Gli italiani tagliano il cibo. Non con il coltello, però. L’inflazione abbattutasi sull’economia nostrana sta costringendo le famiglie a sottrarre alimenti dal carrello della spesa, mettendosi così a una dieta “forzata”, dettata meramente dall’esigenza di riuscire ad arrivare alla fine del mese. I dati diffusi nelle scorse ore dall’Istat, in tal senso, sono piuttosto emblematici (e affatto rassicuranti): se è vero che, rispetto al mese antecedente le vendite sono cresciute in valore e in volume (+0,8% e +0,4%), a livello tendenziale, invece, a fronte di un incremento del 4,4% in valore, c’è stato un calo dei volumi pari al 3,6%.
Gli acquisti alimentari sono crollati del 6,3 per cento e questo si traduce in una minor domanda di cibo da parte della popolazione del Belpaese. I calcoli del Codacons, si legge su “Il Giornale” (edizione di giovedì 12 gennaio 2023, ndr) mostrano che “al netto del carovita a novembre le vendite al dettaglio sono diminuite in volume del 3,6%, equivalente ad una minore spesa pari a 1.053 euro annui a famiglia, -27,1 miliardi di euro considerata la totalità delle famiglie residenti in Italia”.
ITALIANI TAGLIANO IL CIBO, CONFIMPRESE: “EROSIONE DA TENERE IN SERIA CONSIDERAZIONE”
Per le associazioni dei consumatori, la minor domanda di cibo da parte degli italiani, riporta “Il Giornale”, “è una situazione pericolosissima, destinata a peggiorare nelle prossime settimane, quando sui prezzi al dettaglio si faranno sentire gli effetti del caro-benzina e il rialzo delle accise sui carburanti”.
Questo tipo di valutazione sul cibo e, in generale, sulle difficoltà degli italiani, è stata condivisa dal presidente di Confimprese, Mario Resca: “L’erosione generata dalla crescita dei prezzi sul potere d’acquisto è un segnale da tenere in seria considerazione per i prossimi mesi”. L’ufficio studi di Confcommercio ha invece posto in risalto come le perdite di reddito e l’erosione del risparmio accumulato, generate dall’inflazione, costringano le famiglie a comportamenti selettivi nei confronti dei consumi.