Poco tempo fa abbiamo pubblicato un articolo nel quale spiegavamo di come le attuali politiche Ue e la stessa Unione, nella sua essenza basicamente finanziaria ma ben poco legata al concetto di Stato confederale mirante al benessere dei suoi cittadini, fosse ancora lontana, nel marasma geoplitico attuale, dal considerare un rapporto profondo, oltre che reciproco, con il continente latinoamericano.
Manco a farlo apposta, il 25 giugno scorso, nel corso di un convegno intitolato “Argentina: nuove opportunità nel settore energetico e della transazione produttiva”, organizzato dal nostro ,inistero degli Esteri, la Cooperazione internazionale e la Camera di Commercio italiana in Argentina, è emersa l’intenzione, come ha confermato il ministro degli Esteri Tajani, di organizzare una missione a Buenos Aires per raggiungere degli accordi importanti a livello economico e industriale, fatti di investimenti operati dai nostri imprenditori, nonché contratti che facilitano l’import-export visto che l’Argentina è uno dei più importanti produttori di petrolio, gas ma sopratutto litio del mondo.
Ecco quindi aprirsi una finestra che, al di fuori dell’attuale crisi interna di un’Ue che non sa ancora darsi un futuro a causa delle tremende lotte interne dei sovranismi economici di alcune nazioni rispetto ad altre che impediscono pure l’applicazione di accordi peraltro già sottoscritti in questi anni con Paesi del continente latinoamericano, può creare finalmente l’opzione da noi augurata.
Come i nostri lettori sanno, già nel corso della prima visita del Presidente Javier Milei nel nostro Paese c’è stato un incontro tra la Cancelliera argentina Diana Mondino ed entità bancarie, finanziarie e industriali Italiane, con lo scopo di iniziare il discorso dello scambio, perfezionato poi dallo stesso Milei con la sua partecipazione al G7, dove ha non solo incontrato autorità italiane, ma anche quelle di altri Paesi per sviluppare investimenti in Argentina.
Insomma, tutta l’operazione è finalmente partita e la stessa offre vantaggi per il momento grandissimi, visto che l’Argentina si sta allontanando, al contrario di altre nazioni governate dal populismo, sia dalla Cina che dalla Russia, pure se è prevedibile anche uno sviluppo con la prima che, ricordiamolo, ha già da più di un decennio messo in opera intese commerciali che però sono di puro sfruttamento delle sue ricchezze. Il legame, per ora, con l’Italia prevederebbe invece un diverso stile, basato sulla reciprocità, ma anche su investimenti italiani di primaria importanza in diversi settori.
L’unico problema riguarda la tenuta dell’attuale Governo argentino, sottoposto quotidianamente ad attacchi come quelli descritti due settimane fa, da parte di un’opposizione che vuole solo farlo cadere per tornare al tanto amato populismo di perokirchnerista memoria. I decreti governativi sono stati finalmente approvati e la situazione sta pian piano evolvendosi verso quella luce in fondo al tunnel che inizia a vedersi.
Quindi se, come in molti sperano, non ci saranno ulteriori intoppi ingigantiti da certa stampa internazionale molte volte al servizio di determinati poteri, forse calcolando anche il fatto che se l’esperienza di Milei dovesse essere positiva la stessa sarebbe riproducibile in altre nazioni in crisi, come ad esempio la nostra, si inizieranno a porre finalmente quelle basi che da oltre 50 anni la corruzione pazzesca dei Governi populisti argentini aveva impedito: visto che molte volte le prospettive di investimento venivano sfumate da richieste di tangenti che potevano arrivare fino al 70% del valore degli investimenti stessi, bloccando quindi tutto quanto sul nascere.
A tutto questo bisogna aggiungere che, specie nel nostro settore turistico, sta prendendo piede un’immigrazione argentina che occupa spazi sempre più importanti e opera, finalmente, con contratti ben lontani dal caporalato che, purtroppo, continua a esserci in vari settori della nostra economia: il vantaggio si riflette pure sul fatto che quasi tutti i giovani che vengono da noi, occupando posizioni lavorative con scarsa capacità di impiego nostrano, hanno il vantaggio delle loro origini italiane e quindi risultano perfettamente adattabili alle situazioni non creando problemi gestionali.
Insomma, quello che sta accadendo riflette un pò l’intenzione anche della nostra Figc che, per rimpolpare un settore calcistico che nel corso degli anni è stato dominato da stranieri, vorrebbe immettere nella nostra Nazionale calciatori argentini con doppia cittadinanza, fatto che proprio in questo ambiente data da diverso tempo anche se con numeri ridottissimi, ma che ora si rende assolutamente necessario per la scarsità di talenti nostrani.
Di certo siamo agli inizi di un fenomeno generale che, se riuscirà a prendere piede in maniera reciprocamente profonda, saprà garantire un futuro migliore a un’Italia che sta decisamente rischiando di sparire non solo dal punto di vista economico ma anche etnico, a causa della scarsa natalità. Con una profonda ma costruttiva apertura verso una parte del mondo che è stata per troppo tempo poco considerata ma che gli equilibri geopolitici che si stanno sviluppando possono fornire la possibilità di quel legame profondo di cui abbiamo estremamente bisogno: sperando che anche la sconquassata Ue riesca a muoversi in questa direzione. Ne va del nostro futuro.
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