Ugo Arrigo, professore di Economia Politica alla Bicocca e ex consigliere di Ita, non è d’accordo con le motivazioni date dalla Commissione dell’Ue per il rinvio della decisione sulla fusione di Ita e Lufthansa, che fanno riferimento alla limitazione della concorrenza. Il grado di liberalizzazione del mercato italiano del trasporto aereo è infatti tra i più elevati dell’Europa. Dal 1997 il volume è più che triplicato, con la debolezza della compagnia di bandiera che ha contribuito all’espansione delle compagnie low cost.
Secondo i dati del 2022, in Italia la quota di mercato sui voli domestici maggiore era di Ryanair col 49,8%, seguita da Ita col 19,8%. Nei voli infra Europa, invece, Ryanair si attesta al 37,3%, mentre Ita solo al 3,5%. Il gruppo Lufthansa invece al 10,4%, similmente al gruppo Iag. “Siccome Lufthansa non vola dentro l’Italia, una fusione con Ita non farebbe altro che rafforzare l’ex Alitalia e quindi garantire maggiore concorrenza. Se Lufthansa avesse già avuto nel 2022 il pieno controllo di Ita la sua quota sarebbe stata del 14% invece del 10%, con l’effetto di aumentare la concorrenza rispetto a Ryanair”, ha sottolineato l’esperto.
Ita-Lufthansa, Arrigo smentisce l’Ue: “Concorrenza non diminuisce”, le motivazioni per il rinvio non reggono
I dubbi della Commissione sulla fusione tra Ita e Lufthansa riguardano in particolare la concorrenza sulla fornitura di servizi di trasporto aereo passeggeri su determinate rotte a corto raggio che collegano l’Italia con i Paesi dell’Europa centrale. Il riferimento in particolare è a quelle tra gli aeroporti Ita di Fiumicino e Linate e gli hub Lufthansa di Francoforte e Monaco. “Su queste le condizioni di concorrenza sono simili a quelle che riguardano i collegamenti con hub importanti quali il Charles De Gaulle a Parigi e Heathrow a Londra”, ha commentato Ugo Arrigo. Anche per le lunghe tratte non ci sarebbero cambiamenti perché le alleanze semplicemente si sposterebbero.
L’Ue, piuttosto, dovrebbe secondo l’esperto preoccuparsi della scarsa concorrenza nei grandi hub dovuta al fatto che le maggiori compagnie hanno conservato gli slot che possedevano prima della liberalizzazione del mercato. “L’idea che la Commissione mette questi paletti perché la concorrenza si ridurrebbe, è campata per aria. La mia impressione è che la commissione non voglia rompere gli equilibri dei grandi vettori”, ha concluso.