Prometeo si sacrificò per dare il fuoco agli uomini, i quali poterono poi scaldarsi e fare vasellame, cucinare e vivere meglio. Le divinità olimpiche si infuriarono ma Prometeo andò per la sua strada. Un po’ nella stessa situazione l’Eni: tra un rischio e l’altro occorre garantire più gas agli italiani.
In queste ore la Russia chiude il Nord Stream, ovvero il principale gasdotto del Nord Europa. A secco ci va la Germania, per ora. Gaetano Mazzitelli di Snam è chiaro nel corso di un’audizione in commissione Industria al Senato dove parla esplicitamente di “alta incertezza circa l’effettiva ripresa delle attività”. Ufficialmente parliamo di “manutenzione programmata” e non di “un evento inatteso”; Mazzitelli ha ribadito che un non ritorno alla normalità porterebbe “le tensioni ad acuirsi”.
Tutto il Baltico e la Polonia di fatto sono in questo momento senza gas, Putin del resto considera chi è alleato dell’Ucraina un nemico e quindi si prende tutto il tempo che occorre.
Va un po’ meglio nell’Europa centrale: Italia, Germania, Olanda e Belgio “hanno sperimentato forti riduzioni delle forniture con flussi più che dimezzati rispetto al passato”. Cerca di rassicurare il nostro Paese Mazzitelli: “Snam è impegnata a porre in essere azioni concrete per fronteggiare la situazione di tensione e tutelare famiglie e imprese italiane circa i rischi connessi con possibili interruzioni delle forniture”.
Atto dovuto ma difficile da concretizzare, perché la Russia rifornisce l’Europa al 45% e non ha intenzione di fare favori a nessuno, soprattutto vuole mettere in crisi chi le ha dichiarato guerra ibrida.
Eni con Snam prova a mettere in campo tecnologia che porti “green gas”, ovvero l’idrogeno, ma non è semplice una riconversione della rete che ci rifornisce dal Nordafrica.
L’Italia, mentre scriviamo, è al 62% di stoccaggio, contro il 60% della media europea, ma al ribasso rispetto al 70% del 2021 (la soglia di sicurezza è al 90%).
Senza i due rigassificatori galleggianti acquistati per 400 milioni di euro non sarebbe possibile fronteggiare l’inverno. Nella primavera del 2023 entrerà in funzione una nave ormeggiata a Piombino, mentre la seconda nave sarà nell’alto Adriatico ed inizierà ad immettere gas in rete da maggio 2024. Sarà poi fondamentale espandere il gasdotto Tap. Il gasdotto hub per l’Italia, già costruito, è composto da tre tubi, Bte (Baku-Tbilisi-Erzurum), Tanap (Trans Anatolian Pipeline) e Tap (Trans Adriatic Pipeline). Ad oggi trasporta attualmente 10 miliardi di metri cubi di gas, che potranno essere raddoppiati in tempi relativamente brevi.
Per quanto riguarda il raddoppio della capacità del Tap, ha precisato Mazzitelli: “stiamo parlando di investimenti di potenziamento del sistema di compressione, quindi non vanno realizzati nuovi gasdotti”. Va sottolineato che Paesi come il nostro, con reti di importazione in Spagna (la rete è italiana), Grecia ad Est, non hanno ancora forniture sufficienti per essere in asse con la bilancia dei consumi: si rischia una forte contrazione produttiva per le imprese e le filiere, se non si riuscirà a raddoppiare la fornitura adriatica, con conseguenze di indotto e sul quotidiano molto serie.
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