Caro direttore,

l’attentato a Mosca, un fatto gravissimo, non dovrebbe distoglierci da quello che fino all’altri ieri stavamo dicendo. Ho avuto in esclusiva un’intervista con Misha, l’orso di Masha, i più popolari cartoni animati in Russia, e anche per molti dei nostri bambini. Tradurre in italiano quello che diceva non è stato facile, come del resto accade per qualche nostro politico. Comunque Misha ci ha tenuto a precisare che anche se il suo modo di parlare è un po’ spiccio, in fondo anche lui ha cose interessanti da dire. Insomma Misha sta a Masha come Salvini sta alla Meloni. Il politico italiano criticato da tutti quelli che parlano solo un politichese corretto questa volta ha capito una cosa importante, che gli altri, sia da noi che in Russia, fanno finta di non capire: che se si vuole la pace bisogna pur trattare. Misha, come ogni buon russo della steppa, non si è mai occupato molto di politica. A questo ci pensavano altri, specializzati. Ragazzi che avevano fin da piccoli quasi una vocazione per la politica, per il potere, pur senza arrivare ai massimi livelli. Hanno cominciato nelle scuole, in quelle organizzazioni che hanno preso il posto dei pionieri e che comunque sono sostenute dai genitori, e spesso anche dai nonni, nostalgici del loro passato. Spiegano ai loro compagni quello che si deve fare e non fare. Loro, i compagni, nel senso di compagni di classe, di classe di scuola, non di classe operaia, sono troppo occupati a studiare per fare carriera in altri settori della società, per avere il tempo di fare politica.



Adesso, dopo le elezioni vinte a “sorpresa” da Putin, Misha pensa che sia venuto il momento di “trattare” prima che richiamino alle armi anche gli orsi, e magari anche le ragazze, quelle dolci come Masha. Già, ma trattare con chi? Con Biden, che non sa distinguere la Kamchatka dalla Russia nel Risiko, o con Trump che la Russia la vorrebbe comprare come a Monopoli? Con Macron che proprio adesso che vuole vincere la guerra, figuriamoci se vuole vincere la pace? In Italia ci sarebbe solo Salvini disposto a trattare, ma neanche i suoi colleghi di governo sembrano molto disposti a trattare anzitutto con lui.



È strano, ma quando nel 1991 si dissolse l’Unione Sovietica l’ex segretario del Partito Comunista del Kazakistan Nursultan Nazarbayev divenne il primo presidente della nuova repubblica indipendente ottenendo il 97,7% dei voti, nessuno gridò allo scandalo. Anzi quando nel 1997 ci fu la prima, e per ora, unica visita di un presidente della Repubblica italiana, Scalfaro, accompagnato dall’allora sottosegretario agli Esteri Fassino, nessuno ci trovò da ridire se al presidente kazako fu conferito l’ordine di “Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana” (14 maggio 1997). Non è uno scherzo, controllare negli archivi della presidenza della Repubblica.



E quando nel 2010 ci fu la grande festa per i settant’anni del grande presidente, quello del Kazakistan, ancora naturalmente al potere, sul palco tra gli invitati d’onore non c’era il primo ministro Berlusconi, ma Romano Prodi, cosa che creò un certo imbarazzo al protocollo. Mah, altri tempi…

Poi c’è la Chiesa. Da sempre, dai tempi del Fondatore è sempre stata disposta a trattare con tutti. Qualche volta l’ha fatto per guadagnarci qualcosa. Adesso sarebbe disposta a trattare con tutti anche se ucraini e russi sono ortodossi per la maggior parte, anche se israeliani e palestinesi sono ebrei e musulmani, per la maggior parte. In fondo la Chiesa potrebbe dire: “Sono affari vostri”. Ma il fatto è che oltre che Apostolica è anche Cattolica, cioè universale. E non può far finta di niente, o peggio, addirittura compiacersi del male degli altri. Sia chiaro, i cattolici non sono migliori degli altri, ma neanche necessariamente peggiori. E anche i peggiori non possono dimenticare di quello che ha fatto per loro Gesù, nonostante che fossero i peggiori.

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