Riccardo Redaelli, professore ordinario di Geopolitica e di Storia e istituzioni dell’Asia presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel suo editoriale sull'”Avvenire” in edicola oggi, mercoledì 25 gennaio 2023, si è soffermato sull’analisi del ruolo del Mediterraneo nella politica italiana, a cominciare dalle visite istituzionali a Tunisi, in Turchia, in Egitto e in Algeria. Considerato il conflitto bellico avviato dalla Russia in Ucraina e la strategia energetica attuata dal governo per “smarcarsi” definitivamente dalla dipendenza dal Paese di Putin per quanto concerne il gas, appare assolutamente manifesto come per l’Italia sia di prioritario interesse interagire con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.



Redaelli scrive che è tuttavia fondamentale “non farlo solo in modo reattivo, esclusivamente al fine di governare dinamiche immediate, per la necessità di ottenere forniture di gas naturale o per gestire meglio i flussi di profughi e migranti che lo interessano. […] Una maggiore attenzione al Mediterraneo e alle aree ad esso collegate (quella subsahariana in particolare) significa avere la capacità di immaginare una nuova architettura delle relazioni fra Europa e Africa, che vada oltre alle esperienze deludenti delle politiche euromediterranee sinora realizzate dall’Unione Europea”.



PROF. REDAELLI: “ESSENZIALE CHE I PAESI MEDITERRANEI TENGANO AGGANCIATA L’EUROPA AL MEDITERRANEO”

Ancora sulle colonne di “Avvenire”, il professor Redaelli rimarca come la guerra in Ucraina stia spostando il baricentro strategico verso la porzione orientale del Vecchio Continente, complici il riarmo tedesco, la crescita militare e politica della Polonia, l’influenza dei Paesi baltici, il ruolo dell’Ucraina stessa come potenza militare armata dall’Occidente: una serie di trasformazioni geopolitiche che impatteranno sulla visione che Unione Europea e Nato hanno del nostro sistema macroregionale.



Questo è il motivo per cui “è essenziale che i Paesi mediterranei tengano ‘agganciata’ l’Europa al Mediterraneo – continua Redaelli –. Ma per riuscire a innescare questa dinamica è necessario un cambio di percezione: bisogna smettere di trattare i problemi (e le potenzialità) del nostro essere al centro di questo mare come un tema strumentale o di polemica fra i partiti. Avere una visione euromediterranea impone uno sforzo per passare dalle ‘onde corte’ di breve periodo della politica quotidiana, a quelle lunghe di una vera visione strategica”. Serve, di fatto, “un modo nuovo di guardare alla regione, senza velleitarismi e guardando al lungo periodo: è importante che l’Italia avvii e sostenga nuovamente questa riflessione e sviluppi questa azione”.