Nei giorni scorsi si è appreso dalla stampa che ITA ha chiesto ad Aerotalia di rinunciare al suo marchio per tutelare la proprietà intellettuale dell’aerolinea di bandiera che non usa, Alitalia, ma di cui detiene il marchio. Credo che i due marchi siano differenti, ma saranno le autorità competenti a decidere in merito. Posso solo dire che se il nome Aeroitalia include la parola Italia è logico che vengano utilizzati i colori nazionali. La A sulla livrea per Aeroitalia e Alitalia viene dalla lettera iniziale. Si può pensare che nessuna compagnia il cui nome inizia con la A e usa il tricolore potrebbe usare una A come logo?



Ho seri dubbi, ma al di là di questo va ricordato che i nostri ultimi tre Governi hanno permesso che il nome di Alitalia e i suoi simboli morissero: ormai restano sui pochi aerei abbandonati a Fiumicino e nei cartelloni nelle manifestazioni degli ex dipendenti Alitalia, un’immagine triste per una compagnia che ha portato il nostro nome all’estero per mezzo secolo.



Tutti in Italia, dai cittadini agli esperti del settore, sono molto dispiaciuti su come sia andata per Alitalia e com’è finito male il settore aereo in quello che è il terzo Paese dell’Ue, ma che si trova ridotto peggio di Portogallo, Svizzera, Austria e Paesi Bassi, che hanno delle compagnie aeree nazionali migliori, con flotta e network più grandi e una migliore immagine internazionale.

ITA resta in bilico senza i soldi di Lufthansa e il Governo si rifiuta di prendere in considerazione di nazionalizzarla facendola diventare un’azienda di Stato, riutilizzando Alitalia, come già descritto dettagliatamente in un articolo precedente. Utilizzare nuovamente Alitalia sarebbe il modo migliore per difendere il marchio. In Italia, in ogni caso, abbiamo un bisogno disperato di nuovi vettori nazionali, quindi ben vengano nuovi o chi come Aeroitalia si sta espandendo. Purtroppo ITA con il suo piano industriale, secondo i miei calcoli, può arrivare a coprire nei prossimi due anni il 12-15% del mercato. Quindi, anziché fare la guerra a un altro vettore più piccolo, credo bisognerebbe cooperare per affrontare i vettori stranieri che ci stanno mangiando e pagano tasse altrove e ricevono concessioni pubbliche nostre grazie all’assetto errato dei nostri aeroporti.



Se altri vettori nascono in Italia è positivo, in quanto possono riempire quel grande vuoto lasciato da Air Italy, Alitalia e Blue Panorama. E l’utilizzo del tricolore credo sia positivo, perché l’immagine dell’Italia deve spargersi il più possibile, perché ITA domani potrebbe essere tedesca. Riguardo la scelta del nome, inoltre, credo che dovremmo ricordarci che quello di ITA, se vogliamo essere onesti, già esisteva al momento della sua costituzione, essendo presente in Brasile ITA Transportes Aereo Ltda. costituita un anno prima della ITA italiana, cosa da me esposta pubblicamente. Ho anche inviato mail alle rispettive autorità nel 2021, sperando che cambiassero il nome, ma non ho mai ricevuto risposta. In ogni caso, un anno dopo la costituzione della ITA italiana, la omonima in Brasile ha cessato di volare e oggi esiste solo la nostra ITA al mondo per nostra fortuna.

Per avere una giusta collocazione di primo ordine il Governo e ITA devono comprendere che ci vorranno molti anni per arrivare a quello che potrebbero ottenere più velocemente se riutilizzassero il marchio Alitalia da subito, quindi fare le guerre ad altri vettori per i marchi non serve. Bisogna, invece, riconoscere che proprio la scelta di un nuovo nome è stata parte del fallimento e bisogna cambiare direzione subito. Il primo passo è rimettere in attività il marchio Alitalia senza venderlo a gruppi egemoni, perché non è giusto che vada in mano straniere.

Se il Governo mi avesse risposto avrei potuto esporre come mantenere il nome Alitalia anche fondando una nuova società, ma non parlano con i comuni mortali.