L’Italia s’è desta e continuerà a farlo ancora nei prossimi mesi. Tralasciando l’attuale euforia per le ottime prestazioni della nostra nazionale impegnata nel campionato europeo di calcio, i dati economici del Bel Paese sono in netto miglioramento. Quanto pubblicato di recente da Istat in merito alla produzione delle costruzioni vede rilevazioni di cui non se ne ricorda memoria.
Come riportato dallo stesso Istituto, «su base tendenziale l’indice grezzo della produzione nelle costruzioni aumenta del 262,7%, mentre l’indice corretto per gli effetti di calendario registra una crescita del 260,2%». Inoltre, se si sofferma l’attenzione alla media dei primi quattro mesi dell’anno, «l’indice grezzo mostra un incremento del 46% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre l’indice corretto per gli effetti di calendario cresce del 46,6%».
Come si può vedere parliamo di numeri per i quali la doppia cifra non basta, ma anzi, si ricorre abbondantemente alle tre prima della virgola; grazie all’insieme di queste importanti risultanze, nel consueto “commento” presente sulla prima pagina del documento, viene sottolineato come febbraio 2020 sia ormai un ricordo: «I livelli dell’indice destagionalizzato rimangono ben al di sopra di quelli di febbraio 2020 precedenti la crisi».
L’eccellente dato sulla produzione delle costruzioni non è un caso isolato. Di fatto, nel corso delle ultime ore, sempre Istat, ha diffuso l’aggiornamento sul fatturato dell’industria.
Anche in questa nuova pubblicazione le tre cifre si ripresentano nuovamente creando – bisogna ammetterlo – fantasiose aspettative in ottica futura: «Il fatturato totale è cresciuto (in termini tendenziali) del 105,1% in ragione del confronto con il dato estremamente basso di aprile 2020. In particolare, si registrano variazioni positive di ampiezza straordinaria su entrambi i mercati: 114,7% sul mercato interno e 87,8% su quello estero».
Anche in questo caso, il “Commento” riporta alla luce l’attuale stato di grazia che sta attraversando il nostro Paese: «L’indice destagionalizzato del fatturato dell’industria mostra a partire dalla fine dello scorso anno una dinamica congiunturale in continua crescita, salendo ad aprile ben al di sopra dei livelli precedenti la crisi».
Quell’indicazione «ben al di sopra», ancora una volta riproposta, appare inconsueta e alquanto affascinante al pari di un nuovo mantra da recitare più volte nel corso della giornata. È innegabile: l’Italia e gli italiani se lo meritano tutto. Questo tipo di riscatto davanti agli occhi dell’intera platea internazionale non sta passando inosservato ai molti sguardi in precedenza disinteressati. La fiducia – come il premier e leader Mario Draghi ha voluto sottolineare – è ritornata tra noi. Guardando alla cronaca quotidiana, le dinamiche della più tradizionale e comunque sempre presente azione politica all’interno dei partiti (o ciò che ne resta) sembrano non scaldare più gli animi degli appassionati. Consultando i molti strumenti di informazione si cercano i dati rappresentativi della nostra economia non più le notizie sui moti della politica. Forse il cambiamento è anche questo.
In questo potenziale e futuro benessere è bene evidenziare un fattore chiave: stiamo parlando di economia e non di finanza. Più volte abbiamo voluto sottolineare le differenze tra queste due forze: l’una è verosimilmente indipendente dall’altra. Se i prossimi rilievi economici saranno ancora positivi (ne siamo convinti), l’Italia e gli italiani godranno di questa ritrovata novità, ma il tutto, però, potrà non corrispondere a un effettivo incremento finanziario se quest’ultimo fattore concretizza la sua sintesi con il mero e semplice andamento borsistico. Pertanto, consapevoli della probabili differenze, è opportuno mettere in guardia tutti coloro che vedono tradurre il benessere economico del Bel Paese in una loro voglia (a prescindere da altri fattori) di investire su Piazza Affari.
Noi stessi siamo fiduciosi sulle prospettive dell’Italia e non abbiamo avuto alcun timore nel manifestare questo entusiasmo. Ma è doveroso, ancora una volta, ricordarlo: l’economia ha le sue caratteristiche e la finanza le proprie. Tra le due, purtroppo, come spesso accade, la finanza è quella che fa la differenza: soprattutto per le nostre tasche.
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