Era previsto accadesse la “polemica” e puntuale è arrivata al calcio d’inizio di Italia-Galles, la terza e ultima partita del girone A degli Europei 2020 (qui la diretta live, ndr): come tutte le squadre britanniche sia Nazionali che della Premier League da oltre un anno all’inizio dei match tutti e 11 i giocatori in campo si inginocchiano per solidarietà al Black Lives Matter, il movimento anti-razzista nato sulla rivolta popolare negli Usa dopo la morte di George Floyd (dovuta allo soffocamento provocato dalla pressione del ginocchio del poliziotto americano Derek Chauvin).
Si è confermato anche il Galles in questa tradizione in tutte le partite di questo Europeo ma pochi minuti fa, al triplice fischio dell’arbitro, anche alcuni giocatori italiani hanno deciso di inginocchiarsi unendosi alla “protesta” anti-razzista dei colleghi gallesi: il gesto fa discutere anche perché finora non v’era mai stata questa iniziativa tra i calciatori azzurri, cosa che ha portato dell’evidente “imbarazzo” tra i nostri, con alcuni che hanno abbozzato l’inginocchiamento e altri che invece coerenti con le altre partite sono rimasti in piedi.
LA GOGNA SOCIAL E LA “POLITICA” NEL CALCIO
Si tratta per la precisione di Belotti, Pessina, Bernardeschi, Toloi, Chiesa, Emerson: solo loro 6 hanno aderito alla protesta Blm, mentre la gogna social praticamente istantanea si è aperta contro gli altri 5 (Donnarumma, Bonucci, Bastoni, Jorginho, Verratti), immediatamente appellati come «razzisti» da tifosi e utenti. La follia si ripropone, con un gesto puramente “spontaneo” – come dovrebbe essere quello dell’inginocchiarsi – ma che diventa sostanzialmente lo spartiacque dei “buoni” contro i “cattivi” (ovvero quelli rimasti in piedi). La contro-fatwa sempre sui social arriva da altri tifosi che invece attaccano i 6 inginocchiati («se lo fate spegniamo la tv!»), e così una bellissima partita in un bellissimo europeo per gli azzurri rischia di diventare un caso politico: un problema solo di social? Altro che, dopo mesi di attacchi politici e discussioni nei salotti tv su Blm e “politicamente corretto” il risultato è questo, con la messa in gogna di giocatori semplicemente per una loro precisa scelta (se sia consapevole o meno sta alla loro coscienza e di nessun altro). Già in queste ore si ripetono i messaggi anche di autorevoli giornalisti e commentatori che lamentano come non vi sia stata una presa di posizione comune di tutti i giocatori per inginocchiarsi prima del match: ci chiediamo, sommessamente, ma dunque in tutte le altre partite in cui non è stato fatto andava tutto bene secondo loro? La polemica si accende solo a “intermittenza”? E soprattutto, si valuta da quel gesto la coscienza e l’animo contro ogni discriminazione di una persona-calciatore? Del resto cosa aspettarsi da un Paese (e un’opinione pubblica) che a seguire di un violento attacco dall’estero contro Gennaro “Ringhio” Gattuso per le sue tesi “scorrette” (ha semplicemente detto di credere solo nel matrimonio come unione religiosa in Chiesa tra uomo e donna), tanto che potrebbe essergli costato l’incarico al Tottenham come nuovo allenatore, non ha trovato uno straccio di autorità sportiva (e non) pronto a difendere la sua libertà di opinione e pensiero: l’unica ieri Carolina Morace, ex calciatrice, che ha detto «Io e Rino Gattuso abbiamo lavorato insieme al Milan e non abbiamo mai smesso di scambiarci idee e competenze professionali – ha scritto sul suo profilo Twitter il tecnico della Lazio Women -. Gattuso è contro ogni forma di discriminazione ed è una persona dalle doti rare. Chi afferma il contrario non lo conosce». Viva la libertà, abbasso la gogna (spesso, ipocrita).