L’Italia è davvero a casa per il Coronavirus? Il blocco degli spostamenti non è ancora totale, e non potrebbe esserlo per via di alcuni spostamenti che sono ancora possibili, ma comunque è stato registrato un calo importante, del 50 per cento, da una provincia all’altra. E c’è anche una riduzione degli incontri tra le persone. A scattare questa fotografia, ovviamente parziale, è “Covid-19 Mobility Monitoring Project”, una ricerca realizzata dalla fondazione Isi, che è specializzata in Data science, con la collaborazione della società statunitense Cuebig e dell’università di Torino. I movimenti degli italiani, come riportato da Repubblica, sono stati “tracciati”. I sei ricercatori coinvolti nel progetto hanno usato la localizzazione di 170mila smartphone, per mappare cosa è accaduto dopo i primi casi di Coronavirus in Italia e le restrizioni imposte dal governo che hanno trasformato il nostro Paese in una “zona protetta”. Si tratta dunque solo di un primo indicatore di come è cambiata la mobilità e la socialità degli italiani nell’emergenza.
SPOSTAMENTI CORONAVIRUS, ITALIA A CASA?
Cuebig è un gruppo che si occupa di analisi della mobilità con la localizzazione dei cellulari. E quindi ha fornito i dati raccolti per l’analisi degli spostamenti durante l’emergenza Coronavirus. I modelli più recenti usano gps, wifi e beacons, le reti a cui ci si collega, per tracciare le posizioni. Queste informazioni, che sono anonime, permettono di tracciare in maniera precisa gli spostamenti degli utenti che «hanno espresso il loro consenso a condividere i loro dati di posizione, tramite un’apposita funzione inserita in tutte le app dei partner». I dati sugli spostamenti, circa 175 milioni di posizioni in totale, sono stati analizzati dal 22 febbraio, quindi dopo la scoperta del primo caso a Codogno, al 10 marzo. Stando a quanto riportato da Repubblica, la variazione dei comportamenti dopo la creazione della prima “zona rossa” sono particolarmente evidenti. C’è stata una riduzione della mobilità da una provincia all’altra tra il 10 e il 30 per cento. Dopo l’estensione delle restrizioni, si è saliti al 50 per cento, con punte del 100 per cento a Lodi, Fermo, Piacenza e Vercelli, rispetto al periodo precedente l’epidemia.
LO STUDIO PROSEGUE SUL “LOCKDOWN” ITALIANO
Lo studio sugli spostamenti in Italia durante l’emergenza Coronavirus rileva anche che gli incontri tra le persone sono scesi del 19 per cento a livello nazionale dopo l’estensione della “zona protetta” all’Italia. Il calo maggiore è stato registrato negli spostamenti dal Nord e dal Centro Italia, con una diminuzione del 50-70 per cento. Sono dati importanti, ma non si può parlare di blocco totale. Del resto, lo studio è in fase iniziale. Il modello verrà sviluppato nei prossimi giorni, ma il monitoraggio continua. Il campione, seppur esteso, non è stato selezionato con criteri statistici, ma geografici. In ogni caso, come riportato da Repubblica, l’analisi dei dati di localizzazione degli smartphone è già stata usata in ambito accademico per ricerche sulla mobilità delle persone. Ora si sta monitorando il funzionamento del “lockdown” e la reazione delle persone alle restrizioni imposte dal Governo a causa dell’emergenza Coronavirus. «Il tipo di lavoro che stiamo facendo ora è unico in Italia e al mondo».