L’amministratore delegato di ITA Fabio Lazzerini ha recentemente spiegato che il carburante ecologico costa sette volte più di quello tradizionale e che l’azienda sta pagando il carburante tradizionale quasi il doppio rispetto a quanto messo in budget, dimostrando senza volerlo come la compagnia aerea sia un nuovo carrozzone non competitivo rispetto ad altre grosse linee aeree con flotte diverse.
Se non sbaglio sin dall’avvio di ITA Lazzerini è stato al comando e le scelte sul non utilizzare ancora per un po’ i vecchi velivoli Alitalia, secondo me validi, e comprare l’hi-tech nuovissimo di Airbus vennero prese anche da lui insieme a chi era dall’inizio in azienda, inclusi il Governo di allora e i consulenti pagati a peso d’oro.
Alitalia bene o male aveva degli Embraer, A319, A320 e B777 che, secondo me, potevano far comodo ancora e il lungo raggio si poteva riavviare prima e con più destinazioni e frequenze, evitando le perdite e il cedimento di quote di mercato alla concorrenza, difficili da recuperare specialmente con un marchio nuovo che nessuno conosce al mondo al contrario di Alitalia che insieme alla Ferrari e tra i nostri marchi più noti all’estero. Oggi molti piloti Alitalia potevano continuare a lavorare e il costo del capitolo flotta sarebbe stato inferiore, come pure la pressione a cedere a un padre padrone. Ritengo tutto ciò un danno economico sia per noi che per i piloti. Gli americani, grandi pionieri di aviazione, hanno in Delta ancora dei B757 e B717 ex MD80 che non si fabbricano più e United dei B757.
Credo che il vantaggio di ITA fosse proprio quello di avere a disposizione il personale Alitalia e la flotta, a parte tutti gli altri asset, e per seguire il diktat ipocrita dell’Ue sulla discontinuità ha rinunciato a utilizzarli con il risultato di avere poi comunque una continuità molto palese che non si può nascondere, a partire dal fatto che senza il codice AZ ITA non volerebbe, senza dimenticare la richiesta da parte dei giudici di documentazioni nella cause aperte da dipendenti ex Alitalia. Quindi, il realizzare oggi che la scelta della flotta su aerei nuovi ecologici può essere controproducente allo sviluppo di ITA stessa è come scoprire l’acqua calda, invece bisognava fare un cambio di flotta graduale in base ai numeri e il profitto realizzato, come da me già descritto in articoli precedenti.
Con ciò non voglio dire che non dobbiamo dirigerci verso la decarbonizzazione, ma che dobbiamo farlo in modo intelligente. Oggi se avessimo aspettato a rinnovare la flotta avremmo tre componenti in meno che creano costi onerosi: costo per acquisto aerei nuovi, training per piloti su aerei nuovi tipo A220 e A350 e cause dei piloti ex Alitalia di Embraer e B777 che erano riutilizzabili.
Con tutto che il danno ormai è stato fatto, mi fa piacere che Lazzerini si sia reso conto del problema e dato che, come si dice, finché c’è vita c’è speranza, mi auguro che si rivedano gli acquisti di flotta per dotarsi di aeromobili forse non nuovi di zecca, ma meno costosi e ridurre così la pressione a svendere un’azienda che appartiene a tutti i cittadini italiani. Sono sicuro che se si facesse un referendum chiedendo se si preferisce vendere ITA con il marchio Alitalia pagato 90 milioni di euro a un gruppo egemone come Lufthansa, Air France/Klm, IAG, United, Delta, Etihad, Emirates, Turkish Airlines o altri simili grossi che non la farebbe crescere, oppure se sia meglio lasciare la compagnia indipendente e cercare sponde con altre linee aeree simili per creare la quarta alleanza in Europa e poter crescere e competere con i grandi, credo che i cittadini sceglierebbero la seconda opzione.
Infine, c’è chi ipotizza che si spenderebbe meno in carburante con la cessione a Lufthansa, ma anche i meno esperti sanno che un problema del genere va risolto facendo scelte migliori sulla flotta e su un network valido. Sarebbe bello vedere ITA con dirigenti che sperano e lottano per un rilancio di Alitalia come linea indipendente senza un padre padrone estero.
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