L’Italia è pronta a schierarsi ai confini con l’Ucraina. Duemila soldati dovrebbero partire non solo per rafforzare le missioni Nato, ma per monitorare le acque sulle unità navali. Per questo il governo sta lavorando ad un decreto per incrementare la presenza italiana nei territori “caldi” alle porte dell’Ucraina. In questi ultimi giorni i caccia intercettori italiani si sono alzati 14 volte in volo perché alcuni velivoli non identificati si erano avvicinati troppo allo spazio aereo di competenza degli enti del controllo rumeno; quindi, calcolando la rotta avrebbero potuto raggiungere lo spazio aereo Nato. Nelle ultime ore si sono ripetuti decolli rapidi (“scramble”) per intercettare e identificare velivoli sconosciuti. Quindi, i 130 militari italiani in Romania e 4 aerei Eurofighter a Costanza sono entrati in azione per monitorare la zona e dissuadere da eventuali ingressi non autorizzati.



Ma non è l’unico contingente interessato dalla guerra tra Russia e Ucraina, perché ci sono soldati italiani in Lettonia. Durante l’informativa al Parlamento, il premier Mario Draghi ha specificato che sono 240 gli uomini schierati in Lettonia e in Romania, ma a questo contingente potrebbero aggiungersi altre forze. «Siamo pronti a contribuire con circa 1.400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2.000 militari disponibili». Quindi, si tratta di poco meno di 4mila soldati in tutto.



LE MISSIONI NATO E IL NUOVO DECRETO IN ARRIVO

Quella in Romania è nota come missione “Air policing”, una specie di polizia dei cieli. In Lettonia invece l’Italia partecipa alla “Baltic Guardian”, un’altra missione Nato nel cui gruppo tattico, a guida canadese, sono presenti truppe alpine dell’Esercito. Ci sono poi le navi italiane che presidiano il Mediterraneo centrale e orientale tramite alcune missioni, la “Sea Guardian” per la quale sono stati autorizzati un massimo di 240 militari e un mezzo navale, e la “Nato Standing Naval Forces”, a cui l’Italia partecipa periodicamente con 259 militari, due navi, un’unità navale on call e un mezzo aereo. A Roma poi c’è il comando dell’operazione Eunavfor Irini con 517 militari, una nave e tre aerei. Ci sono poi le basi Usa ospitate sul territorio. L’aeroporto di Sigonella (Catania), gestito dall’Aeronautica militare, ospita anche la Naval air station (Nas) dell’aviazione della marina Usa ed è usato anche per frequenti operazioni della Nato. Da lì sono decollati negli ultimi giorni gli aerei senza pilota Global Hawk coinvolti in decine di missioni per monitorare gli spostamenti delle truppe russe.



Le parole del premier Mario Draghi, dunque, confermano quelle del ministro della Difesa Lorenzo Guerini che aveva già annunciato la possibilità di nuove missioni, che però dovrebbero votare il Parlamento. Ora si attende il nuovo decreto. A tal proposito, il Consiglio dei ministri ha approvato, all’unanimità, il decreto che, tra le altre cose, potenzia la presenza del personale militare nella Nato. Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, viene potenziata con un milione di euro in più l’unità di crisi della Farnesina per gli italiani all’estero, che in questo momento potrebbero avere bisogno di aiuto per lasciare Kiev e far rientro in Italia.