La cessione di ITA Airways a Lufthansa è stata un processo lungo e travagliato, ricco di smentite, dietrofront improvvisi e colpi di scena. Alla fine il matrimonio (in pieno stile manzoniano) si è fatto: il gruppo di compagnie aeree tedesco ha annunciato il suo obiettivo di acquisire completamente ITA Airways. La stampa tedesca ha elogiato l’operazione, del resto Alitalia (ancora si utilizza il vecchio nome in Germania) è da sempre un pallino di Berlino.
Lufthansa prenderà quindi una quota del 41% di ITA Airways mediante un aumento di capitale di 325 milioni di euro, che fluirà direttamente al vettore italiano. Questa quota di partecipazione potrebbe essere estesa in base alle prestazioni della compagnia aerea durante questo e il prossimo anno, come dichiarato dal Ceo di Lufthansa, Carsten Spohr. Esiste poi l’opzione che Lufthansa porti la partecipazione al 90% nel 2026-27 e ci sono ulteriori opzioni per acquisire il restante 10%, ma ciò, ha detto Spohr, “dipende dallo sviluppo economico di ITA”. Il gruppo tedesco ha fatto di tutto per comprare ITA a un prezzo basso, puntando sulle dichiarate difficoltà finanziarie della compagnia italiana.
Il processo di modernizzazione della compagnia va avanti spedito (un buon segnale), la transizione aziendale dovrebbe durare 24 mesi, giusto il tempo per chiudere l’affare da parte dei tedeschi. Dati alla mano: nel maggio 2023 ITA Airways ha preso in consegna il suo primo A330-900, che sarà utilizzato per servire le sue rotte a lungo raggio e nuove destinazioni intercontinentali a partire da giugno. L’introduzione del nuovo A330 è parte della strategia di ITA Airways di modernizzare la flotta e raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di sostenibilità. ITA Airways gestisce già tutte le famiglie di aeromobili Airbus con una flotta di 68 macchine (4 A220s, 50 A320 Family, 8 A330-200s e 6 A350-900s). L’A330 offre una riduzione del 25% nel consumo di carburante e nelle emissioni di CO2, ed è capace di volare 7,200 nm/13,334 km senza sosta, un vero gioiello. Questi investimenti sono stati messi in cantiere dallo Stato italiano, è bene ricordarlo.
Lufthansa vorrebbe portare al più presto in auge il marchio Alitalia con livrea classica annessa: il marchio italiano, infatti, nonostante una narrazione ostile e conti spesso in disordine, rappresentava all’estero sinonimo di eccellenza. A livello simbolico non avere una compagnia aerea nazionale e stare nel G-7 è indice di un declino che si spera di invertire.
Golden Power e ITA Airways
La Golden Power Regulation (GPR) è un meccanismo di controllo degli investimenti stranieri in Italia ed è applicabile a un’ampia gamma di settori, attività, beni e relazioni che possono, in linea di principio, essere considerati strategici per l’interesse nazionale. Nel caso specifico di ITA Airways e Lufthansa sappiamo che il Governo italiano potrebbe ricorrere all’uso della GPR per condizionare o mettere un veto sulla governance e sulle future strategie, dallo spostamento di asset fino alla tecnologia di volo. Quest’aspetto potrebbe consentire di limitare l’azione di Lufthansa nonostante l’aumento della quota previsto dopo il 2025. L’obiettivo sarebbe quello di mantenere il controllo sulla compagnia, considerata strategica per il Paese (tale approccio lo applicò la Germania stessa con Opel respingendo le offerte di Marchionne e la Francia con la poi bloccata acquisizione di Stx da parte di Fincantieri).
L’affaire Lufthansa-ITA è quindi un vero affare per l’Italia?
ITA ha un impatto economico diretto e indiretto sull’economia italiana, lo ha ora e lo avrà più significativamente dal 2025, quando il risanamento sarà completata. Direttamente, l’espansione della flotta dell’ITA, che passerà da 52 a 105 aeromobili entro il 2025, significa più posti di lavoro nel settore dell’aviazione e nelle industrie correlate, come la manutenzione degli aeromobili e i servizi aeroportuali. Questo segmento avrà uno sviluppo notevole (e in parte è frutto delle ristrutturazioni del passato, tramite finanziamenti pubblici). Inoltre, ITA prevede di espandere la sua rete di destinazioni e rotte, passando da 44 destinazioni e 59 rotte nel 2023 a 74 destinazioni e 89 rotte nel 2025. Questo aumento del traffico aereo può stimolare l’economia locale attraverso l’industria del turismo e altre attività commerciali collegate.
ITA si posizionerà come la compagnia aerea di riferimento per il traffico di affari e di svago presso l’hub di Roma Fiumicino e l’aeroporto di Milano Linate, due dei più importanti snodi di trasporto del Paese. Lufthansa, quindi, raccoglierà i frutti di questa programmazione e sicuramente darà precedenza agli scali tedeschi e quelli italiani non saranno mai concorrenziali con quelli teutonici. Questo atteggiamento porterà ovviamente a una stagnazione dello sviluppo di ITA. Il nostro Paese rischia di perdere un lavoro di anni, finanziato dai contribuenti e per paradosso vendendo a una compagnia aiutata dallo Stato tedesco (30% di aiuti in più rispetto alla vecchia Alitalia). In pratica, il controllo di ITA sarà ceduto nel momento in cui comincerà a generare utili.
Oggi le strade sono sostanzialmente due: una forte capitalizzazione statale che metta in sicurezza le aziende o in alternativa la creazione di consorzi europei competitivi per settore (ovviamente mantenendo autonomia nazionale, sulla falsariga dei consorzi militari sui mezzi, come nel caso di Tornado, Eurofigher o Tempest).
Il mondo appare cambiato e l’affaire Lufthansa-ITA pare appartenere a una concezione un po’ vetusta, sarebbe stato un vero affare forse prima del 2020. Nel mentre sarà compito del Governo di turno vigilare attentamente per fare in modo che l’interesse dei contribuenti italiani non sia a rischio, anche ricorrendo alla Golden Power. Ai posteri l’ardua sentenza, per concludere citando il Manzoni.
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