Come si dice “addio Qatar” in arabo? Dopo la Russia (2018) perdiamo anche la trasferta nel ricchissimo staterello (loro sì che non hanno problemi di gas, ci sono seduti sopra) e nessuno ha evidenziato l’aspetto peggiore della beffarda eliminazione da parte della Macedonia del Nord. No, non sto parlando del fatto che non esiste nessuna Macedonia del Sud e il nome deriva dalla follia degli umani, piuttosto che il simpatico Mondiale tra le sabbie del Golfo si giocherà tra novembre e dicembre e quindi ci troveremo con un mese di nulla, senza potere neanche fare il tifo in campionato, né poterci svagare su qualche spiaggia come se fossimo a giugno. Per la seconda volta di fila, la terza in totale, siamo fuori da una fase finale della Coppa del Mondo.
Non dovrebbe stupirci, perché tutte le migliori squadre italiane sono uscite dalla principale competizione europea, la Champions League, due eliminate ai gironi, una, il Milan, senza neanche lo scivolo dell’Europa League, due agli ottavi. Di tutte quelle che erano partite a settembre per l’Europa, resistono l’Atalanta (scesa dalla Champions all’Europa League) e la Roma nella coppa minima (Conference League). Insomma, il livello del nostro calcio è questo. Poi, la vittoria della Macedonia sull’Italia ricorda un po’ quella del Villareal sulla Juventus, anche se gli spagnoli sono più forti dei macedoni. Si sono messi lì a fare il catenaccione di cui un tempo eravamo specialisti e alla prima occasione ci hanno castigato. Ma noi il catenaccio non lo facciamo più e chi ne parla favorevolmente è associato a un “no vax” o a un “si put”. Insomma, un reietto. Ma la solfa del “gioco” non è differente dal catenaccio: alla fine conta chi va in campo, non lo schema. Per questo dovevamo battere almeno la Macedonia, perché anche con il livello mediocre di quelli messi in campo eravamo superiori tecnicamente. Mi bacchetto da solo per questo discorso: se valesse, infatti, non avremmo mai vinto l’Europeo, visto che c’erano almeno cinque squadre più forti.
La verità è che se nella musica ci vuole orecchio, nel calcio (e non solo) ci vuole anche un po’ di culo. E questo a Palermo ce l’hanno avuto i cugini di Goran Pandev.
Adesso partiranno, già li sento, lunghi discorsi e ampie analisi. E gli stranieri che sono troppi (anche nei settori giovanili) e la scarsa collaborazione tra i club e la Nazionale, e il centravanti che non segna. E quello che volete, ma siccome non cambierà nulla, lasciamo perdere.
La verità, alla fine è questa: il calcio è un gioco semplice. Le articolesse che leggerete, pure questa, sono spesso sovrastrutture mentali, onanismi interpretativi. Siamo arrivati secondi dietro la Svizzera nel girone di qualificazione perché non abbiamo trasformato due rigori, pur dominando sia all’andata (di più) che al ritorno (di meno). Insomma, al Mondiale ci dovevamo/potevamo andare, perché anche con il nostro disastrato livello tecnico eravamo più forti di Svizzera e Macedonia. Ma ci ha detto male, tra l’assenza di un attaccante che segni (vedi alla voce Pablito Rossi) e la frenesia da brutti pensieri (di eliminazione). Questo è il calcio bellezza. Speriamo che Mancini resti, ma lui o un altro, sempre con la nostra pochezza dovrà avere a che fare. Questo è quanto, l’Europeo è stato un lampo azzurro al parabrise.
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