La guerra in Medio Oriente pone rischi concreti dal punto di vista degli attentati per l’Italia, perché è un innesco potente per lupi solitari. A lanciare l’allarme è il magistrato Stefano Dambruoso, tra i primi a indagare su al-Qaeda. Esperto di antiterrorismo, ora sostituto procuratore a Bologna, in un’intervista all’Avvenire spiega che «il pericolo esiste», ma per ora è riferibile a singole persone, «i cosiddetti lupi solitari, capaci di episodi estemporanei e poco prevedibili», più che a cellule strutturate. Gli attentati in Francia e Belgio sembrano confermarlo. «Si professavano vicini al Daesh, ma probabilmente perché affascinati dalla subdola propaganda via web, iniziata negli anni in cui il Califfato era in auge». Dunque, Daesh e al-Qaeda sono “ombrelli ideologici”, «perché la loro propaganda virtuale, fatta di proclami e filmati violenti, continua a circolare online facendo proseliti». La guerra tra Israele e Hamas, però, può rilanciare la galassia jihadista, «può fare da potente innesco».
Per Dambruoso i principali terreni di radicalizzazione restano l’indottrinamento via web e quello tra i detenuti nelle carceri in Italia. «Seppure con modalità diverse, nell’80% dei casi il percorso che porta qualcuno a diventare un estremista avviene via Internet, nelle chat frequentate da fanatici, e nel 20% in carcere». Per ora il monitoraggio dei soggetti potenzialmente pericolosi si è rivelato adeguato e tempestivo per il magistrato, ma bisogna tener presente un aspetto: «Dobbiamo sapere che le democrazie, in quanto società aperte, sono inevitabilmente vulnerabili». I principi democratici sono la forza della nostra società e i pilastri della civiltà giuridica, ma «qualche volta possono fare da talloni d’Achille, se sfruttati da un estremista».
I CONTROLLI E LA MAPPA DEL RADICALISMO IN ITALIA
La decisione di diversi governi europei di sospendere Schengen e di disporre controlli serrati alle frontiere per Stefano Dambruoso «può rassicurare l’opinione pubblica», sia dal punto di vista politico sia da quello comunicativo, ma ha comunque senso anche sul piano concreto, «perché aumentare i controlli potrebbe contribuire a rendere più complicati i progetti e i percorsi di avvicinamento di estremisti verso i luoghi prescelti per le loro azioni». D’altra parte, le indagini hanno dimostrato che ci sono terroristi che si spostano con passaporto e voli aerei. Il magistrato all’Avvenire disegna la mappa del radicalismo, indicando le città dove gli estremisti sono più attivi: «Per quel che risulta, Milano e la Lombardia, Torino, Napoli e dintorni sono aree in cui comunità radicalizzate hanno mantenuto una presenza. Ma anche Ravenna e la zona di Forlì. E, nel Lazio, più la provincia di Viterbo che Roma».
Infine, Dambruoso parla delle espulsioni di stranieri sospettati di estremismo, uno strumento che funziona senza dubbio dal punto di vista preventivo, ma servirebbe «una normativa per progettare e finanziare interventi in diversi settori – carceri, scuola, mondo dell’informazione – capaci di “leggere” ciò che avviene in quelle realtà e poi di usare quell’osservatorio per contrastare i semi di odio con messaggi positivi, che canalizzino energie verso una vera integrazione».