E così la saga ITA, dopo l’annuncio della trattativa esclusiva con Lufthansa (che però era stato preceduto tempo fa da un analogo comunicato emesso dal Governo Draghi col fondo Certares), continua nella sua roulette russa di decisioni che poi si rivelano spesso dei bluff. Ora vediamo come terminerà questa ennesima puntata della telenovela, ma sarebbe opportuno ricordare alcune cosette che, a mio modo di vedere (ma non solo), sono importantissime.
In primo luogo il partito FdI, immediatamente dopo i rumors mediatici, ha fatto sapere, attraverso un comunicato diretto da Fabio Rampelli (uno dei maggiori responsabili del partito di maggioranza elettorale) ai lavoratori ex Alitalia, a parte il rispetto della loro precedenza, in caso di assunzioni da parte di ITA, che “ora però occorre anche contrastare una tendenza riaffiorante ad abbandonare l’idea di far rinascere il terzo polo nel trasporto aereo europeo per svendere Alitalia a Lufthansa. Non è mai stato questo l’obiettivo del centrodestra. Il mercato italiano è fiorente e basta un soffio per farlo tornare in posizione primaria, pochi aggiustamenti su lungo raggio, partnership commerciali idonee, diversa gestione aeroporti, soluzione concorrenza low-cost, management onesto e competente sul settore industriale e non sulla finanza… ingredienti che il Governo deve valutare dandosi un obiettivo strategico, senza rischiare di far trovare la nostra compagnia aerea trascinata nel gorgo degli interessi tedeschi. La sovranità nazionale si esercita anche e soprattutto nel presidio degli asset strategici aggrediti famelicamente da multinazionali straniere. E questa è una delle sfide annunciate da FdI in campagna elettorale, che Giorgia Meloni farà di tutto per vincere”.
Anche se la compagnia tedesca ha fatto capire di voler inizialmente entrare con una quota di minoranza in ITA (ma poi è chiarissimo di volersela pappare tutta, suo punto fermo da sempre) emergono particolari molto inquietanti che pongono dei veri punti interrogativi sulla questione.
In primis, bisogna chiedersi come due esigenze diametralmente opposte possano coesistere, perché o il vettore tedesco entra con una quota di minoranza e così rimane lasciando le redini della compagnia in mani italiane (quindi solo una partecipazione come ne esistono da anni tra vettori) oppure lo stesso possa prende la proprietà completa quando il partito principale dell’attuale maggioranza politica italiana esprime un forte “niet” al progetto.
Soprattutto colpisce anche il sostanziale silenzio della Lega che, malgrado faccia parte (con una percentuale bassissima, come FI) della maggioranza non si esprime sulla questione: o meglio si era espressa tempo fa ribadendo quanto già asserito da diversi anni (fine 2000) dichiarandosi apertamente alleata della Germania. Ma come ora possa vincere la partita con un due di briscola rimane francamente difficile da decifrare.
Poi c’è un’altra questione, non proprio di secondaria importanza: Lufthansa ha dichiarato apertamente che, in caso di acquisizione di ITA (ma sarebbe meglio dire Alitalia, marchio di cui ITA è proprietaria e che i tedeschi vogliono recuperare a ogni costo) le quasi 1.250 cause intentate dagli ex lavoratori Alitalia in CIGS dovrebbe pagarle lo Stato. La questione fa parte di una stranissima decisione presa dal Governo Draghi che a suo tempo, in base a una lettera “secretata” ricevuta dalla Ue, mise mano alla legge 2112 sui diritti dei lavoratori nel cambio di gestione delle aziende (che fino ad allora rimanevano inalterati) modificandoli a livello contrattuale e abbassando notevolmente il costo del lavoro: portandolo cioè a livelli di molto inferiori a quelli addirittura delle low cost, quando fin dal 2006 con la vecchia Alitalia, come i lettori del Sussidiario sanno, tale voce era già la più competitiva in Europa.
La faccenda è che, nonostante le richieste dell’allora Presidente della Camera dei deputati Fico, che… dopo la votazione… si era accorto di aver votato una modifica basata su di un documento praticamente sconosciuto, Draghi fece pervenire poi solo parte della famosa lettera e la questione ha poi prodotto la denuncia degli ex lavoratori, visto che la stessa Ue aveva precedentemente detto di non voler abbassare il costo del lavoro: poi esiste una norma secondo la quale i documenti possono essere secretati solo se mettono in pericolo la sicurezza di uno Stato membro… e questo non mi sembra il caso.
Come si vede una questione davvero metafisica, ma le sorprese non finiscono qui: difatti il Governo tedesco ha fatto sapere a Lufthansa che gli emolumenti spropositati accordati al suo management sono in netto contrasto con gli aiuti ingenti dello Stato durante la crisi dovuta al Covid-19, soldi che hanno evitato la chiusura del vettore. Insomma, ciliegina sulla torta di una questione che continua nella sua illogicità e che fa capire come sarebbe ora di sollevare il velo di omertà su questa storia e fare una buona volta chiarezza su cosa voglia fare l’Italia da grande… e non solo nei cieli!
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