingerebbero Aponte e la sua MSC a entrare in un nuovo settore, dopo essere diventato leader nel trasporto marittimo di merci e di passeggeri. Il gruppo svizzero, con forti radici italiane, sicuramente controlla direttamente o attraverso partecipazioni importanti anche l’intero trasporto marittimo italiano e potendo contare su enormi volumi di traffico merci, di fatto determina le politiche e la gestione del sistema portuale nazionale e di gran parte della logistica. Non si tratta certo di un impero che si ferma ai confini alla penisola italiana ma di un gruppo che complessivamente si colloca ai vertici del sistema dei trasporti a livello mondiale. Il gruppo MSC, con oltre 100.000 dipendenti, nel 2021 è diventato il primo nel mondo per il settore merci, potendo contare su circa 600 navi che si muovono su oltre 500 porti. Un vero e proprio impero che un mese fa ha offerto 5,7 miliardi per l’acquisizione del 100% del sistema del trasporto merci e della logistica della Bolloré Africa Logistics e che quindi dimostra di non aver certo problemi di liquidità. Come non ne ha certamente Gianluigi Aponte che è il secondo uomo più ricco della Svizzera e come riporta Forbes, il 208° più ricco al mondo (10,6 miliardi di dollari).
L’interessamento per ITA sembra quindi un piccolo tassello nello scacchiere economico del miliardario italo-svizzero. Di certo possiamo dire che con questa mossa aprirebbe un capitolo importante di collaborazione con Lufthansa per quel che riguarda lo sviluppo delle sinergie tra trasporto aereo e marittimo e si consoliderebbe e amplierebbe la presenza nel mercato complessivo dei trasporti in Italia con una conseguente maggiore rilevanza che, possiamo ipotizzare, si svilupperebbe anche in termini di considerazione politica e istituzionale, e quindi economica, nei suoi confronti. Niente a che vedere con i “capitani coraggiosi” di Berlusconi o con la vicenda Etihad: si tratterebbe di un investimento a cui Aponte potrebbe assegnare però anche una forte valenza simbolica e politica oltre che economica. Ma qui il panorama si fa sicuramente molto meno chiaro e le variabili, le perplessità, i dubbi e le incertezze si ampliano.
Vista la solidità di MSC e di Lufthansa, si potrebbero infatti ipotizzare due scenari.
1) La trama della prima possibile sceneggiatura, quella positiva, potrebbe portare a uno sviluppo di ITA non certo paragonabile a quello riduttivo e perdente previsto da Altavilla e dal Governo italiano. Una compagnia che riprenda il nome Alitalia, che vada rapidamente verso una flotta che preveda immediatamente una dimensione a tre cifre e un numero totale di aerei che nell’arco di piano si raddoppi, una fortissima presenza di grandi aerei che possano coprire adeguatamente i voli intercontinentali, un impegno in tutte le attività, comprese quelle di handling e di manutenzione, un conseguente sviluppo del personale che assorba tutti i lavoratori ex Alitalia, Air Italy e di tutte le altre compagnie italiane in crisi. Un’ipotesi di questo tipo, certamente non impossibile e sicuramente redditizia nel medio periodo, presupporrebbe però investimenti rilevanti. Investimenti che i tre soggetti (MSC, Lufthansa e Stato italiano) dovrebbero essere pronti ad affrontare in tempi brevi a sostegno di un adeguato e ambizioso piano industriale.
2) Il secondo scenario, quello negativo, potrebbe essere costituito da un impegno di MSC in ITA soltanto come “fiches”. Un gettone di presenza costituito da un semplice investimento economico per poter contare sulla partnership di Lufthansa in altri ambiti (sinergie nell’ambito cargo). Questa ipotesi porterebbe irrimediabilmente all’assorbimento di ITA da parte di Lufthansa e all’acquisizione del mercato del trasporto aereo italiano da parte dei tedeschi, con conseguente spostamento del baricentro del sistema trasportistico italiano verso il nord Europa e i grandi aeroporti di Monaco e Francoforte. Si tratterebbe della conclusione del ridimensionamento di Alitalia perpetrato ormai da decenni e della conferma del definitivo declino del sistema del trasporto aereo italiano che verrebbe così suddiviso tra le low cost che opererebbero sulle direttrici di corto-medio raggio (Italia ed Europa) e Lufthansa su quelle di medio-lungo raggio (Europa e voli intercontinentali). ITA rimarrebbe una scatola sempre più piccola destinata a un ruolo ancillare verso Lufthansa e gli interessi nazionali in questo fondamentale settore per il turismo e il made in Italy passerebbero di fatto nelle mani della Germania.
Tutto è possibile in questo scenario di incertezza, di forti terremoti economici e finanziari, di instabilità politica e istituzionale del nostro Paese. Di una cosa sono però più che sicuro. Una terza ipotesi alternativa strutturalmente alle due che ho prospettato non è a mio avviso percorribile. È la storia del trasporto aero mondiale di questi ultimi decenni che ce lo insegna. Piaccia o meno, in un mercato che da sempre cresce costantemente del 4 o 5% annuo, chi non riesce o non intende mantenere e ampliare la propria quota di mercato non sopravvive. Questa è stata la colpa e la responsabilità nei confronti di Alitalia e dell’intero sistema del trasporto aereo nazionale dei governi italiani di centro-destra e di centro-sinistra che si sono alternati dalla fine degli anni ’80 in poi e dei vertici aziendali di cui si sono dotati.
Chi ne ha pagato e ne sta pagando le conseguenze sono stati e sono soprattutto decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, nonostante le incertezze, gli errori, l’incapacità e la sudditanza nei confronti della politica delle centrali sindacali “storiche” di questo Paese, hanno comunque tentato di impedire la distruzione di Alitalia, del trasporto aereo, dell’occupazione e di un asset fondamentale per il Paese. Oggi siamo forse nuovamente a un bivio. Si tratta di capire se si vuol far naufragare definitivamente il settore del trasporto aereo o si vuole ricominciare a navigare in mare aperto.
Nessuna certezza è possibile prima di capire dove MSC e Lufthansa, insieme, vogliono andare e che cosa vogliono fare di ITA. Se dare seguito a un destino di ITA così come voluto da Lufthansa, piccola “bagnarola” priva di timone e di motori che naufraga sulle secche di un ulteriore ridimensionamento, o se invece rimetterla in cantiere e farla diventare un transatlantico.
Preso atto che questo Governo e le forze politiche del parlamento (TUTTE) non hanno voluto percorrere la strada a mio avviso più opportuna, quella di un intervento diretto e non temporaneo dello Stato e di un forte sviluppo di flotta e occupazione, non si può ora che ribadire il giudizio negativo su ITA e sul suo progetto di riduzione dell’attività. Al tempo stesso penso sia giusto rimandare qualsiasi ulteriore e eventuale nuova valutazione sulla situazione che si sta creando in questi giorni a quando sarà più chiara l’intera vicenda e soprattutto alla definizione di un eventuale piano industriale che sarà l’unico possibile metro di giudizio concreto su quel che sta avvenendo intorno al trasporto aereo italiano. MSC e Lufthansa prendano però anche loro atto che i lavoratori e le lavoratrici del trasporto aereo italiano non sono mai state disponibili a “morire in silenzio”. L’intensità delle lotte di questi decenni e l’enorme numero di ricorsi alla magistratura contro ITA riportato dalla stampa in questi giorni rappresentano un segnale di cui anche gli eventuali nuovi padroni di ITA dovranno tener conto.
Di certo una cosa risulta ormai chiara a tutti: il signor Altavilla, con la sua arroganza e la completa ignoranza per quanto riguarda il trasporto aereo, è risultato inadeguato sinora e lo sarebbe ancor di più in eventuali scenari futuri. Prima sarà allontanato dal settore e meglio sarà.
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