LA NOTA DELL’ITALIA ALLA CINA PER SANCIRE L’USCITA DALLA NUOVA VIA DELLA SETA
Si chiama in teoria “Belt ad Road Initiative” ma è per tutti nota come “nuova Via della Seta”: ebbene dopo mesi di proclami, messaggi e interlocuzioni, l’Italia ora ha avvisato la Cina dell’intenzione di uscire ufficialmente dalla Via della Seta a quasi 5 anni dall’adesione. Il memorandum sulla nuova Via della Seta, siglato dal Governo Conte-1, aveva scadenza il prossimo 22 marzo 2024 ma con questa nota consegnata negli scorsi giorni a Pechino di fatto il Governo italiano rinuncia ad estendere l’accordo ulteriormente.
La BRI è stata inizialmente lanciata dalla Cina di Xi Jinping nel 2013 facendone uno dei cardini per il rafforzamento dell’economia globale tramite una rete di infrastrutture fra tre continenti che favorisca gli scambi. La scelta di entrare nella Via della Seta, presa dal Governo Conte-1 (M5s e Lega) venne salutata con stupore dal G7 in quanto l’Italia fu l’unico Paese dei grandi occidentali ad entrarvi: come però già annunciato nel programma di Governo del Centrodestra, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni intendeva non rinnovarlo entro la fine del 2023. E così ora sarebbe stato fatto: la notizia è stata data in anteprima dal “Corriere della Sera”, poi confermata da fonti di Governo all’ANSA. «Dopo settimane di negoziati riservati e dopo alcune incomprensioni diplomatiche, l’Italia ha prodotto una nota verbale, l’ha corredata con promesse di amicizia strategica in grado di rilanciare i rapporti fra i due Stati, e l’ha consegnata a Pechino alle autorità del governo cinese», così scrive il collega Marco Galluzzo sul “CorSerà”.
ITALIA ESCE DALLA VIA DELLA SETA: LA CINA È PiÙ LONTANA (O FORSE NO)
Non ci sarà però alcun annuncio ufficiale da parte del Governo, che in realtà già nei mesi scorsi con Meloni e con i Ministri della Difesa e degli Esteri (Guido Crosetto e Antonio Tajani) aveva comunque fatto intendere l’uscita imminente dalla nuova Via della Seta: non ci sarà un annuncio perché così prevederebbe l’accordo siglato con la Cina. È ancora il “Corriere” a spiegare perché: «Tre giorni fa, senza comunicare nulla pubblicamente, come d’intesa con le autorità cinesi, Roma è uscita dopo quattro anni dalla Belt and Road Initiative, quel progetto faraonico e multimiliardario ideato da Xi Jinping che sedusse Giuseppe Conte e fece infuriare gli americani».
L’uscita formale dalla BRI avviene di fatto per un non rinnovo del memorandum, nonostante i tentativi cinesi di convincere l’Italia a rimanere nell’accordo andando “contro” le richieste esplicite degli Stati Uniti e del G7: «l’uscita di scena è coincisa con una lettera in cui comunque l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si impegna a rilanciare il più possibile quel partenariato strategico che esiste da più di dieci anni fra i due Stati, ma che non è mai stato implementato fino in fondo», conclude il “Corriere”. Fonti di Governo all’ANSA confermano come la mossa italiana sia stata preceduta in estate dalla missione in Cina del segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia, seguita a ruota dalla visita ufficiale del Ministro degli Esteri Antonio Tajani a settembre dall’omologo Wang Yi. L’intento è quello di coltivare il partenariato strategico tra i due Paesi, con altri passi preparatori alla visita nel 2024 del Presidente Mattarella da Xi Jinping: nel frattempo però Roma uscita dalla Via della Seta e Palazzo Chigi si limita ad un «no comment», confermando però l’intenzione di rafforza e sviluppare «la collaborazione bilaterale a mutuo beneficio dei due Paesi». L’Italia perde opportunità economiche – anche se mai del tutto concretizzate in questi 5 anni di accordo con la Cina – e Pechino stessa si trova a gestire lo smacco di perdere l’unico partner interno al G7: da qui l’intento di mantenere e sviluppare rapporti bilaterali comunque fruttuosi anche se fuori dalla BRI. La Cina resta dunque “lontana” ma forse non poi così tanto…