“Cambio di passo nelle relazioni tra Italia e Germania”, fanno sapere la premier italiana Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz dopo il vertice di ieri a Berlino. Le foto di rito immortalano i due leader che esibiscono il nuovo “Piano d’azione” italo-tedesco. Dietro il nome, pacioso e costruttivo, ci sono importanti novità. Ma andiamo con ordine. I principali segnali di avvicinamento riguardano il nuovo Patto di stabilità con ammorbidimento tedesco su deficit e debito e l’appoggio della Germania all’accordo tra Italia e Albania sull’accoglienza temporanea dei migranti: Scholz ha detto di guardare a esso “con interesse”.
Il nuovo Patto di stabilità è il tema maggiormente sottolineato: le distanze restano ma, secondo il cancelliere socialista, “siamo vicini come mai prima d’ora a un risultato”. I cui termini restano comunque ancora tutti da definire. La linea guida dovrebbe essere quella indicata da Scholz: “Il criterio di stabilità deve avere un ruolo importante ma non vogliamo che un Paese debba seguire un programma di austerity”, sono state le sue parole. Dal canto loro, i media tedeschi hanno rimarcato che la Meloni avrebbe potuto calcare la mano sulle difficoltà di Berlino dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca sul bilancio pubblico truccato: invece la presidente del Consiglio ha signorilmente detto che non le piace “l’ingerenza dei Paesi Ue sulle questioni interne”. Ciò comunque non vuol dire che la strada per un accordo sul riequilibrio dei conti pubblici sia già spianata.
C’è però un settore chiave che da solo basterebbe a spiegare quel “cambio di passo” sottolineato dai due leader. Ed è quello della difesa. Non solo Scholz e Meloni hanno ribadito il pieno sostegno all’Ucraina, ma la cooperazione dovrebbe comprendere anche una partnership tra Fincantieri e ThyssenKrupp Marine Systems, un consolidamento degli interessi strategici di Leonardo nei progetti europei e la cooperazione nel gasdotto per gas e idrogeno. Non va dimenticato che fino a poco tempo fa Fincantieri era un obiettivo della Francia, a caccia della tecnologia italiana per rafforzare i mai sopiti sogni di nuova grandeur. Ora invece Parigi sembra attrarre meno di Berlino, come conferma il fatto che pochi giorni fa il governo italiano ha esercitato la golden power per impedire che Microtecnica, storica società dell’aerospaziale, venisse acquisita dalla Safran, multinazionale francese della difesa.
Le partnership industriali italo-tedesche sono sicuramente importanti: l’inedita cooperazione in questo settore si affianca a quelle storiche come nel comparto automobilistico, siderurgico, dei macchinari e dell’elettronica. La Germania è pur sempre il primo partner commerciale per il nostro Paese. Accanto a questo, riveste un importante significato geostrategico la conferma del sostegno all’Ucraina. Essa infatti arriva nel momento in cui dagli Stati Uniti giungono segnali di probabile alleggerimento dell’impegno su quel fronte. Il tema delle forniture militari a Kiev non è tra quelli che fanno guadagnare più voti nella campagna elettorale per le presidenziali Usa. Il presidente Biden ha fatto intendere che è probabile un colpo di freno. Con il nuovo Piano d’azione, Italia e Germania si pongono dunque come nuovi riferimenti per l’Ucraina, non in sostituzione ma a integrare l’intervento di Washington. Se gli Usa si sfilano, il rinnovato asse Roma-Berlino si presenta come “supplente”. E come garante dei nuovi equilibri che si stanno delineando. Che lo scenario sia per questo più confortante per l’Italia, la Germania e l’Europa, è tutto da vedere.
P.S.: Alla luce dei nuovi equilibri che si vanno abbozzando, è legittimo domandarsi quale sarà il destino del Trattato di cooperazione bilaterale rafforzata tra Parigi e Roma, firmato nel novembre 2021, altrimenti detto “del Quirinale”. Ma erano altri tempi, un’altra legislatura, e la guerra in Ucraina ancora non c’era.
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