Sembra evidente che dietro la decisione dell’Algeria di sospendere il Trattato di amicizia e di buon vicinato firmato con la Spagna nel 2002 e soprattutto di sospendere le forniture di gas che per Madrid rappresentavano il 40% del suo fabbisogno interno, non ci sia soltanto la lunga crisi causata dalla disputa sul Sahara Occidentale, ma anche la lunga mano di Mosca. Come ci ha spiegato Michela Mercuri, docente di storia contemporanea dei paesi mediterranei nell’Università di Macerata, “l’Algeria è un partner di Mosca con cui mantiene fortissimi legami di lunga data, è il terzo acquirente al mondo di armamenti da Mosca. Abbiamo già visto come Mosca, ogni volta che l’Europa si stringe a Kiev, reagisca riducendo l’esportazione di gas”.
Il problema è che l’Italia ha firmato con Algeri lo scorso aprile un accordo per aumentare le forniture di gas per ridurre quelle dalla Russia: “Non è una mossa affidabile, sia perché l’Algeria è un Paese instabile con grossi problemi interni, sia perché è evidente che tiene il piede in due scarpe, una delle quali appartiene al Cremlino”.
Quali sono i rapporti dell’Algeria con la Russia?
Negli anni 70 e 80 le relazioni erano buone, con la fine dell’Urss e la conseguente crisi economica i rapporti si sono raffreddati per riprendere in maniera vigorosa dal 2000. Sono rapporti che si basano su due aspetti: l’energia e gli armamenti. L’Algeria è il terzo cliente di Mosca per quanto riguarda l’acquisto di armi e da sola acquista un terzo di tutte le armi che dalla Russia vanno in Africa. In questo momento di grande tensione con il Marocco, Algeri sta puntando molto sul riarmo e ha stanziato un budget per la difesa di circa 9,7 miliardi di dollari. Quindi da questo punto di vista la Russia resta un partner fondamentale.
Algeri ha deciso di sospendere la cooperazione con Madrid a causa dell’appoggio al piano del Marocco sul Sahara Occidentale. Qual è il trattato sospeso dall’Algeria con la Spagna e quanto è importante?
Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Nel 1975 con gli accordi di Madrid la Spagna ritira le sue forze dal Sahara Occidentale, che di fatto passa in mano al Marocco e alla Mauritania. L’Algeria però appoggia da sempre i movimenti indipendentisti come il Fronte Polisario. Un altro passo importante è quello dei recenti Accordi di Abramo, con i quali vengono normalizzate le relazioni tra Israele e diversi Paesi islamici, tra cui proprio il Marocco, mentre gli Stati Uniti riconoscono la sovranità di Rabat sul Sahara Occidentale.
Cosa che non deve aver fatto piacere all’Algeria, è così?
Assolutamente no. Il Sahara Occidentale è un territorio desertico, ma molto ricco di ferro, fosfati, petrolio e possibili giacimenti di gas, per cui interessa molto all’Algeria. Per risposta Algeri ha tagliato i rifornimenti di gas alla Spagna, che ne importava più del 40%, e quindi le attuali tensioni tra i due Paesi sono riconducibili proprio a questi eventi.
L’Unione Europea sospetta che dietro a questa decisione ci sia la mano di Mosca per bloccare fonti di energia alternative a quelle russe. Si parla anche di un accordo di cooperazione militare tra Algeria e Russia. Cosa significherebbe per l’Algeria dal punto di vista strategico?
Non ci sono ovviamente gli strumenti per dimostrarlo, ma ritengo che sia plausibile questa tesi. Basti pensare che il 7 giugno il ministro degli Esteri russo Lavrov si è recato in Algeria probabilmente per verificare che i rapporti restassero forti anche dal punto di vista energetico. Ma è ormai evidente che la Russia utilizza questo meccanismo del taglio delle forniture di gas per ricattare l’Europa. Lo ha già fatto e rifatto proprio in questi giorni con il taglio del 40% delle forniture alla Germania, accampando la scusa che il gruppo tedesco Siemens non stia fornendo le attrezzature promesse. Stessa cosa hanno fatto anche con noi. In realtà penso che dietro a questa dichiarazione si celi la volontà di Mosca di ricattare l’Europa ogniqualvolta cerchi di avvicinarsi a Kiev.
Attualmente la Spagna compra gas dall’Algeria a prezzi calmierati, ma anche l’Italia dovrebbe farlo, secondo recenti accordi. Tanto è vero che quando Draghi e Di Maio hanno firmato un accordo con Algeri, è stato osservato che ci saremmo riforniti da un paese “instabile”. Come stanno le cose?
L’Algeria è sempre stato il nostro secondo fornitore di gas dopo la Russia con il 25%. Draghi e Di Maio si sono recati ad Algeri quando si è cominciato a discutere di ridurre i rifornimenti dalla Russia. Sono andati con l’amministratore delegato di Eni: noi andiamo sempre al traino dell’Eni, quando invece dovrebbe essere il contrario. Si è firmato un protocollo, l’accordo Eni-Sonatrach, in cui è garantito che verrà aumentata la fornitura di gas al nostro Paese. Credo sia molto rischioso pensare di sostituire il gas russo con quello algerino.
Perché?
Ci sono continue rivolte interne. Poi Algeri ha stretto accordi con la Russia e pensare di sostituire il gas russo con il loro sarebbe come cadere dalla padella nella brace. Insomma, non è un partner affidabile. Siamo andati in missione in Congo e in Angola, paesi anch’essi instabili, in cui però l’Eni è presente. La lista dei Paesi a cui ci stiamo rivolgendo non è sicuramente una lista di Paesi affidabili.
Ma se la partnership algerino-russa si rafforza, cosa cambia per noi? Che cosa rischiamo?
Oltre a quanto già detto, è in atto un forte aumento del prezzo del grano e l’aumento della richiesta del popolo algerino di energia, che potrebbero portare a nuove proteste. In Algeria ci sono anche infiltrazioni jihadiste dalla Libia, che la rendono ancora più instabile. Va poi detto che la Sonatrach, società che ha firmato l’accordo con noi, lo scorso febbraio ha annunciato un altro accordo con Gazprom per la ricerca di idrocarburi in un giacimento nel sud-ovest del Paese. Quindi ha accordi anche con la Russia. È chiaro che l’Algeria tiene il piede in due o più scarpe, fa accordi con l’Italia, ma continua a mantenere stretti rapporti con Mosca.
Insomma, rischiamo di trovarci senza gas?
Dobbiamo prestare molta attenzione a questi partner energetici e ricordarci che la Russia continua ad avere molti amici. La risoluzione del 2 marzo che condannava l’invasione dell’Ucraina ha visto astenersi 35 paesi, tra cui l’Algeria. Molti Paesi africani dipendono da Mosca, la Russia non è isolata come vogliamo far credere.
(Paolo Vites)
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