La nota giornalista Milena Gabanelli analizza tramite le colonne del Corriere della Sera la situazione sanzioni del governo italiano negli ultimi anni, ricordando che fino ad oggi la nostra nazione ha pagato ben “Un miliardo e tre milioni di euro”. Questo l’ammontare delle pene pecuniarie elargite all’Unione Europea per il mancato adeguamento a regole comunitarie nonostante i continui moniti di Bruxelles. Nell’ultimo aggiornamento, quello del 28 settembre 2023, in totale si legge che le procedure aperte contro gli stati membri sono 1.724, e per l’Italia sono 80, dietro comunque a Spagna, Belgio, Bulgaria, Grecia e Polonia. Si va “dal mancato adeguamento dei livelli di sicurezza delle gallerie all’eccessivo ricorso ai contratti a termine nel settore pubblico (la procedura del 2018 condanna l’utilizzo abusivo per diverse categorie, tra le quali insegnanti e personale amministrativo), fino allo scorretto recepimento della direttiva antiriciclaggio”.



Milena Gabanelli elenca quindi alcune delle sanzioni che l’Italia ha pagato negli ultimi anni, come quella della del 2018 per i Comuni che hanno le fogne ma senza depuratori, 123 mancati interventi in particolare in Sicilia, Calabria e Campania, che sono costati 165mila euro al giorno per un totale di 142.867.997 euro. La sanzione più pesante riguarda però la questione rifiuti in Campania, una procedura aperta nel 2007, e sanzionata poi nel 2015 e per cui il nostro Paese ha già pagato ben 311 milioni di euro: “E ancora oggi – specifica la Gabanelli – a 8 anni di distanza, la Regione non ha completato una rete integrata di impianti di smaltimento. La conseguenza è che il nostro Paese continua a sborsare 60 mila euro al giorno”.

MILENA GABANELLI E LE SANZIONI IN ITALIA: “E POI C’E’ IL NODO CONCESSIONI…”

Per provare a scongiurare ulteriori multe, il governo Meloni ha approvato a giugno il «decreto salva infrazioni», con l’obiettivo di chiudere 13 procedure e prevenirne altre 11. Infine, per quanto riguarda la questione delle concessioni balneari, la Gabanelli parla di “Nulla di fatto. Dal 2009 Bruxelles ci chiede di metterle a gara per rispettare il principio della libera concorrenza, sancito dalla direttiva Bolkestein del 2006. Dopo 11 anni di tira e molla, il 3 dicembre 2020 è partita la procedura d’infrazione”.

Il Ddl Concorrenza approvato da Draghi prevedeva che una risoluzione dovesse arrivare entro la fine del 2023: “Meloni ha detto no – chiosa la giornalista del Corriere della Sera – se ne parlerà a partire da gennaio 2025. Certo che se lo Stato, pur di continuare ad incassare pochissimo da queste concessioni, è disposto a far pagare a tutti noi pure le sanzioni, è davvero indigesto”.