Secondo John Kerry, il consigliere speciale per l’ambiente del Presidente americano Biden, l’Italia potrebbe diventare l’hub europeo dell’idrogeno verde prodotto in Africa e in Arabia Saudita. La dichiarazione è arrivata durante un incontro organizzato dal gruppo Gedi qualche giorno fa. L’idrogeno aiuterebbe a risolvere il problema delle rinnovabili che avendo picchi di produzione non programmabili, si pensi alle giornate poco ventose o molto nuvolose, oggi hanno bisogno di centrali tradizionali pronte all’uso che sono, tra l’altro, costose da mantenere. La transizione energetica rimane un sogno se non si risolvono almeno due elementi dell’equazione: l’immagazzinamento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili e, in alternativa, una fonte energetica pulita che sia scalabile e sempre pronta all’uso. L’idrogeno verde quindi occupa un ruolo fondamentale in qualsiasi discorso serio di decarbonizzazione. La questione centrale è quanto tempo serva per sviluppare l’idrogeno verde.
“L’intuizione” di Kerry sull’Italia hub europeo dell’idrogeno si innesta perfettamente nel progetto di ri-utilizzo delle condutture oggi usate per trasportare gas riconvertite a idrogeno. È un progetto su cui Snam sta già lavorando e a cui è stato dedicato spazio già nella presentazione del piano industriale di fine 2020 con anticipo rispetto all’accelerazione verde su cui l’Europa ha deciso di scommettere. L’idrogeno è supportato da decine di miliardi di euro di fondi europei e da miliardi di euro di fondi italiani; Snam ha identificato per l’Italia lo stesso ruolo prefigurato da Kerry: un hub con potenzialità sia di import che di export. In questo senso si inserisce anche lo sforzo di Snam per creare una catena di fornitura italiana nel settore che possa scaricare sul territorio tutte le potenzialità economiche e occupazionali di questa rivoluzione. L’investimento di Snam in De Nora, che produce elettrolizzatori, è una parte di questo progetto e una scelta azzeccata.
Il riutilizzo dei “tubi” tradizionali per il trasporto di idrogeno è infinitamente meno costoso della costruzione, ex novo, di nuove condutture e anche meno sfidante in termini di impatto sul territorio e sulle popolazioni. La sfida dei prossimi anni è quella di conciliare la transizione verde con i costi per le famiglie e le imprese in una società costruita sul presupposto di energia abbondante, programmabile e economica. Perdere questa sfida sarebbe esiziale sia per le ambizioni verdi sia per il benessere generale della società che non può sobbarcarsi costi energetici strutturalmente alti. L’idrogeno verde apre una prospettiva molto interessante a patto di limitare i costi usando le infrastrutture già pronte. Per l’Italia è un’occasione regalata in parte dalla posizione geografica e in parte da conquistare mettendo al lavoro il sistema Paese con il coordinamento, tra gli altri, della stessa Snam che si è mossa in anticipo facendo leva sulla propria infrastruttura.
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