COME HEZBOLLAH ENTRA IN ITALIA (E IN EUROPA)

Diversi jihadisti hanno ottenuto la cittadinanza italiana grazie a funzionari corrotti: sono almeno 5 i militanti di Hezbollah che circolavano senza problemi in Italia con un passaporto grazie a documenti falsi. La vicenda è stata resa nota dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sollecita la revisione della legge sulla cittadinanza, anche alla luce delle irregolarità che emergono. Il vicepremier, nonché leader di Forza Italia, ha segnalato che sono in corso controlli alla Farnesina per chiarire la posizione di cinque libanesi che erano riusciti a ottenere la cittadinanza italiana tramite falsi certificati, quindi ne è stata chiesta la revoca.



La vicenda risale a un paio di mesi fa, ve ne avevamo già parlato tramite la denuncia del deputato eletto all’estero Andrea Di Giuseppe (Fratelli d’Italia) e riguarda un traffico di passaporti richiesti in Venezuela, dove è presente una comunità di libanesi, compresi sciiti con collegamenti con Hezbollah. Alcune delle persone che hanno ottenuto la cittadinanza sarebbero trafficanti di droga che si sono avvalsi di finti antenati italiani. La denuncia di Di Giuseppe, che è stato anche minacciato per questo, è stata approfondita dalla Farnesina attraverso i suoi ispettori, quindi il console dal Venezuela è stato richiamato a Roma. Gli aspetti da chiarire sono ancora tanti, infatti per il deputato siamo solo alla punta dell’iceberg.



I DUBBI SUL CONSOLATO ITALIANO A CARACAS

La vicenda si intreccia con il problema dell’immigrazione illegale e con la sicurezza nazionale, perché questi soggetti che ottengono la cittadinanza italiana e poi finiscono nelle black list Usa per traffico di droga, compravendita di armi e finanziamenti al terrorismo. Il sistema consente di ottenere le cittadinanze false in Venezuela tramite furti di identità e certificati anagrafici falsi per dimostrare di avere un antenato italiano e ottenere il passaporto per discendenza.

Una serie di pratiche sospette hanno gettato ombre sul consolato italiano a Caracas, dove negli ultimi mesi sono state lavorate 8mila pratiche: l’ipotesi è che ci sia un mercato di cittadinanze flase che coinvolgerebbe avvocati, traduttori e funzionari. Di Giuseppe ha presentato un esposto alla procura di Roma, quindi da gennaio sono scattati gli approfondimenti investigativi. Ad aprile sono partiti gli ispettori in Venezuela, in compagnia di finanzieri e carabinieri, per analizzare i documenti. Il console generale Nicola Occhipinti ha fornito l’elenco delle pratiche trattate tra ottobre 2023 e marzo 2024, poi è stato richiamato.



LO SCANDALO PASSAPORTOPOLI SI ALLARGA?

L’ispezione della Farnesina, secondo Il Riformista, potrebbe allargarsi e arrivare nei comuni italiani dove gli jihadisti diventano connazionali con l’aiuto di alcuni funzionari. Infatti, Di Giuseppe ha spiegato all’Adnkronos che i controlli si stanno intensificando anche a livello comunali, soprattutto in quelli da dove provenivano i certificati falsi sulle presunte origini italiane. Viene citato l’esempio di un comune dell’Elba. Il deputato di Fdi parla di una vera e propria “fabbrica” di documenti falsi per ottenere i passaporti italiani. Di Giuseppe ha denunciato alcuni comuni che hanno creato “stamperie” avvalendosi di “pedine sporche“, per un affare da un miliardo l’anno.