Vince l’Italia agli Europei di Wembley. Vince ai rigori. Dopo tanti patemi d’animo, ma l’Italia vince meritatamente, perché gioca in trasferta di fronte a una tifoseria faziosa e quasi straripante rispetto a una finale di un campionato europeo tra squadre nazionali.

Tanto per intenderci, i biglietti venduti agli inglesi erano quasi 60mila, mentre quelli riservati agli italiani erano di poco superiori ai 6mila. Sembrava che gli inglesi avessero fatto un “pacchetto” complessivo composto di Brexit, quindi politica e risentimento antieuropeo, che sembrava quasi un regolamento di conti.



Il contesto complessivo, a Londra, era sfavorevole alla squadra italiana, sia all’interno di Wembley sia nella capitale inglese, anche per i numerosi incidenti avvenuti contro i tifosi italiani.

E, detto questo, la partita non era cominciata bene per l’Italia. Dopo soli due minuti, l’esterno di centrocampo Shaw andava in rete, portando gli inglesi in vantaggio, Ma, in più, per tutto il primo tempo l’Inghilterra sembrava controllare la partita, con una continua sequenza di passaggi, con un sostanziale controllo di palla e con alcune puntate prevalentemente in contropiede, che dimostravano comunque un discreto ritmo, aggressività e una certa di sicurezza.



Per vedere l’Italia del primo tempo, bisogna risalire al 35esimo minuto, quando Chiesa “sparava” letteralmente in porta una bordata uscita di pochi centimetri. Ma era difficile da quella incursione del giovane attaccante italiano, dal nervosismo che l’allenatore Mancini dimostrava in panchina con continui richiami ai singoli giocatori italiani, pensare che l’andamento della partita mutasse completamente nel secondo tempo.

Ma così come Mancini ha ricostruito una squadra nazionale dopo gli ultimi anni, che hanno provocato addirittura la disaffezione degli italiani, Mancini deve avere ricompattato una formazione che ha dimostrato uno straordinario affiatamento ma che, ieri sera, poteva accusare una legittima stanchezza dopo una serie di partite che sono andate in un paio di occasioni ai rigori dopo altrettanti minuti di supplementari.



Il secondo tempo di Wembley è stato letteralmente dominato dall’Italia, con un possesso di palla e un pressing continuo. Il gol di Bonucci non è venuto a caso, dopo una serie di rimpalli nell’area inglese, ma per la continua pressione italiana esercitata nell’area avversaria per tutti i quarantacinque minuti del secondo tempo.

A quel punto l’Inghilterra (che pure con la Premier League dovrebbe avere il miglior più ricco campionato del mondo) ha dimostrato una pochezza di gioco quasi inquietante, con barricate in difesa e una squadra intera dietro la linea della palla. Se si fanno i calcoli dei tiri e delle azioni che hanno impensierito Donnarumma si può contare un autentico “nulla”.

Di fatto l’Italia, che è una squadra considerata debole a livello nazionale da anni e a ha un campionato che, secondo molti tecnici, non vale nulla, è da stasera campione d’Europa. Si potrebbe dire che, se non è “risuscitata”, è stata la grande sorpresa, dato che non perde una partita da un numero enorme di partite internazionali.

Visti i supplementari e l’intera partita, non si può ridurre questo grande trofeo al risultato della cosiddetta “roulette” dei rigori. Anche quest’ultimo appuntamento richiede concentrazione, sicurezza nei propri mezzi, autostima e voglia di vincere. Il vero fatto che esce da questa partita di Wembley è una rivincita, non solo sportiva, del nostro Paese.

Va aggiunto a queste considerazioni rapide di carattere sportivo un fatto umano, di nazionalità. L’Italia aspettava da tempo una rivincita e una affermazione in qualsiasi campo, naturalmente anche quello sportivo. Un paese provato dalla pandemia, reduce da crisi economiche gravi e pesanti, ha dimostrato di avere un carattere forte, di essere capace di risollevarsi nei momenti più difficili.

Se si pensa che l’ultimo titolo internazionale l’Italia lo ha vinto nel 2006, con quel grande titolo mondiale, si può dire che oggi c’è una nuova generazione di giovani che può essere fiera di essere italiana almeno da un punto di vista sportivo.

Consideriamo solo un fatto. Lo sport ha certamente un carattere nazionalista, ma è anche uno degli aspetti più identitari di carattere democratico. Pier Paolo Pasolini, appassionato di calcio, sosteneva che la partita di calcio alla domenica equivaleva quasi simbolicamente alla messa, fatte le debite distinzioni. Forse questo campionato europeo vinto porta a tutti un sospiro di sollievo, una ventata di ottimismo e anche un pizzico d’orgoglio.

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