La partita che Rai 2 sceglie per omaggiare il ricordo di Paolo Rossi è inevitabilmente Italia Brasile. Poteva essere altrimenti? Magari sì, perché ci sono altri episodi luminosi o simbolici nella carriera dell’attaccante scomparso a 64 anni; ma quella resta in assoluto LA partita in cui Paolo Rossi divenne Pablito, come lui stesso ha sempre ricordato. La prima rete fu decisiva per cambiare le cose, non solo degli azzurri ma anche il suo; da quel momento, Rossi diventerà il letale attaccante che abbiamo poi conosciuto. Il contesto è noto a tutti: siamo al Mondiale 1982, Barcellona, stadio Sarrià. Un impianto che non esiste più da oltre 20 anni, nel quale si giocò il secondo girone di quella Coppa del Mondo. L’Italia era sotto assedio, Enzo Bearzot era sotto assedio: nella prima fase non aveva mai vinto, aveva giocato male, si era qualificata con un 1-1 contro il Camerun in una partita che, ancora oggi, in molti sostengono sia stata quantomeno “incanalata”. Sia come sia: la stampa è tutta contro il Vecio, nessuno parla se non Dino Zoff che è l’unico autorizzato a rivolgersi ai giornalisti. In attacco gioca Paolo Rossi: appena rientrato dal calcioscommesse, sostanzialmente non ne becca mezza. Per portare lui, Bearzot ha lasciato a casa un certo Roberto Pruzzo, cannoniere degli ultimi due campionati. Se non altro, il CT è coerente: l’ha convocato, e lo fa giocare. Ma Paolo non sfonda.
ITALIA BRASILE 3-2: PAOLO ROSSI DIVENTA PABLITO
Comunque qualificata, l’Italia va a Barcellona per incrociare Argentina e Brasile. Da una parte i campioni in carica con un Diego Armando Maradona già osservato speciale; dall’altra la Seleçao del Futebol Bailado, una nazionale nella quale giocano Socrates, Falcao, Zico, Lèo Junior. Uno spettacolo per gli occhi, la squadra che tutti pensano vincitrice. Nella prima partita, l’Italia incrocia l’Argentina e vince 2-1: segnano Tardelli e Cabrini, Gentile fa diventare matto il Pibe de Oro che tre giorni dopo si fa anche espellere contro il Brasile. Che subisce un gol, ma ne fa tre: a quel punto i calcoli sono semplici, il posto in semifinale è uno solo e se lo prende chi vince. In caso di pareggio, si qualifica la nazionale con la migliore differenza reti. Cioè, quella brasiliana. Il 5 luglio scendiamo in campo al Sarrià: c’è anche Paolo Rossi, che al 5’ minuto irrompe sul cross di Cabrini e fa 1-0 di testa. Esplosione, gioia, incredulità: siamo in vantaggio e finalmente il numero 20 in maglia azzurra si è sbloccato. Passano 12 minuti: Eder lavora meravigliosamente e imbuca per Socrates, che prende il tempo a Scirea e trafigge Zoff sotto le gambe. Torniamo nello sconforto, ma anche la telecamera quasi si perde quanto accade al 25’: Rossi si infila in una trama difensiva brasiliana, ruba palla, tira e fa doppietta. Zero gol in 4 partite, due in neanche mezz’ora: che sia la sua giornata?
L’EROE DEL MUNDIAL
Sì, è la sua giornata. Perché nel secondo tempo Falcao di sinistro buca ancora Zoff, il Brasile pareggia e mancano 22 minuti. Ma quella è la nazionale della gioia di giocare, a volte anche scriteriata: invece di contenere e abbassare il ritmo, i verdeoro si buttano in avanti alla ricerca della vittoria. Quella invece la troviamo noi: angolo da destra, Socrates allontana male, Tardelli gira il mancino, Rossi è sulla traiettoria e fa gol. Incredibile. A quel punto, il Brasile non ci prende più: ci pensa Zoff, che all’ultimo istante inchioda sulla riga un colpo di testa di Oscar. Finisce 3-2, con quarto gol annullato ad Antognoni: siamo in semifinale, e giochiamo contro la Polonia priva di Boniek. Che potrebbe anche esserci, a dirla tutta, perché nel frattempo Rossi è diventato Pablito: ne fa altri due, poi stappa la finale di Madrid portandoci in trionfo. Quella però è la partita del presidente Pertini, e del suo “non ci prendono più”: Paolo Rossi è capocannoniere del Mondiale, Italia Brasile il suo incredibile simbolo, una partita che vada come vada non si potrà mai dimenticare.