Lo studio dell’Imperial College of London sull’emergenza coronavirus fornisce spunti molto interessanti dal punto di vista epidemiologico, ma non solo. Secondo gli esperti, le misure draconiane hanno avuto un impatto decisivo in termini di sanità: le restrizioni hanno permesso di evitare 120 mila morti in Europa, di cui 40 mila solo in Italia. Le disposizioni del Governo e l’ottimo lavoro degli operatori sanitari hanno permesso di salvare migliaia di vite, ma non è da sottovalutare l’impatto che hanno avuto i comportamenti responsabili di gran parte dei cittadini. Netto il giudizio di Roberto Burioni su Medical Facts: «Questo studio rende giustizia anche agli sforzi (in molti casi eroici) di chi ha cambiato la propria vita restando chiuso fra quattro mura. Ecco: anche questo comportamento ha salvato, sta salvando vite. Restando a casa, ognuno di voi lo sta facendo. Continuate a farlo. È soprattutto grazie a questo che si inizia a vedere una luce chiara in fondo al tunnel». (Aggiornamento di MB)
“CORONAVIRUS, EVITATI 120 MILA MORTI IN EUROPA”
Le restrizioni imposte dai governi europei per contenere l’epidemia da nuovo coronavirus potrebbero aver evitato fino a 120mila morti nel Vecchio Continente. A fare questa stima è un team di ricercatori dell’Imperial College di Londra, che ha analizzato l’impatto delle misure draconiane adottate in 11 nazioni europee, tra cui l’Italia, per contrastare la pandemia. «Molti paesi europei hanno ora implementato misure senza precedenti per mitigare l’impatto di Covid-19», scrivono gli studiosi guidati da Neil Ferguson e Samir Bhatt. Fanno riferimento all’isolamento sociale, alle chiusure di scuole e università, allo stop delle attività produttive, tutti interventi che mirano «a gestire l’epidemia per prevenire un aumento di casi che potrebbe sovraccaricare la capacità di assistenza sanitaria». E infatti dagli ultimi modelli elaborati dai ricercatori è emerso che «potrebbero aver avuto un impatto significativo, evitando potenzialmente fino a 120mila morti in tutta Europa». Ci sono dunque per Samir Bhatt, docente senior della School of Public Health dell’Imperial College, «prove concrete del fatto che questi provvedimenti hanno iniziato a funzionare e hanno appiattito la curva».
“CON RESTRIZIONI EVITATI 120MILA MORTI IN EUROPA”
«Riteniamo che molte vite siano state salvate» grazie alle misure draconiane. Usando i dati in tempo reale del Centro europeo di controllo delle malattie (Ecdc) sul numero di decessi in 11 Paesi, hanno rilevato che, con gli attuali interventi in atto, le misure hanno evitato tra 21mila e 120mila decessi fino a oggi. Ma i ricercatori dell’Imperial College avvertono: è ancora troppo presto per dire se siamo riusciti a controllare le epidemie. Il tempo delle decisioni difficili da prendere potrebbe non essere terminato. «Poiché questi interventi sono molto recenti nella maggior parte dei Paesi, e c’è un ritardo tra infezione e decesso, ci vorrà più tempo affinché questi effetti si riflettano sul numero di morti che si registrano ogni giorno», spiega Seth Flaxman, primo autore dello studio. Questo bilancio di morti evitate è destinato a crescere se le misure verranno mantenute fino a quando la diffusione del contagio non scenderà a livelli bassi. Ma i ricercatori dell’Imperial College sono stati anche i primi a dire che i dati diffusi a inizio gennaio dalla Cina erano sottostimati. A tal proposito dal loro studio emerge un aspetto interessante a riguardo.
CORONAVIRUS, ITALIA HA 6 MILIONI DI CASI? ISS “IMPROBABILE”
Dallo studio, diffuso dall’Oms Collaborating Centre for Infectious Disease Modelling (clicca qui per visualizzarlo), è emerso anche che la percentuale delle persone già infettate da Sars-CoV-2 oscillerebbe tra il 2 e il 12 per cento della popolazione. Per quanto riguarda l’Italia, parliamo del 9,8 per cento. Questo vuol dire che nel nostro Paese ci sarebbero già 5,9 milioni di casi di Covid-19, a conferma evidentemente del fatto che i numeri attualmente a disposizione sono incompleti. Il report stima infatti che tra 7 e 43 milioni di persone siano state infettate da Sars-CoV-2 in tutti gli 11 paesi in questione al 28 marzo. Per Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), è una stima improbabile. «Bisogna essere molto cauti nell’approssimare la popolazione italiana già infettata dal virus. Pur stimando i colleghi dell’Imperial College di Londra, ritengo davvero improbabile che in Italia sia stato infettato quasi il 10% della popolazione», ha dichiarato all’AdnKronos, commentando i dati dell’ultima stima prodotta dai ricercatori britannici.