L’Italia rischia la depressione e la psicosi se questo periodo di “indefinita” mediocrità continuerà a proseguire anche per l’anno 2021: il terrore del Covid, l’assenza di prospettive e ideali e una instabilità politica e sociale preoccupanti sono gli allarmi lanciati dallo “sguardo selvatico” di Claudio Risé oggi su “La Verità”, la rubrica domenicale curata dallo noto psicanalista e scrittore. «C’è un’Italia in pigiama a rischio depressione», è il titolo dell’editoriale offerto oggi sul momento di stallo e passaggio tra due importanti stagioni politiche; «senza mete, programmi, ideali che li nutrano e conoscenze che consentano di realizzarli, infatti, non si va da nessuna parte. È così che un popolo laborioso e tendenzialmente ottimista come quello italiano ha rischiato di perdere il gusto e la fantasia per la vita e la spinta a intraprendere».



Secondo Risé un Paese “immalinconito” – come ha sottolineato anche Mario Draghi nel suo breve discorso al Quirinale settimana scorsa – ha bisogno di una scossa tanto necessaria quanto urgente: ne ha anche per Giuseppe Conte lo scrittore, quando sottolinea come fino ad ora «la principale occupazione di chi governava era quella di durare, di rimanere al potere a ogni costo, rimandando ogni ormai indispensabile riforma, così come l’adempimento degli impegni sempre più assillanti, sia all’interno che sul piano internazionale». La ripresa non deve essere solo a parole ma effettiva, ricalca lo psichiatra: serve uscire con competenza e urgenza dai guai in qui il nostro Paese si è cacciato per svariati motivi e origini. Dopo mesi di stalli, annunci e “rinvii”, la conseguenza per l’Italia è deprimente: «La depressione e la confusione sono così state inoculate in dosi massicce nella psiche degli italiani a colpi di dpcm».



USCIRE DALLA CRISI (NON SOLO POLITICA)

Serve svoltare e al più presto, getta l’allarme Risé: «la misura è colma: o si cambia, o davvero si rischia la vita, e non solo per il Covid-19, ma per malattie meno direttamente organiche e tuttavia ancora più profonde, per le quali non c’è ancora il vaccino: come le psicosi. E che possono colpi- re gli uomini, ma anche intere nazioni e civiltà, come la storia racconta e insegna a chi sia disposto ad apprenderlo». Il “policy maker” Draghi – come lo definisce lo psichiatra – ha tutte le carte in tavola per poter rappresentare al meglio questo passaggio storico: fare e realizzare piani, tradurre in politiche economiche e gestionali le urgenze gridate dal Paese fino ad oggi. Secondo Risé il Premier incaricato da Mattarella più che al Governo Monti assomiglia assai di più a Wilhelm Ropke, il vero ricostruttore negli scorsi anni dell’economia tedesca, oppure anche al politico “maestro” della costruzione europea Ralf Dahrendorf: dovrà riscrivere il Recovery Plan, realizzare le riforme che mancano da 20 anni, ribaltare scuola e Pubblica Amministrazione e per farlo Draghi non avrà bisogno degli scontri politici a cui abbiamo assistito negli scorsi anni e mesi, «lasciarlo lavorare, con meno sbandieramenti “politici” possibili, sarebbe a mio parere un apprezzabile atto di patriottismo», conclude lo psichiatra su “La Verità”.

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