Questa settimana Stellantis ha reso noti i dati della gestione finanziaria 2023. Si tratta di “numeri record” come sottolinea la casa automobilistica, gli utili salgono a 18,6 miliardi di euro e crescono dell’11%. I ricavi netti sono circa di 190 miliardi (+6% rispetto al 2022) e i volumi di consegna registrano un +8%. Non c’è solo quindi una marginalità finanziaria, ma cresce anche il prodotto sul mercato.
La buona notizia per l’Italia è che ai dipendenti sarà riconosciuto un premio di produttività medio di 2.112 euro (+10% rispetto allo scorso anno). L’aspetto tuttavia preoccupante della vicenda Stellantis è che il futuro in particolare italiano non pare così solido come i suoi ricavi: sono recentissimi i dubbi espressi da Carlos Tavares sulle prospettive degli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano, anche se giovedì sulla questione ha dato rassicurazioni. Il G.B. Vico di Pomigliano, peraltro, è tra i siti produttivi più all’avanguardia nel mondo.
Consideriamo inoltre che Stellantis ha già ceduto il Lingotto, privando Torino e l’Italia di un’icona dell’auto. Questo perché la trazione francese è naturalmente attenta a consolidare la produzione transalpina. John Elkann invece – che con la Exor è l’azionista di maggioranza – non ha di fatto legami con l’Italia, anzi ha più guai che altro con il nostro Paese. Benché sembra che Gianni Agnelli lo ritenesse l’uomo giusto per portare avanti la Fiat, John Elkann non si è mai occupato direttamente di industria, soltanto di finanza. L’asset italiano non è per lui un obiettivo di consolidamento.
La vicenda legata all’eredità degli Agnelli inevitabilmente genera incertezza sulla situazione patrimoniale di John Elkann e, conseguentemente, sul futuro di Stellantis. Difficile prevedere come può evolvere la situazione tra Margherita Agnelli e i suoi figli. L’intero asset patrimoniale potrebbe essere ridiscusso, compresa la Exor (che con il suo 14% è il principale azionista di Stellantis). Forse sono proprio queste le ragioni per cui l’amministratore delegato della Exor nonché Presidente della ex Fiat, la scorsa settimana, ha voluto incontrare persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
A palazzo Chigi, intanto, sono sempre più attratti dall’ipotesi di portare in Italia un altro grande player dell’auto. In ragione di come l’economia globale e i mercati si stanno ridefinendo – con una rivalità crescente tra la grande industria occidentale e quella asiatica – è ragionevole pensare che un secondo grande costruttore in Italia non possa che essere occidentale, anche in virtù del fatto che l’esperimento con i cinesi di Silk-Faw non è finito bene.
Tutta la filiera occidentale si sta riorganizzando proprio per arginare l’espansione di quella asiatica.
In occasione della conferenza stampa seguita all’incontro con le autorità giapponesi, la premier Giorgia Meloni ha proprio detto: “Siamo interessati a ogni forma di investimento che può produrre posti di lavoro e siamo particolarmente attenti al campo dell’automotive, ne abbiamo parlato anche oggi nell’incontro che ho avuto con i vertici di alcune aziende giapponesi”.
A proposito di Giappone, l’ipotesi Toyota non è impossibile per l’Italia, anche perché proprio il marchio delle Tre ellissi – nonché la più grande casa automobilistica del mondo – ha di recente presentato un grande piano di sviluppo della produzione europea col quale introdurrà nel mercato Ue sei modelli elettrici entro il 2026 con l’obiettivo di raggiungere il 20% dei volumi di vendita. Il 2023 sul nostro Continente si è chiuso con 1,17 milioni di unità (+8%) con una quota di elettrificazione pari al 71%, grazie a oltre 25 modelli ibridi, ibridi plug-in, elettrici e a idrogeno con i marchi Toyota, Lexus e Toyota Professional. La prospettiva è quella di raggiungere il 75% nel 2024 e di crescere ulteriormente nei volumi complessivi, grazie in particolare alla nuova C-HR, al restyling di Yaris e Yaris Cross.
Gli esperti prevedono – e Carlos Tavares lo conferma – un 2024 piuttosto turbolento per il mercato dell’auto. È chiaro che portare Toyota in Italia sarebbe un gran colpo. Lo stesso dicasi per la chiacchierata quanto plausibile alleanza tra Stellantis e Renault.
Twitter: @sabella_oikos
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