Italia punto di riferimento nel mondo per la gestione dell’emergenza coronavirus. Ce lo sentiamo ripetere da settimane. Lo stesso premier Giuseppe Conte nella sua ultima conferenza stampa ha parlato addirittura di nazioni che chiedono una copia dei suoi decreti per usarli come modello. Ma quella italiana è la strategia che sta funzionando? Una ricerca pubblicata su Nature ieri ci permette di dare una risposta a questo interrogativo e sembra proprio smentire Conte. È Hong Kong ad aver dato una lezione su come frenare efficacemente Covid-19. Ha 7,5 milioni di abitanti e ha riportato solo 4 morti. Secondo i ricercatori le misure di sorveglianza rapida, di quarantena e di distanziamento sociale, l’uso di mascherine e la chiusura delle scuole sono tutti aspetti di una strategia che ha contribuito a ridurre la trasmissione del coronavirus. Ma stabilire l’efficacia delle misure attuate non è semplice, soprattutto perché sono senza precedenti. Gli scienziati sperano di poter stabilire con precisione come l’applicazione o sospensione delle restrizioni influiscano sulla velocità di trasmissione del virus, anche perché sarebbero informazioni importanti per i governi che stanno studiando le strategie per il ritorno graduale alla normalità.
CORONAVIRUS, CONTE: “ITALIA MODELLO”. NON PER NATURE…
I ricercatori citati da Nature stanno già analizzando i modelli dei singoli Paesi per capire l’effetto delle misure di controllo anti coronavirus. Il confronto però risulta complesso in considerazione delle diversità tra i Paesi. Si sta comunque lavorando ad una piattaforma per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con un database che raccoglierà informazioni sugli interventi assunti in tutto il mondo. Da una prima analisi, a cui stanno lavorando scienziati di Oxford, è emerso che in Europa, ad esempio, Svezia, Gran Bretagna e Olanda sono i Paesi che hanno agito più lentamente nel contrasto alla diffusione del coronavirus. Avendo adottato strategie di “immunità di gregge”, si sono poi trovati nella condizione di dover irrigidire rapidamente le misure, arrivando poi ad un blocco. Germania e Austria si distinguono invece come le nazioni che hanno adottato le strategie di controllo più aggressive e precoci rispetto a Italia, Francia e Spagna, che hanno adottato misure simili, ma più tardi. Per i ricercatori son è un caso se Germania e Austria hanno riportato meno decessi.
Da questa prima analisi è emerso anche che le nazioni più “povere” hanno introdotto misure più severe rispetto ai pesi più ricchi, in relazione alla gravità delle loro epidemie. Questo è il caso, ad esempio, di Haiti che ha imposto il lockdown dopo il primo caso, mentre gli Stati Uniti hanno temporeggiato. Secondo Anna Petheric, ricercatrice di politica pubblica di Oxford, la spiegazione è semplice: i Paesi più “poveri” hanno sistemi sanitari meno sviluppati, quindi hanno un approccio più cauto, anche in considerazione di quanto avvenuto all’estero.