Italia regina della velocità, dopo il successo nei 100 metri di Marcell Jacobs è arrivato anche il successo e la medaglia d’oro per l’Italia nella staffetta 4×100 m con il quartetto azzurro formato da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu. Una prova straordinaria della staffetta dell’Italia, che ha chiuso la gara in 37″50, argento alla Gran Bretagna, battuta di un solo centesimo e bronzo al Canada. Abbiamo ammirato un grande Filippo Tortu che ha corso l’ultima frazione della gara portando al successo l’Italia. Per parlare di questa vittoria dell’oro nella staffetta 4×100 abbiamo sentito Eddy Ottoz, finalista nei 110 ostacoli alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.

Oro nella staffetta 4×100 m, se lo aspettava? E’ stata una medaglia d’oro molto bella, in cui la staffetta azzurra ha avuto il merito di effettuare dei cambi molto buoni, quasi perfetti. Per un’Italia che ha cercato questa medaglia, che ha corso molto bene, agevolata anche dalla prova della Cina, la favorita di questa finale, che è saltata nell’ultimo cambio.

Tortu eccezionale nell’ultima frazione nonostante il piccolo errore nel cambio. Può essere il giorno del suo sblocco mentale? Che futuro per lui? Tortu ha corso bene, una piccola anomalia ci può stare nel cambio. E’ normale. Lui ha puntato sui 100 finora, è normale è la specialità più importante della velocità, ma in futuro si può esprimere meglio come duecentista.

Oro nei 100 con Jacobs e ora nella staffetta 4×100 m, siamo i migliori della velocità mondiale? Le Olimpiadi dicono così, danno questo responso.

Come risponde alle polemiche sulle vittorie di Jacobs? E’ normale che qualcuno rosichi, che possa non accettare questa cosa…

Un giudizio tecnico sugli altri due atleti della staffetta, Patta e Desalu? Patta è molto veloce, è un atleta acerbo, molto bravo. Desalu lo vedo bene come duecentista.

Cinque medaglie d’oro nell’atletica leggera, siamo rinati… Credo che mai siamo andati così bene alle Olimpiadi. Abbiamo dimostrato di essere una nazione leader nell’atletica leggera.

Un esempio per tutti i ragazzi questi successi, cosa bisogna fare per aiutarli a essere protagonisti nei prossimi anni? Fare una ricerca scientifica sulla velocità che possa servire anche per dei settori tecnici di competenza. Una cosa veramente importante per i prossimi anni.

Lei è stato a Tokyo nel 1964, dove ha disputato la finale dei 110 ostacoli: che ricordi ha di quelle Olimpiadi? Intanto è passato un periodo lunghissimo, eravamo ancora nell’altro millennio, altri tempi per l’atletica leggera. E’ come se dal 1964 fossero passati tanti anni come dal 1913. Di sicuro di quella finale mi ricordo l’umidità di Tokyo, sempre altissima. Posso dire poi che i giapponesi sono sempre bravissimi a organizzare le Olimpiadi, ogni evento sportivo e non. Peccato che queste Olimpiadi siano state influenzate tantissimo dalla presenza del Covid. Io ho fatto la mia carriera cercando di esprimermi nel modo migliore possibile coi risultati che ho conseguito.

Un pensiero per Parigi 2024? Speriamo che sia un’Olimpiade in cui tutto ormai sia a posto. Certo non avremo il fascino esotico che ci dà un’Olimpiade in Giappone, a Tokyo. Parigi è vicina a due passi. Tokyo è un’altra cosa… (Franco Vittadini)