La questione ITA-Lufthansa continua a occupare un importante spazio mediatico anche perché le novità sono all’ordine del giorno. La cosa che più che colpire, indigna, è quella risaputa e tante volte descritta non solo di come in pratica l’Italia (seconda potenza industriale della cosiddetta Unione) di fatto non abbia alcuna influenza sulle politiche economiche, ma anche quanto poco importi alla classe politica attuale che il nostro Paese perda letteralmente i pezzi di marchi prestigiosi e oltretutto importantissimi per la nostra economia.



Sembra davvero impossibile che la nazione nella quale solo nel 1999 si stava costruendo la più grande aerolinea europea con il famoso accordo con l’olandese KLM sia oggi ridotta ad avere, caso unico nell’Ue, una compagnia che potrebbe “comicamente” definirsi di bandiera con solo il 3% dei voli dell’intero grandissimo e in costante sviluppo traffico nazionale. E poco dovrebbero dire coloro che continuano con il refrain che Alitalia e ITA negli ultimi 50 anni ci sono costate ben 14 miliardi di euro, dimenticandosi un paio di cosette.



La prima è che, se ci confrontiamo con il traffico ferroviario, scopriamo che Trenitalia ci costa molto, ma nessuno dice niente. La seconda è che con la sua attività la vecchia Alitalia ha contribuito non poco a generare ricavi altissimi non solo nell’importantissimo settore turistico, ma anche nella promozione del “made in Italy” che tanto assilla il Governo attuale che però ha registrato una vittoria storica facendo togliere gli adesivi di “Prodotta in Italia” alla nuova Topolino made in Fiat (francese) e prodotta in Marocco: l’onore è salvo miei prodi!



Ma, come abbiamo visto, qui si tratta ormai non solo di perdita di entità importantissime che gestiscono servizi basilari per lo sviluppo economico di un Paese, ma pure di tutta una storia di diritti sul lavoro che sta in pratica distruggendo risorse con decisioni che hanno il sapore spesso di una boutade, uno scherzo, ma che poi alla fine si rivelano metafisicamente reali.

L’ultima novità, in questo che ormai è un Circo Barnum, investe ancora una volta gli ex dipendenti Alitalia. Un episodio emblematico, lavoratori assunti in continuità sulle basi di una sentenza a loro favorevole e licenziati scoprono una situazione paradossale. Ce la descrive Carlo Furiga, Segretario nazionale del sindacato Assovolo.

Ci spiega cosa sta capitando a questi lavoratori che a breve torneranno davanti a un giudice che deve decidere dei loro destini?

I lavoratori reintegrati a seguito di sentenza, poi licenziati per non essersi presentati a una visita medica posta su giorni di part-time, riposi e ferie, quando hanno richiesto la Naspi hanno scoperto che la sentenza non era stata pienamente esecutata; li hanno assunti ex novo, non in continuità come sentenziato dal giudice. Non avendo Alitalia ceduto il contratto per trasferimento di ramo d’azienda, come da sentenza, risultano con doppio rapporto di lavoro a tempo indeterminato da due distinti datori di lavoro. Alitalia stessa nel frattempo ha continuato e continua a fornire le buste paga, con relativo invio dei flussi per la percezione della Cassa integrazione, all’Inps, che li blocca. La stessa direzione dell’Inps ha dato l’ok ai Centri per l’impiego per l’erogazione della Naspi, facendo finta di non rilevare l’abnorme discrepanza. Praticamente ci troviamo nell’unico caso nazionale in cui un cittadino ha due rapporti di lavoro e l’ente preposto fa finta di non accorgersene.

Davvero incredibile e assurdo… E come vi siete mossi?

Quanto avvenuto è stato prontamente denunciato al Comitato di vigilanza Inps e all’Ispettorato nazionale del lavoro.

E cos’è accaduto?

Hanno bloccato in presa diretta i sussidi a tutti i lavoratori Alitalia immediatamente dopo che è venuto a galla questo fattaccio, l’ennesimo, perpetrato a chi rivendica in sede giudiziaria le illegalità palesi del trasferimento di Alitalia a ITA.

Come interpreta quanto sta avvenendo?

Ovviamente quanto accaduto è una palese ritorsione perché la manina che ha creato tutto questo disastro teme per le proprie falangi.

(Guido Gazzoli)

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