E nel grande casino metafisico che riguarda ITA, ecco che lunedì scorso è scoppiata una bomba mediatica “attesa” una settimana fa: secondo alcuni organi di stampa, ormai ITA sarebbe tecnicamente fallita, nonostante proprio la settimana scorsa l’AD Lazzerini (ex dirigente Alitalia) avesse dichiarato che, rispetto al 2022, le cose andassero molto meglio. E difatti la riunione del Cda, prevista per questo mese di luglio, non è ancora stata annunciata perché le enormi perdite dovute alla gestione operativa, senza i relativi interventi, costringerebbero, a causa del mancato aumento di capitale previsto, a portare veramente i libri in Tribunale. La cosa ha fatto parecchio arrabbiare i tedeschi di Lufthansa, che stanno scoprendo un vero e proprio vaso di Pandora all’interno della compagnia aerea italiana (oltre ai problemi che pure loro hanno, specie con l’Ue).
A questo punto non si sa né come, né quando Lufthansa potrà prendere le redini della faccenda, anche in base all’accordo recentemente stipulato con ITA, perché per farlo dovrà attendere il beneplacito dell’Ue che però, se arriverà, sarà a prezzo di pesanti decisioni che imporranno la cessione di alcuni slot. Una situazione certamente difficile e che sta creando pure notevoli problemi, tanto agli attuali dipendenti ITA, come agli ex Alitalia, che si pongono in trepidante attesa di verificare quale sarà il loro futuro. Per cercare di districare questa matassa nata da decisioni passate (e anche attuali) profondamente discutibili abbiamo chiesto un parere a Carlo Furiga, Segretario nazionale di Assovolo Trasporto Aereo.
Qual’è la sua opinione sulla bomba mediatica di lunedì scorso?
Fintanto che non ci sarà chiarezza sulla composizione del prossimo Cda, ITA fluttua in un pericoloso limbo oggi sostenibile a seguito dell’alta stagione estiva che riempie i voli e le casse. Il Governo, o fa un passo indietro, o due avanti, consentendo che i correttivi vengano posti alla svelta, con un nuovo Consiglio di amministrazione credibile e competente, che apporti immediati concreti cambiamenti per porre in sicurezza l’azienda.
Come sta procedendo la causa, dopo la recente vittoria della vostra organizzazione in Tribunale?
Collegandomi a quanto detto, rispondo. I dirigenti che hanno sempre tirato le fila del trasporto aereo italiano, denominandolo Alitalia o ITA ora, sono sempre gli stessi: sia nei ruoli apicali, sia a livello di middle management. E i risultati sono eclatanti, in negativo, sempre. Hanno sempre usato il costo lavoro, ricordiamoci, tra i più bassi in Europa anche in confronto alle low cost, come male supremo del dissesto e quindi da esso hanno attinto per oltre un ventennio in modo di cercare di far quadrare i conti. L’ultimo capolavoro, con molto sarcasmo, è quanto perpetrato ad opera di Altavilla e dei manager chiamati da… Alitalia, riducendo di circa il 40% le retribuzioni dei lavoratori del ramo d’azienda di volo. Ora questo percorso sta crollando e rischia di esser usato a pretesto dell’implosione dell’azienda stessa. Ridicolo.
Il personale tutto è estremamente preoccupato dalla possibile evoluzione dell’intera situazione e stanno circolando delle voci, spesso create ad arte, sia di mancati pagamenti della Cassa integrazione (parte della contribuzione elargita dal Fondo speciale del trasporto aereo) che di convocazioni di personale per l’assunzione che poi non avviene. Cosa ci può dire al riguardo per fare chiarezza in questa intricata vicenda?
Siamo in attesa della sentenza e dell’esecutività del dispositivo. Ci sono tempi tecnici non ancora scaduti. Tempi dopo i quali esistono specifici strumenti per smuovere la controparte. Al riguardo dei pagamenti, per i ricorrenti, sono stati riconosciuti in piena continuità del rapporto di lavoro, per cui il pagamento da subito, e retroattivo da ottobre 2021, compete a ITA.
(Guido Gazzoli)
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