Trattamento inumano, Italia condannata a risarcire giovane migrante

Italia condannata dalla Corte europea dei diritti umani per trattamento inumano di una migrante minore non accompagnata. La giovane, presumibilmente vittima di abusi sessuali nel paese di provenienza, è stata tenuta circa otto mesi in un centro di accoglienza per adulti non attrezzato per supportarla e fornirle un’adeguata assistenza psicologica. La condanna, arriva anche per “l’inazione prolungata delle autorità nazionali in merito alla sua situazione e alle sue esigenze in quanto minore particolarmente vulnerabile”.



Dunque la Cedu ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire la ragazza con diecimila euro, considerando danni morali e spese legali. La giovane, arrivata in Italia il 22 ottobre 2016, ha vissuto un periodo alquanto turbolento, con un trasferimento prima in un centro di accoglienza per minori in Calabria e poi in una struttura per soli adulti a Como. Durante gli accertamenti per arrivare alla concessione dell’asilo, era stato constatato che la ragazza era stata vittima di abusi sessuali in Ghana e poi in Libia.



Migranti, l’Italia ha violato l’articolo 3 della Convenzione

Più volte la ragazza aveva chiesto di essere trasferito in un centro di accoglienza per minori, ma le sue richieste sono rimaste a lungo senza risposta. Solo dopo l’intervento di Strasburgo, la giovane ghanese era stata inserita in un contesto adatto ai minori. Nel frattempo l’azione era proseguita di fronte alla Corte europea che ha accertato la violazione dell’articolo 3 della Convenzione da parte dell’Italia.

Il trattamento inumano e degradante della sedicenne – scrive la Corte europea – ha toccato un livello di gravità tale per considerare che l’Italia abbia violato articolo 3 della Convenzione. Infatti il Centro di accoglienza assegnatole non sembrava attrezzato per fornire alla sedicenne un’opportuna assistenza psicologica. Inoltre le autorità italiane sarebbero state inerti rispetto alle richieste del rappresentante della minore.