Archiviato il 2022, ITA si appresta a vivere un nuovo anno all’insegna dell’attesa, per l’offerta che dovrebbe pervenire da parte di Lufthansa per almeno il 40% del capitale del vettore nazionale da sottoscrivere attraverso un aumento di capitale riservato per una cifra vicina ai 350 milioni di euro. L’offerta del gruppo tedesco era attesa per questa settimana, ma sta tardando ad arrivare.
Da fonti riservate si apprende che Lufthansa non solo sarebbe molto preoccupata delle cause degli oltre 1.200 dipendenti Alitalia che vorrebbero vedersi riconoscere la continuità aziendale, ma, anche e soprattutto per la politica del Governo che non sta arginando gli aeroporti in relazione agli incentivi alle low cost. Ecco quindi che gli avvocati di Francoforte stanno procedendo con la stesura di una way-out nel caso ITA non dovesse raggiungere i risultati attesi dal piano, e nel caso in cui i vari Giudici dei vari Tribunali del Lavoro dovessero accogliere la maggior parte dei riscorsi degli ex AZ.
Questo si traduce in milioni di euro da mettere in accantonamento ai quali Lufthansa potrà accedere in caso di default da parte di ITA, oltre al fatto che Lufthansa potrebbe addirittura ritirarsi e restituire le azioni al Governo qualora l’attività non dovesse essere redditizia.
Non solo Lufthansa vuole lasciarsi aperta la porta a un secondo investitore (MSC) per condividere il rischio imprenditoriale, ma la troppa cautela del vettore tedesco e le stringenti richieste rischiano di far rientrare in pista Air France e Delta che potrebbero vederla molto diversamente.
Questo scenario quindi sta rompendo le uova nel paniere al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il ministro leghista, infatti, dopo il nuovo Dpcm pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 2 gennaio scorso e che sembra disegnato appositamente per mettere in mano ITA a Lufthansa, resta fermamente convinto che ITA debba essere ceduta a una compagnia aerea più grande che però fornisca adeguate garanzie di sviluppo del territorio e dei suoi aeroporti.
Ultimamente ITA non starebbe brillando per quanto riguarda le vendite (si vocifera di una perdita circa 2 milioni di euro al giorno) infatti, il 15 dicembre dello scorso anno (2022), una testata specializzata in aeronautica pubblicava on line un articolo dove il titolo citava: “ITA AIRWAYS VOLUMI DI TRAFFICO DRASTICAMENTE CROLLATI.” Nella parte bassa si riescono a leggere alcune righe che rivelano che” i passeggeri sarebbero crollati drasticamente del 60%”. Cliccando poi sul link per leggere l’articolo questo non è disponibile per la lettura competa in quanto lo stesso articolo sarebbe stato rimosso quasi immediatamente dal sito. Una casualità?
E ITA non sta brillando neanche nelle operazioni di movimentazione degli aerei a terra e cioè prima del decollo e dopo l’atterraggio. Il 2 gennaio 2023 infatti, si è registrato il terzo incidente in poco meno di 10 mesi accaduto sempre all’aeroporto del JFK di New York dove anche in questo caso l’errore sarebbe umano.
Verso le 23:30, infatti, si è verificato un incidente in piano pista all’altezza dell’incrocio tra il raccordo KF e il raccordo Alfa, vittima stavolta un aereo della Endeavor Air, un CRJ 200 in volo per conto di Delta e che nella collisione ha riportato seri danni alla coda. L’aereo statunitense è stato colpito dall’Airbus A330 di ITA Airways, che a sua volta ha riportato anche seri danni perdendo tutto il finale dell’ala destra.
Nei prossimi 3 anni serviranno a ITA almeno altri 3 miliardi di euro per poter fare fronte agli investimenti di flotta, all’apertura di nuove rotte nonché all’assunzione di nuovi addetti. Tutti soldi che lo Stato non sarebbe più intenzionato a sborsare vista anche la situazione particolarmente difficile in cui il nostro sistema paese, a seguito della guerra in Ucraina e in epoca post-Covid sta vivendo dal punto di vista economico. Da qui la volontà di vendere a terzi. Per il nostro Governo, infatti, 3 miliardi sarebbero troppi da investire nel settore aeronautico, dato che ne abbiamo buttati via almeno 20 da quando è nata Alitalia.
Ma Lufthansa effettivamente sarebbe la soluzione più giusta per risolvere i problemi del nostro trasporto aereo? A detta di molti sarebbe la soluzione ideale, per chi scrive invece l’ideale sarebbe che ITA restasse saldamente in mano al Governo, inoltre c’è una forte resistenza trasversale sulla vendita di ITA al gruppo Lufthansa.
Se da un lato Giorgetti non vuole più sentir parlare di Alitalia e della sua eredità, in altri lidi qualche mal di pancia contro questo piano lo possiamo ritrovare proprio nella maggioranza, soprattutto in Fratelli di Italia. Non è affatto una novità che a Fabio Rampelli, Vicepresidente delle Camera, non vada giù il piano Lufthansa, contro il quale sta innalzando barricate da oltre un anno. Il piano di Rampelli sarebbe quello di rievocare il marchio Alitalia e di recuperare la forza lavoro degli ex Alitalia attualmente in Cig. Un progetto sarebbe stato recentemente inviato al Governo da parte di un gruppo di manager del settore per rilanciare il settore aereo e punterebbe proprio in questa direzione.
Ma non c’è solo Rampelli, molti altri deputati e senatori sia del partito di Giorgia Meloni e sia della maggioranza, e in forma trasversale anche della minoranza, in queste ore stanno cercando il modo di far fare marcia indietro al ministro leghista sperando ancora nella possibilità di avere una compagnia di bandiera saldamente controllata dallo Stato italiano e le ultime richieste di Lufthansa potrebbero far propendere il Governo per un repentino cambio di rotta. Ma la risposta di Giorgetti è stata sibillina e senza appello: “Sognate la compagnia di bandiera? Forse sarebbe meglio sognare la bandiera che invece è una cosa seria”.
“Lufthansa non farà nulla per la crescita di ITA, si limiterà a fare i voli da Milano per Monaco e Francoforte”. Queste sono state le parole di Mr. Ryanair pronunciate a margine della presentazione dell’offerta della compagnia per il 2023. Michael O’ Leary, che di queste cose ne capisce, ha anche dichiarato che “il Governo italiano deve mettere a punto un piano di crescita togliendo innanzitutto la tassa di addizionale comunale che è l’unica tassa di questo tipo in Europa, che blocca la crescita degli aeroporti”, e delle low cost aggiungo io.
Parliamoci chiaro, chi vi scrive non ha nulla contro Lufthansa, anzi, ritiene che oggi il colosso tedesco saldamente in mano al magnate miliardario Klaus-Michael Kuehne, e ben gestita dal Presidente Carsten Spohr sia l’unico gruppo nel settore aeronautico in grado di generare profitto, ma è pur sempre un gruppo totalmente privato, che non risponde alle logiche dei territori e ha saputo nel tempo proteggere i propri confini e instaurare un rapporto solido con gli aeroporti, in particolare quelli di Monaco e di Francoforte. Con queste premesse si sono potute costruire nel tempo le basi per sviluppare network, flotta e alleanze senza timore che qualcuno come Ryanair o Easyjet potesse in qualche modo portare via traffico potenziale dalle città tedesche, così come invece avviene nel nostro paese dove le low cost spadroneggiano in lungo e in largo.
I tedeschi amano volare con Lufthansa, il prodotto è ottimo, freddo dal punto di vista emotivo, ma pulito non ha sbavature ed è in totale sintonia con il carattere del popolo germanico. Questo la dice lunga, perché se pensiamo che più di 55 milioni di turisti tedeschi ogni anno vengono in Italia e di questi noi a malapena riusciamo a intercettarne il 2-3%, possiamo capire cosa c’è che non va nella nostra capacità di fare trasporto aereo.
Purtroppo nel nostro Paese c’è sempre stata nei confronti di Alitalia una mancanza di visione e soprattutto una mancanza di coraggio nel prendere certe decisioni, magari anche scomode. Decisioni che avrebbero portato, benessere, crescita e profitto. La politica non è stata in grado di andare oltre la politica e di guardare al futuro dei trasporti del nostro Paese.
Prendiamo ad esempio Swiss, la compagnia aerea acquisita da Lufthansa dopo il fallimento del gruppo SAir nel 2001 di cui faceva parte anche Sabena: oggi è considerata una compagnia modello. Swiss conta in flotta 83 aerei, di cui 27 di lungo raggio, ed è stata la prima a puntare sugli Airbus A220 per i voli di corto raggio andando a sostituire i turboelica Saab 2000 e gli ormai vetusti BAE-146. Dopo il tragico incidente del volo Swissair 111 da New York a Ginevra che costò la vita a 215 persone, e nonostante la colpa non fosse dei piloti ma del materiale infiammabile a bordo dell’aeromobile che rese impossibile manovrarlo, la compagnia subì un drastico calo delle vendite (più del 90%) tale che con la crisi dell’11 settembre dovette dichiarare il fallimento. Chi prima volava con Swissair smise di prendere i voli della compagnia aerea svizzera che da lì in meno di 18 mesi precipitò nel baratro, segno che la sicurezza dei voli è un fattore molto importante per i passeggeri. Oggi invece Swiss è uno dei fiori all’occhiello del gruppo tedesco ed è tra le 10 migliori compagnie aeree al mondo anche per il fattore sicurezza.
Lufthansa è leader anche nel settore della manutenzione, infatti Lufthansa Technik è una delle più importanti aziende di manutenzione al mondo con oltre 21 mila dipendenti e un fatturato di oltre 4 miliardi di euro. Neanche AFI KLM E&M, la società di manutenzione del gruppo Air France-KLM, riesce a fare meglio, fermandosi a circa 1 miliardo di euro di fatturato ma con “soli” 14 mila dipendenti.
Lufthansa, inoltre, macina ottimi risultati anche in Italia dove è già proprietaria di Air Dolomiti, storica compagnia aerea fondata in Friuli Venezia Giulia dall’allora Presidente democristiano della Regione Adriano Biasutti, che fece in modo di unire politica e imprenditoria accompagnando Alcide Leali in un’avventura che si concluse poi con la cessione di tutte le azioni di Air Dolomiti che erano detenute dal Gruppo Leali e dalla Friulia Spa (la finanziaria della Regione FVG) a Lufthansa.
Air Dolomiti nei prossimi mesi dovrebbe ricevere 9-10 aerei direttamente da Lufthansa City Liner: sono degli Embrear E-190 che dovrebbero posizionarsi in vari scali italiani per collegamenti di feederaggio verso gli hub di Monaco e Francoforte, e ha in previsione nuove assunzioni di piloti e assistenti di volo. Air Dolomiti, infatti, è una delle questioni che a mio avviso il nostro Governo non ha ancora saputo mettere sul tavolo ed è una incognita molto importante da non sottovalutare nella trattativa con il vettore tedesco.
A cosa serve avere due compagnie nello stesso Stato? Ci sarà una fusione tra ITA e Air Dolomiti? Air Dolomiti verrà chiusa e il personale sarà inglobato in ITA? Perché sviluppare ulteriormente il feederaggio verso gli hub di Monaco e Francoforte quando invece Lufthansa, qualora dovesse acquisire ITA, dovrebbe sviluppare prima il nostro mercato? Il marchio Alitalia che fine farà? Molti quesiti ai quali oggi non siamo ancora in grado di dare una risposta concreta.
E quindi Lufthansa a tutti i costi? Forse sì, forse no. Come detto, in agguato ci sarebbe sempre Air France con Delta che rimangono in dolce attesa, quella di conoscere la proposta definitiva di Lufthansa per poi poter a loro volta eventualmente rilanciare. Ma la scacchiera delle compagnie aeree vede sul piatto anche la partita che si sta giocando su TAP-Air Portugal attualmente in fase di cessione.
C’è chi sussurra che i due colossi (LH e AF per intendersi) si siano già messi d’accordo: in caso di cessione di ITA a Lufthansa, Air France avrebbe il via libera su TAP senza offerte ostili da parte dei tedeschi e con il beneficio di poter sviluppare i voli molto remunerativi verso il Sud America.
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