Così come gli Eurobond nel giro di qualche anno da assoluto “tabù” sono diventati improvvisamente realtà con il Next Generation Eu, ecco che l’Italia confida in una rivoluzione anche sul rigido Patto di Stabilità per il prossimo futuro. La linea dell’austerità europea si è congelata con l’emergere della pandemia Covid-19 solo che nel 2023 l’incubo di dover ancora sottostare a vincoli molto rigidi rischia di piegare le ginocchia agli Stati in pieno inizio di ripresa economica: per questo motivo – scrive oggi su “Repubblica” l’inviato al Forum di Cernobbio Francesco Bei – il Premier Draghi starebbe pensando a riscrivere molte delle regole sul Patto di Stabilità, attendendo però le prossime Elezioni in Germania per capire con chi dover intavolare il discorso a Berlino.



L’oggetto del contendere è quanto affermato dal Presidente del Consiglio prima dell’ultimo Consiglio Ue di giugno: «Il Patto non si ripresenterà nella stessa forma di prima»; nei giorni scorsi è stato poi Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari Economici Ue, a spiegare che non si potrà ripresentare l’esatto Patto nel 2023. Bruxelles ha tentennato dopo questa uscita, ma non ha smentito in toto l’intento dell’ex Premier: non si tratterà, spiega “Rep”, di cambiare il trattato Ue bensì di modificarne le regole di “contorno”. Italia, Francia e in generale i Paesi del Mediterraneo ad alto debito non vorrebbero toccare la regola che impone un tetto del 60% di debito sul Pil, piuttosto intendono «modulare diversamente le norme sul rientro sotto quella tagliola».



IL PIANO DRAGHI SULLE REGOLE UE

Fonti raccolte da “Repubblica” a Cernobbio rivelano che il dossier sul Patto di Stabilità non intende affatto «modificare il Trattato, è un’utopia, servirebbe l’unanimità. Per intervenire invece sul “six pack” basta una maggioranza qualificata ed è politicamente più agevole». In poche parole, l’impianto del Patto sul 60% rimarrebbe in piedi ma verrebbe decisamente “svuotato” dal tandem Draghi-Macron in merito alle regolamentazioni che lo sostengono: il prossimo venerdì è in programma a Lubiana la riunione dell’Ecofin a cui il Ministro dell’Economia Daniele Franco proverà a porre i primi tasselli del delicato mosaico, in vista delle proposte che la Commissione Ue porterà alla luce ad inizio del 2022. Come mai tanta cautela è semplice da comprendere, vi sono le Elezioni in Germania che potrebbero cambiare e non poco gli equilibri interni all’Unione: fonte del Governo a “Rep” spiega, «Capire chi governerà a Berlino è fondamentale perché la Germania è l’interlocutore imprescindibile in questa discussione. Anche se dovesse vincere il candidato della Spd si dovrà comunque capire che tipo di coalizione faranno. E soprattutto chi andrà al ministero dell’Economia». Non sarà facile negoziare per l’Italia, anche se la leadership di Draghi impone un tentativo necessario per non “uccidere” sul nascere la ripresa italiana (e non solo): pesa sul groppone la cifra enorme di 2.696 miliardi, ovvero il debito pubblico raggiunto dal Governo Conte-2 durante l’emergenza Covid. La NaDef (Nota di Aggiornamento del Def) entro il 20 settembre e la Manovra di Bilancio da inviare entro il 15 ottobre a Bruxelles rappresentano i primi due tempi di una partita che si preannuncia ancora lunghissima…

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