La pandemia Covid ha colto di sorpresa l’Italia, ma l’impreparazione potrebbe essere frutto anche di errori e negligenze. Attorno a questo aspetto si concentrano le polemiche relative al mancato aggiornamento del piano pandemico, risalente al 2006 e neppure applicato. Quel documento non è un esercizio burocratico, ma uno strumento utile per affrontare le emergenze. Basti pensare alle mascherine: sapendo che scarseggiavano, ne avremmo mandate comunque due tonnellate alla Cina nel febbraio 2020? Ma il piano pandemico, ricorda Robert Lingard, consulente delle associazioni dei familiari delle vittime della Bergamasca, consente di elaborare degli scenari.
«E, sulla base di quelli, puoi adottare specifiche misure. Invece, mancava completamente un censimento delle risorse. Mancava il sistema sentinella, che consente la sorveglianza centralizzata. E se non ho dati a disposizione immediatamente, come faccio a prendere decisioni che abbiano un impatto significativo sulla sanità pubblica, in caso di allarme?», si chiede ai microfoni della Verità. Probabilmente monitorando l’attuazione dei provvedimenti legati al piano pandemico, non avremmo combattuto a mani nude contro il Covid. L’Italia avrebbe acquistato negli anni mascherine Ffp2 e tute protettive, avrebbe mantenuto un organico adeguato di medici e infermieri e aumentato tempestivamente i posti letto.
LE AUTOVALUTAZIONI FUORVIANTI DELL’ITALIA
Robert Lingard ha ricordato alla Verità che Ranieri Guerra, che era stato direttore della Prevenzione al ministero della Salute, quando andò via nel 2017 «consegnò un appunto al ministro Beatrice Lorenzin, avvisandola che bisognava aggiornare il piano pandemico». Nel frattempo, ai sensi del Regolamento sanitario internazionale, l’Italia ha mandato all’Oms autovalutazioni fuorvianti. Il successore di Guerra, Claudio D’Amario, il 4 febbraio 2020 mandò i documenti in cui Roma «si dava voto 5», praticamente il massimo, «sulla legislazione pandemia. Ma ad oggi non c’è una legge sulle pandemie». Non è l’unica cosa incredibile. L’Italia attestò di aver sempre testato e aggiornato il piano pandemico ed elogiava il sistema di sorveglianza. Ma solo dal 26 febbraio 2020 la Protezione civile affidò all’Istituto superiore di sanità (Iss) la sorveglianza epidemiologica del coronavirus. Questa mancata osservanza degli obblighi imposti dal Rsi, «ha un risvolto grave sia sul piano interno, sia sul piano globale». Il legale delle vittime ha spiegato che di fatto è stata messa a rischio la sicurezza nazionale e quella degli altri Paesi. Per quanto riguarda le restrizioni, col piano pandemico attivo ci sarebbe stata la quarantena, ma non il lockdown, se non quello nella Val Seriana per evitarlo a livello nazionale.